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Articolo 21 - Editoriali
Come sarà “L’Europa dopo Lisbona”?
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di Giulia Fresca

Come sarà “L’Europa dopo Lisbona”? Con questa domanda la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Calabria ha inteso inaugurare l’anno accademico affidando le risposte a Miguel Poiares Maduro, Direttore del Global Governance Programm presso l’European University Institute e già avvocato generale alla Corte di Giustizia Europea. «Una scelta in linea con la continuità della nostra Facoltà – ha detto il preside Guerino D’Ignazio - e se pensiamo che stiamo vivendo una situazione paradossale, noi continuiamo ad nutrire le relazioni con l’Europa nonostante la politica italiana resti miope ed arroccata a posizioni che ci tengono distanti dagli standard degli altri Stati membri». Una lezione, quella di Miguel Maduro che ha spaziato sulle peculiarità del trattato di Lisbona sottolineandone aspetti positivi ma rimarcandone quelli negativi in un’ottica futurista che tarda ad arrivare. «Il Trattato di Lisbona ha aggiunto delle ambiguità alla naturalezza dell’Europa- ha detto Maduro– mettendo in relazione il rapporto tra democrazia e costituzionalismo ma anche prettamente politico sulla ragione e la passione. La prima regola il processo democratico mentre la seconda alimenta lo spazio politico della democrazia. Oggi l’Unione Europea vive una crisi esistenziale e sono molte le criticità che ne evidenziano lo stato di difficoltà. Primo tra tutti è il processo di integrazione europea che stenta a correggere le asimmetrie degli stati nazionali sebbene generi problematiche democratiche, il secondo è il rafforzamento e l’espansione delle autorità nazionali contro cui spesso si trova a scontrarsi la Corte di Giustizia Europea ed infine l’aspetto puramente economico che, nel caso dei debiti, diviene un problema democratico fra generazioni». Il trattato di Lisbona, secondo Maduro rende più trasparente e leggibile l’UE ma è ambiguo sulle conseguenze delle sue riforme e non garantisce lo spazio politico dell’Unione. Come sarà allora l’Europa dopo Lisbona? «È necessario che si avvii una rigenerazione - ha concluso - iniziando dalla passione politica che porti la “politica” in Europa. Ciò è possibile con l’elezione diretta del presidente della Commissione ma al tempo stesso è necessario che si operi una riorganizzazione del sistema giudiziario e la ridistribuzione delle funzioni. Infine la politica dell’emigrazione – richiamando la giornata del 1° marzo dedicata agli immigrati- che è spoglia della politica di integrazione demandata invece è agli Stati membri». Infine l’Europa e l’Italia. Qual è l’immagine del nostro Paese in termini di democrazia e rispetto delle regole? «È difficile da dire- ci ha detto Miguel Maduro al termine dell’intervista – l’Italia è stata vista con entusiasmo nel processo di integrazione europea ma in questi tempi tale entusiasmo ne ha sofferto forse perché c’è una cultura più rispettosa dei principi di stato che di diritto. Dovrebbe essere una politica meno isterica e meno basata sul conflitto, anche se quella che noi vediamo sembra molto poco “politica” e molto “grida”. Infine una considerazione personale. Quindici anni fa quando venni in Italia c’erano gli stessi personaggi politici di oggi. Credo che la classe politica italiana sia la più vecchi d’Europa e non serve una nuova classe dirigente ma serve, per rinnovare davvero, un nuova generazione».

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