Articolo 21 - Editoriali
Reggio Emilia: " Da sud a nord un'alleanza per la democrazia"
di Simona Silvestri
Un filo comune lega Reggio Emilia alla Locride. “Da nord a sud: un’alleanza per la democrazia”: è questa la comunione d’intenti alla base della terza manifestazione nazionale organizzata quest’anno a Reggio Emilia dall’Associazione “Festa 1°Marzo 2010 a Reggio Emilia” in collaborazione con l’Alleanza con la Locride e la Calabria, contro la ‘ndrangheta e le massonerie deviate, per la democrazia e il bene comune.
Insieme, per affermare un concetto molto importante: le mafie, al contrario di quanto si tende a pensare comunemente, esistono anche nel ricco e progressista nord. Anzi. É proprio qui che trovano nuovo e fertile humus per arricchire i propri affari e, soprattutto, i propri guadagni.
A Reggio, nel tempo, l’infiltrazione ha riguardato, e riguarda tuttora, la longa manus della ‘ndrangheta calabrese, arrivata a seguito delle grandi migrazioni degli Anni Settanta. Allora, nel capoluogo emiliano, arrivarono in molti dalla Calabria, soprattutto dalla città di Cutro: manovali e persone alla ricerca di un lavoro onesto ma non solo. In quel momento ebbe inizio il lento ma costante lavorio delle cosche per infiltrare i propri mandatari, e le aziende di copertura soprattutto nel campo edile. E difatti è stato proprio quest’ultimo uno dei settori preferiti dalle ‘ndrine calabresi.
Anche di questo si è parlato sabato 27 febbraio nel corso del convegno introduttivo alla manifestazione del Primo marzo, sulle responsabilità della società civile e dei soggetti economici nelle infiltrazioni mafiose. Tra i partecipanti alla conferenza, Enrico Bini, presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, che ha spiegato molto dettagliatamente il fenomeno. Negli ultimi quarant’anni il processo d’infiltrazione è stato costante ed esponenziale e, secondo Bini, ha riguardato in particolare il settore dell’edilizia e del trasporto merci. Questo incremento è stato dovuto a una serie di fattori convergenti, che hanno fatto in modo che le aziende mafiose riuscissero a diventare sempre più potenti, primo tra tutti il problema di una committenza non sempre attenta ad altri fattori che non fossero il guadagno immediato di valori più alti. Secondo Bini in molti casi non ci si è chiesti come mai certe aziende riuscissero a garantire cifre raddoppiate per terreni dallo scarso valore d’acquisto, o presentassero proposte di appalto a costi dimezzati rispetto alle aziende concorrenti. A questi elementi si sono aggiunti la compiacenza di commercialisti conniventi, e un controllo non sempre troppo capillare delle aziende. Proprio per questo Bini sta conducendo una lotta molto importante all’interno della camera di commercio: quella dell’iscrizione d‘ufficio di tutte le aziende che operano sul territorio, per evitare che aziende costituitesi in altre regioni, ma effettivamente operanti in Emilia, possano svicolare dai controlli. Un altro provvedimento importante è costituito infine dalla firma del protocollo d’intesa "Le Camere di Commercio contro la criminalità" che vedrà coinvolte direttamente, la Camera provinciale di Reggio insieme alle consorelle di Caltanissetta, Crotone e Modena. Un patto a quattro, che sancirà l’impegno comune a tutela delle imprese sane di ogni singolo territorio a scapito di chi pratica ogni forma di concorrenza sleale calpestando le regole. "Abbiamo raggiunto un primo risultato importante" ha affermato il Presidente Bini, "nel condividere l’assunto che l’illegalità danneggia le nostre imprese non solo dal punto di vista della sicurezza, ma anche da un punto di vista economico. Molte realtà sono state costrette o sono sul punto di gettare le armi e di chiudere in quanto la concorrenza sleale, fatta senza il rispetto delle regole poste alla base della vita civile ed economica, non permette un reale confronto fra le offerte, il tutto a danno anche e soprattutto dei consumatori finali, ovvero di tutta la collettività. Ora dobbiamo impegnarci tutti a passare dalle parole ai fatti, e far sentire con forza la nostra azione".
Il controllo del territorio e delle imprese economiche è anche uno dei principali compiti dell’Osservatorio Civico Antimafie di Co.lo.re (Coordinamento Locride Reggio Emilia) che nel corso del convegno di sabato 27 ha presentato un prontuario a difesa e tutela del cittadino e delle imprese. Uno strumento utile che, come ha spiegato la portavoce Caterina Lusuardi, oltre a fornire dati sul fenomeno della criminalità organizzata a Reggio Emilia, offre anche alcuni semplici mezzi per aiutare i cittadini a comprendere “quali sono gli organi ufficiali che si devono occupare di controllo e difesa dal sistema mafioso per il mondo imprenditoriale”. Un testo importante, che nasce dall’impegno di semplici cittadini che hanno deciso di confrontarsi per capire i meccanismi che regolano la criminalità organizzata, i sui meccanismi e le strategie. Un contributo fondamentale, perché dimostra come la lotta alle mafie debba essere in primo luogo un fenomeno sociale, che nasce dalla gente e dal desiderio concreto di volere un cambiamento. A tal proposito è interessante citare le parole della giornalista tedesca Petra Reski, autrice del libro Santa Mafia, riportato a sua volta dall’Osservatorio civico nello spiegare il perché del prontuario. “imparai molto sulla psicologia della mafia, imparai quanto la mafia avesse in comune con un sistema totalitario come il nazionalsocialismo, come abbia dotato di un Super Io ogni suo accolito, come lo abbia trasformato da un “nessuno mischiato con niente” in un “Qualcuno”: un mafioso. E riflettei molto sul “Non ne sapevamo niente”, cosa che veniva spesso detta quando un mafioso veniva arrestato, che per me da tedesca suona in modo molto particolare: il “non voler vedere niente, non voler sentire niente” di un obbligo di tacere, che ha avuto un ruolo molto particolare anche nella storia tedesca”.
Oggi come non mai è fondamentale l’impegno congiunto della collettività: per questo il Primo marzo Reggio Emilia e la Locride si sono mobilitati per manifestare il desiderio e la volontà di un cambiamento nel segno della legalità e della giustizia.
Non lasciamo che il loro sforzo passi inosservato.
Insieme, per affermare un concetto molto importante: le mafie, al contrario di quanto si tende a pensare comunemente, esistono anche nel ricco e progressista nord. Anzi. É proprio qui che trovano nuovo e fertile humus per arricchire i propri affari e, soprattutto, i propri guadagni.
A Reggio, nel tempo, l’infiltrazione ha riguardato, e riguarda tuttora, la longa manus della ‘ndrangheta calabrese, arrivata a seguito delle grandi migrazioni degli Anni Settanta. Allora, nel capoluogo emiliano, arrivarono in molti dalla Calabria, soprattutto dalla città di Cutro: manovali e persone alla ricerca di un lavoro onesto ma non solo. In quel momento ebbe inizio il lento ma costante lavorio delle cosche per infiltrare i propri mandatari, e le aziende di copertura soprattutto nel campo edile. E difatti è stato proprio quest’ultimo uno dei settori preferiti dalle ‘ndrine calabresi.
Anche di questo si è parlato sabato 27 febbraio nel corso del convegno introduttivo alla manifestazione del Primo marzo, sulle responsabilità della società civile e dei soggetti economici nelle infiltrazioni mafiose. Tra i partecipanti alla conferenza, Enrico Bini, presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, che ha spiegato molto dettagliatamente il fenomeno. Negli ultimi quarant’anni il processo d’infiltrazione è stato costante ed esponenziale e, secondo Bini, ha riguardato in particolare il settore dell’edilizia e del trasporto merci. Questo incremento è stato dovuto a una serie di fattori convergenti, che hanno fatto in modo che le aziende mafiose riuscissero a diventare sempre più potenti, primo tra tutti il problema di una committenza non sempre attenta ad altri fattori che non fossero il guadagno immediato di valori più alti. Secondo Bini in molti casi non ci si è chiesti come mai certe aziende riuscissero a garantire cifre raddoppiate per terreni dallo scarso valore d’acquisto, o presentassero proposte di appalto a costi dimezzati rispetto alle aziende concorrenti. A questi elementi si sono aggiunti la compiacenza di commercialisti conniventi, e un controllo non sempre troppo capillare delle aziende. Proprio per questo Bini sta conducendo una lotta molto importante all’interno della camera di commercio: quella dell’iscrizione d‘ufficio di tutte le aziende che operano sul territorio, per evitare che aziende costituitesi in altre regioni, ma effettivamente operanti in Emilia, possano svicolare dai controlli. Un altro provvedimento importante è costituito infine dalla firma del protocollo d’intesa "Le Camere di Commercio contro la criminalità" che vedrà coinvolte direttamente, la Camera provinciale di Reggio insieme alle consorelle di Caltanissetta, Crotone e Modena. Un patto a quattro, che sancirà l’impegno comune a tutela delle imprese sane di ogni singolo territorio a scapito di chi pratica ogni forma di concorrenza sleale calpestando le regole. "Abbiamo raggiunto un primo risultato importante" ha affermato il Presidente Bini, "nel condividere l’assunto che l’illegalità danneggia le nostre imprese non solo dal punto di vista della sicurezza, ma anche da un punto di vista economico. Molte realtà sono state costrette o sono sul punto di gettare le armi e di chiudere in quanto la concorrenza sleale, fatta senza il rispetto delle regole poste alla base della vita civile ed economica, non permette un reale confronto fra le offerte, il tutto a danno anche e soprattutto dei consumatori finali, ovvero di tutta la collettività. Ora dobbiamo impegnarci tutti a passare dalle parole ai fatti, e far sentire con forza la nostra azione".
Il controllo del territorio e delle imprese economiche è anche uno dei principali compiti dell’Osservatorio Civico Antimafie di Co.lo.re (Coordinamento Locride Reggio Emilia) che nel corso del convegno di sabato 27 ha presentato un prontuario a difesa e tutela del cittadino e delle imprese. Uno strumento utile che, come ha spiegato la portavoce Caterina Lusuardi, oltre a fornire dati sul fenomeno della criminalità organizzata a Reggio Emilia, offre anche alcuni semplici mezzi per aiutare i cittadini a comprendere “quali sono gli organi ufficiali che si devono occupare di controllo e difesa dal sistema mafioso per il mondo imprenditoriale”. Un testo importante, che nasce dall’impegno di semplici cittadini che hanno deciso di confrontarsi per capire i meccanismi che regolano la criminalità organizzata, i sui meccanismi e le strategie. Un contributo fondamentale, perché dimostra come la lotta alle mafie debba essere in primo luogo un fenomeno sociale, che nasce dalla gente e dal desiderio concreto di volere un cambiamento. A tal proposito è interessante citare le parole della giornalista tedesca Petra Reski, autrice del libro Santa Mafia, riportato a sua volta dall’Osservatorio civico nello spiegare il perché del prontuario. “imparai molto sulla psicologia della mafia, imparai quanto la mafia avesse in comune con un sistema totalitario come il nazionalsocialismo, come abbia dotato di un Super Io ogni suo accolito, come lo abbia trasformato da un “nessuno mischiato con niente” in un “Qualcuno”: un mafioso. E riflettei molto sul “Non ne sapevamo niente”, cosa che veniva spesso detta quando un mafioso veniva arrestato, che per me da tedesca suona in modo molto particolare: il “non voler vedere niente, non voler sentire niente” di un obbligo di tacere, che ha avuto un ruolo molto particolare anche nella storia tedesca”.
Oggi come non mai è fondamentale l’impegno congiunto della collettività: per questo il Primo marzo Reggio Emilia e la Locride si sono mobilitati per manifestare il desiderio e la volontà di un cambiamento nel segno della legalità e della giustizia.
Non lasciamo che il loro sforzo passi inosservato.
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