di Gianni Rossi
Per ora hanno vinto le TV private, SKY e La7 soprattutto, che si erano appellate al TAR del Lazio contro lo stop alle trasmissioni di approfondimento giornalistico, imposto dall’AGCOM, in ottemperanza a quanto già predisposto dalla Commissione parlamentare di Vigilanza nei confronti della RAI. Si potranno vedere così le trasmissioni giornalistiche con i politici ospiti ed anche le inchieste sui fatti e misfatti del nostro paese, che intrecciano malaffare economico con intrighi di importanti settori della politica. Il Presidente della RAI, Garimberti, ha già fissato per lunedì prossimo un CDA straordinario per tentare di “rivedere” la decisione censoria, presa dalla maggioranza di centrodestra, che di fatto ha “oscurato” le principali trasmissioni di approfondimento come Annozero, Porta a Porta e Ballarò.
In esclusiva per Articolo 21 abbiamo intervistato l’avvocato Ottavio Grandinetti, difensore di SKY Italia nel giudizio davanti al TAR, e docente del diritto dell’ informazione presso l’Università di Udine.
Tu hai il dispositivo della sentenza del TAR. Cosa si evince?
Si stabilisce che l’applicazione delle regole della comunicazione politica ai programmi d’informazione viola la legge sulla Par Condicio del 2000, per come interpretata dalle sentenze della Corte Costituzionale.
Quali effetti ora potrebbe avere sull’informazione RAI?
Premesso che l’ordinanza del TAR, che accoglie il ricorso di SKY, riguarda solo la delibera dell’Autorità e quindi le emittenti private, nei giorni scorsi lo stesso Presidente della RAI aveva ipotizzato che, in caso di accoglimento dei ricorsi proposti dalle emittenti commerciali, il CDA della RAI avrebbe potuto riconsiderare la sua decisione.E, quindi, questa è una decisione che dovrà essere presa dal Cda, poi eventualmente anche dalla Commissione parlamentare di Vigilanza, che ben potrebbe rivedere il suo regolamento alla luce dell’ordinanza del TAR.
Cosa prevedi ora che la politica possa fare in conseguenza?
Immagino che le reazioni delle forze politiche, a mio avviso, potranno manifestarsi nelle competenti sedi parlamentari, prima fra tutte la Vigilanza, proprio al fine di ottenere l’applicazione, anche ai programmi di approfondimento informativo della RAI, dei principi contenuti nella disciplina sulla Par condicio e nelle sentenze della Corte Costituzionale.