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Articolo 21 - Editoriali
Ddl Lazzati passa alla camera, nonostante l'assenza dei calabresi
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di Vincenzo Capellupo

Il DDL Lazzati ideato da Romano De Grazia, giudice in pensione della Suprema Corte di Cassazione, mira a rompere il rapporto tra mafie e politica con due semplici ma incisivi articoli nei quali si  punisce lo scambio tra voto mafioso e controllo delle istituzioni. In sostanza viene vietato ogni atto di propaganda elettorale da parte dei sorvegliati speciali per reati di mafia ed  è punito l’eletto che ha ricevuto gli illeciti benefici.
Perché non votare il DDL Lazzati? Una legge normale in un paese civile ma che in Italia per arrivare al solo voto favorevole della Camera ha impiegato circa 18 anni.
Tempi così lunghi da giustificare l’emozione e l’entusiasmo di De Grazia per questo primo risultato. La voce di un calabrese come lui, sempre in prima linea contro l’illegalità, nella sua professione ma anche nell’educare i giovani, è diversa dal solito. Perché qui in Calabria parlare di legalità e farlo con questa concretezza e passione è una lotta contro i mulini a vento, dove i nemici sono spesso quelli inattesi e le insidie sempre dietro l’angolo. Una buona notizia ti ricarica le batterie della speranza e della resistenza per continuare a lottare.
E’ una formica Romano De Grazia, lavora continuamente, giorno dopo giorno in scuole ed atenei di tutta Italia per portare avanti il suo disegno di legge e la prima cosa che ci dice, in maniera decisa, con la consapevolezza di chi è segnato da anni di impegno è: “ancora nulla è fatto”. Già, molto rimane da fare nella lotta alla criminalità organizzata e molto ancora rimane da fare anche per il DDL Lazzati che si prepara al difficile esame del Senato dove fanno paura “gli assalti alla diligenza”. Assalti possibili, paure giustificate visto anche, il lungo e difficoltoso iter del testo alla Camera.
L’assemblea ha approvato il DDL con 354 voti favorevoli, 35 astensioni e 7 voti contrari. Tutto sommato niente male, ma quello che preoccupa e sicuramente solleva forti dubbi e perplessità è la condotta parlamentare di alcuni deputati calabresi. Quello che ti aspetti, se si parla di mafia e politica è un attivismo esasperato profuso dai rappresentanti di quelle aree del paese particolarmente martoriate dal fenomeno. Invece no, non è così;  almeno per alcuni.
In base ai resoconti sull’attività parlamentare, disponibili sul sito della Camera apprendiamo che nella seduta del 24 Febbraio 2010 n.289 votazione n.22 , quella del disegno di legge per intendersi, molti parlamentari calabresi si sono defilati.
Nello specifico erano assenti e non in missione,  gli onorevoli eletti in Calabria: Giuseppe Galati, Lella Golfo e Giovanni Dima del Pdl; Cesare Marini del Pd; Elio Vittorio Belcastro ed Aurelio Salvatore Misiti del gruppo misto. Questo ultimo tra l’altro, quando ancora faceva parte del gruppo di Italia dei Valori, aveva sostenuto il DDL, proponendolo alla Camera.
Non finisce qui, perché altri parlamentari eletti in Calabria: Michele Traversa e Giancarlo Pittelli del Pdl, sono presenti e votanti alle altre votazioni nello stesso giorno ma assentati proprio all’ultima la n.22, quella del DDL Lazzati per l’appunto.
Delle sviste terribili ed inopportune ma che in una Italia, ancora troppo in ritardo nella lotta alla criminalità organizzata,  veicolano il messaggio di un pericoloso passo indietro proprio dai territori di frontiera, dove il conflitto è maggiore.
Nessuno intacca la libertà dell’attività parlamentare ma è legittimo chiedersi come debba essere interpretata  e motivata l’assenza di circa il 36% dell’intera deputazione calabrese, su una questione di palese ed evidente interesse per i cittadini della loro regione. In una lotta così dura e lunga, l’unità della strategia, ciò che lo Stato con i suoi rappresentati comunica e produce è fondamentale. Proprio per questo sarà fondamentale anche il messaggio che il Senato vorrà dare.
Ne sa qualcosa, di lotta, la parlamentare antimafia del Pdl, Angela Napoli; una vita sotto scorta e da membro della Commissione nazionale antimafia che fin dalle origini ha sposato il disegno di legge presentandolo e sostenendolo nelle aule parlamentari con tutta la sua forza. Contro tutto e contro tutti, forte della convinzione delle idee di democrazia e di riscatto. 
Come al solito la coraggiosa parlamentare calabrese, giornalmente vittima di intimidazioni,  non si è nascosta dietro un dito “è un risultato positivo per i deputati calabresi che hanno creduto nel DDL, positivo per la Camera. Un provvedimento che mi auguro e spero possa trovare consenso celere anche al Senato per diventare legge”. Continua la Napoli senza dimenticare quanti tra i parlamentari calabresi del suo partito, si sono sottratti a questo storico voto “sono convinta che il connubio tra mafia  e politica nasca nel momento elettorale e questa legge incide su questo direttamente. Mi è dispiaciuto non vedere la compattezza del Pdl ed in particolare dei deputati calabresi che non si sono convinti della bontà della proposta. E’ un errore, perché la gente ha la necessità di vedere e sentire il coraggio del mondo politico. L’approvazione di questo testo è un atto di coraggio della Camera. Chi è rimasto indietro e non se l’è sentita, rimarrà con le sue perplessità, i cittadini calabresi dovranno valutare questo comportamento”.
Precisa e dura, la Napoli, così come deve essere la lotta al crimine organizzato. Responsabile e seria come ora ci si aspetta siano, responsabili e seri, i senatori della Repubblica. In particolare quegli eletti al Sud che devono inviare messaggi chiari ed inequivocabili, non sottraendosi alle battaglie delicate di quel territorio di frontiera che li ha espressi.
Perché non votare il DDL Lazzati? Perché non votare contro le mafie?


           
                                                                                               

 

 

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