di Ottavia Piccolo e Claudio Rossoni
Caro Antonio Di Bella,
ti scriviamo qui, sul sito di Articolo 21, perché è il luogo, seppur virtuale, dove ci siamo conosciuti e riconosciuti: nel senso che ci affratellavano le medesime ansie e attenzioni e reazioni a tutte le macerie che in questo nostro Paese continuamente rovinano sui diritti dei cittadini, primo tra tutti quello all’informazione. E tu eri uno dei nostri paladini, quello che non cedeva, quello che teneva in piedi il TG3 così come a noi piaceva. Per cui, quanta angustia e incredulità nei giorni in cui si cominciò a dire che avresti dovuto lasciare… Poi è successo davvero, tu sei andato a dirigere la rete e a capo del TG3, per fortuna, è salita Bianca Berlinguer. Evviva, il TG3 è salvo.
Anzi, c’era da immaginare che tu a Raitre avresti fatto meglio di Ruffini (tutti lo difendevamo, ma di fronte alle tue credenziali…). Stavamo aspettando segni di maggior definizione dell’identità della rete e poi… arriva “Il Fatto Quotidiano” del 4 marzo. Vi si legge che Di Bella ha già deciso di cancellare la “storica” trasmissione della domenica “Per un pugno di libri” (in onda dalle 18 alle 19). Non si sa perché. Benservito a Neri Marcorè, conduttore affabile, beneducato, pertinente, che aveva raccolto la difficile eredità di Patrizio Roversi, e a Piero Dorfles, un giornalista applicato alla critica letteraria, competente, ironico, capace di stare in cattedra senza spocchia nei confronti di chicchessia, studenti delle due squadre in competizione o telespettatori collegati per telefono.
Ora, “Per un pugno di libri” è una delle rare trasmissioni capaci di riunire davanti alla tivù tre, quattro generazioni - separatamente o insieme - senza che i grandi si vergognino di averne lasciato libero l’accesso ai più piccoli. Insomma, si fa una televisione sana, si parla di libri giocando, si fanno le cose in maniera non seriosa, ma senza ricorrere alle solite signorine con gambe e tette di fuori.
Davvero, se decidiamo di buttar lì una raccolta di firme perché la trasmissione di Dorfles e Marcorè si salvi, sappiamo che arriverà l’adesione di un sacco di ragazzi, ma anche, solo in famiglia nostra, quella di nostro figlio e quella di sua nonna e quella della collaboratrice familiare di sua nonna, che viene da Santo Domingo, è in Italia da anni, parla bene l’italiano e grazie anche a “Per un pugno di libri” lo parla ancor meglio.
Sappiamo bene, caro Di Bella, che, anche restando soltanto nel campo delle tue e delle nostre competenze - la comunicazione, l’informazione e in qualche misura la cultura -, ci sono ben più pesanti priorità che assillano l’Italia. Ma non è una buona ragione perché noi si trascuri di difendere “Per un pugno di libri”. Scommettiamo che non saremo i soli a farlo? Se davvero hai maturato questa decisione, pensaci, caro Di Bella, e soprattutto ripensaci.
Con amicizia,
Ottavia Piccolo, Claudio Rossoni