di Paolo Pacifici, sindaco di Campello
Forse dovrei iniziare questa lettera scrivendo “caro elettore, cara elettrice”, ma sinceramente mi risulta davvero difficile calarmi nei panni del candidato “modello” che interpreta la politica di oggi, con i suoi canoni preimpostati e gli stereotipi a cui ci ha abituati.
La ricerca di un nuovo senso da dare alla politica, partendo da nuove forme di partecipazione alla costruzione di un progetto politico è, prima di ogni altra cosa, quello che mi ha spinto fino a qui.
Inizio questo percorso con il tentativo di provare a costruire insieme qualcosa di veramente diverso da quel sistema in cui, ad ogni campagna elettorale, visi rassicuranti che campeggiano sui manifesti elettorali che invadono le nostre città promettono grandi cambiamenti e tanto benessere per il nostro futuro. L’ultima cosa che vorrei è che anche questa mia campagna elettorale si trasformasse nel classico “porta a porta” in cui il candidato, in cambio di un voto pulito, con parole di amicizia e strette di mano, promette posti di lavoro o altri benefici e favori, dei quali dimenticarsi poi sistematicamente all’indomani della elezione.
Questo schema visto e rivisto ha trasformato la politica in un mercato del voto ed i vari candidati in personaggi che somigliano di più a venditori di enciclopedie che a persone che dovrebbero lavorare per il futuro del proprio territorio insieme alla propria gente. Io, sinceramente, non ho la minima intenzione di seguire lo schema del venditore di enciclopedie, non posso e non voglio promettere nessun “viaggio premio” in cambio del voto. Il tema di una nuova questione morale si declina anche prospettando una politica diversa che sia coerente, faccia seguire alle parole i fatti e coinvolga anziché estromettere ciascuno dai processi decisionali.
Credo invece che, per poter di nuovo appassionare, la politica abbia bisogno di onestà verso le persone a cui ci si rivolge, ma prima ancora verso se stessi quando si decide di impegnarsi in prima persona. Ho fatto di questi principi la ragione stessa della mia vita e quando, nei giorni passati, ho chiesto a qualche amico aiuto e consiglio rispetto alla possibilità di candidarmi a queste elezioni regionali, ho trovato nelle loro risposte e nel loro entusiasmo gli elementi per cancellare ogni dubbio ed ogni timore che sinceramente nutrivo.
Mi sono così convinto che questo progetto va costruito insieme, senza calare dall’alto un programma fatto di promesse ipocrite ed impegni ambigui. L’idea di un’Umbria migliore dobbiamo costruirla insieme, portando contributi e nuove idee per il nostro territorio e mantenendo aperto questo laboratorio anche dopo la tornata elettorale. Non impegnarsi in questa direzione, non prospettare un modello di cambiamento partecipato, significherà continuare a lasciare in mano i nostri diritti ed il nostro futuro ai “venditori di enciclopedie”.
Questo sia allora il progetto di un laboratorio in cui si prospettino dinamiche differenti di gestione della cosa pubblica, che tagli fuori gli individualismi, la semplificazione leaderistica, l’incoerenza sistematica tra il dire ed il fare, la violenza del potere che, a tutti i livelli, impone invece di comprendere , controlla invece di liberare, grida invece di ascoltare.
Parliamo, allora, di lavoro e del fatto che la nostra Regione è drammaticamente una delle più funestate in Italia dal dramma delle morti sul lavoro . E Campello sul Clitunno, il comune di cui sono Sindaco, è diventato un doloroso simbolo di questa piaga sociale. Ma sicurezza significa anche dire no alla precarietà, costruire uno stato sociale ed un sistema di regole che garantisca alle giovani generazioni di potersi costruire una storia propria, fatta di benessere e felicità, di diritti e vera libertà. Un presente di opportunità, a partire da quella dell’accesso libero e universale al sapere ed alla conoscenza, alla scuola di ogni ordine e grado ed alla possibilità di muoversi nel mondo per imparare e sperimentare l’esistenza dell’altro e degli altri.
Apriamo insieme un confronto con i tanti operai che oggi lottano perché vedono a rischio il posto di lavoro o che, peggio ancora, sono già stati licenziati e prospettiamo un nuovo sistema di regole per un modello economico che sta mostrando drammaticamente tutta la sua inadeguatezza.
Proponiamo nuove idee sui temi dell’ambiente, iniziando dal presupposto di un “no” secco e deciso ad ogni ipotesi di ritorno al nucleare così come alla costruzione di inceneritori che rappresentano l’idea opposta dell’unico sistema ad oggi possibile di gestione dei rifiuti che è quello della raccolta differenziata totale. Proponiamo per l’Umbria un modello di sviluppo fatto di meno cemento, meno urbanistica selvaggia, meno centri commerciali e realizzazione di un piano regionale di incentivi e sgravi fiscali per favorire l’autoproduzione di energia, per chi realizza case passive e per aziende e cittadini che riescano a produrre energia pulita.
Parliamo dell’assistenza alle fasce più deboli della nostra società, su cui investire maggiori risorse e nuova energia, in particolare nelle zone più periferiche della nostra regione. Affrontiamo il tema della sanità pubblica e del welfare regionale, che vanno intesi come beni comuni che l’uomo ha conquistato e che non debbono essere regalati a privati ed a speculatori così come non deve accadere per l’acqua, per la scuola, per il diritto all’informazione, ai trasporti ed all’accesso all’energia.
Ridiamo un senso alle parole e costruiamo un progetto in cui la teoria ed i fatti si ritrovino, gli uomini e le donne, i giovani, i vecchi e chiunque è portatore di sensibilità e ideali si possa riappropriare del diritto alla partecipazione e della possibilità di modificare davvero lo stato di cose esistenti.
Paolo