di Gaetano Alessi
Palazzo Re Enzo e Sala Borsa. Storia e cultura che si fronteggiano da centinaia d’anni in quel di Bologna. Ed oggi, in mezzo, tantissimo giallo. Questa la sfumatura cromatica che fa da cornice alla piazza storica del centro emiliano. Luogo che ha dato ricetto alle centinaia di persone che, accogliendo l’invito del comitato “1 marzo 2010” sono scesi in piazza a manifestare contro il razzismo.
Per la prima volta più di sessanta piazze italiane hanno voluto lanciare un messaggio di coesione sociale tra migranti e quegli italiani, che pur non essendo stranieri dal punto di vista anagrafico, si sentono estranei al clima di razzismo che avvelena l'Italia del presente. Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa battaglia di civiltà. Buona la presenza nella piazza bolognese anche se, per amor di cronaca, gran parte rappresentata da italiani e studenti. Tra i migranti massiccia la componente nord africana e dell’Europa dell’est, poche le presenze mediorientali, nulla quella cinese.
Parole forti come tuoni piovono dalla scalinata di Palazzo Re Enzo che funge da palco. Lì i rappresentanti di varie organizzazioni di migranti raccontano la loro storia, ed il loro lavoro. “Io mi sento italiano, ma non cittadino” il refrain più sentito. Parlano in tanti, perché tante sono le storie, mentre tra la folla il rumore dei bonghi spesso copre quello degli oratori. Poca la politica presente. “Una piazza di migranti è meno appetibile in campagna elettorale di un’assemblea degli industriali” dicono i ragazzi della Fgci presenti. Una bandiera di Sinistra ecologia e Libertà fa, per qualche minuto, da sfondo agli oratori, prima di tornare tra la gente a fare compagnia ai drappi della Federazione della sinistra.
Tra le associazioni tanti i militanti di Emergency, Gino Strada a “che tempo che fa” invitava alla partecipazione. Tra gli altri l’Associazione nazionale Partigiani d’Italia, il popolo “Viola”, con uno striscione troppo impegnativo per i pochi attivisti presenti, l’Arci, il coordinamento “precari scuola Bologna”, il coordinamento “Stop al Razzismo”. Tra i volti noti l’ex assessore felsineo di SeL Milena Naldi, il presidente onorario dell’Arcigay Franco Grillini, il filosofo Stefano Bonanga.
I palloncini gialli con la scritta “Stop al razzismo” della Cgil segnano la presenza del maggiore sindacato italiano mentre le bandiere rosse delle Rdb delimitano la piazza.
Una piazza che pulsa di quel progetto di società multiculturale da tanto decantata ma sempre più utopistica, in un paese dove l’applicazione della Bossi – Fini fa ribrezzo anche al suo stesso ideatore.
Il sorriso e la passione civile che accompagna ogni parola ed ogni gesto dei migranti chiamati a raccolta fa ben sperare per il futuro.
Bologna ha segnato un colpo. Le altre piazze anche.
Un seme è stato piantato. Speriamo che cresca.