di Giuseppe Giulietti*
Sarebbe stato davvero il caso di non trascinare nelle miserie quotidiane persino il nome di Giovanni Amendola, invece neppure questa oscenità ci è stata risparmiata e così il signor Minzolini, direttore dell'ex Tg1, ha pensato bene di auto paragonarsi a Giovanni Amendola, perché anche lui sarebbe un perseguitato politico.
Mai paragone fu più azzardato, anche perché come dovrebbe essere noto a tutti Giovanni Amendola, politico e giornalista di razza, autentico spirito liberale, non concordava né per telefono, né in altro modo i suoi interventi con il duce di allora e, anche per questo, fu perseguitato e colpito a morte. Esattamente il contrario di quanto si evince dalle intercettazioni telefoniche che stanno emergendo dall'inchiesta condotta dal tribunale di Trani.
Di fronte a questo autentico verminaio che coinvolge direttori, consiglieri di amministrazione della Rai e dell'autorità di controllo, il ministro Alfano, con raro sprezzo del ridicolo, ha deciso di inviare i suoi ispettori a Trani per accertare "le gravi violazioni e gli abusi eventuali". Il ministro si è solo scordato di farci sapere se e quando invierà gli ispettori a Viale Mazzini e alla sede della autorità di garanzia per accertare gli abusi già commessi e per ripristinare la legalità violata.
Dalle carte di Trani, al di là delle ipotesi di reato che decideranno i giudici, emerge un quadro di sostanziale alterazione dell'ordinamento democratico e di autentica persecuzione degli avversari.
Come altro definire la richiesta di Berlusconi di oscurare i suoi avversari: Di Pietro, Santoro, Floris, Ezio Mauro, Eugenio Scalfari e tanti altri, una immensa lista di proscrizione, soggetti e temi da oscurare affinché i cittadini non siano messi in condizione di essere informati.
Non amiamo le espressioni troppo forti e colorite, ma questa è la versione moderna e mediatica dello squadrismo, che si sostanzia nella possibilità di oscurare l'avversario, di limitare il suo raggio d'azione, di rendere più flebile la voce, di escluderla dai grandi circuiti, quelli che entrano nelle case delle più isolate periferie.
Di fronte a questi veri e propri atti di "sovversivismo delle classi dirigenti", come avrebbe detto Antonio Gramsci, non ci sono più mediazioni possibili.
Le opposizioni unite, e magari persino qualche voce della destra, debbono chiedere alla autorità di garanzia per le comunicazioni e al consiglieri di amministrazione della Rai di assumere gli inevitabili provvedimenti di allontanamento delle mele marce e se non riusciranno o non vorranno farlo, bisognerà avviare una grande campagna popolare per reclamare le loro dimissioni, bisognerà esperire tutte le strade possibili, in sede nazionale e internazionale, affinché questa ignobile metastasi rappresentata dal conflitto di interessi sia sanzionata in tutte le sedi e in tutte le forme possibili.
Per quanto ci riguarda, come Articolo21, abbiamo infine deciso di far nostra la proposta avanzata, tra gli altri, dal quotidiano il Fatto, di mettere fine ad ogni cordone ombelicale tra i partiti e la fonte di nomina della autorità di garanzia e del consiglio di amministrazione della Rai.
Nei prossimi giorni presenteremo una proposta per tornare al garante monocratico possibilmente indicato dal presidente della repubblica e, per quanto riguarda la Rai, ripresenteremo la proposta che fu già avanzata da Tana De Zulueta e che, in quella occasione, fu sottoscritta da migliaia e migliaia di cittadine e di cittadini.
La offriremo in primo luogo a tutte le forze che hanno promosso la manifestazione di Piazza de Popolo, augurandoci che, almeno questa volta, si possa arrivare a concordare una posizione comune e a dare il segnale che, almeno da questa parte, si è deciso di rompere con gli schemi del passato e di promuovere una vera e propria rivoluzione liberale, capace di restituire dignità e orgoglio a istituzioni e a funzioni pubbliche umiliate e oltraggiate da comportamenti che non sarebbero tollerati nelle più squallide desolate lande in giro per il mondo.
*dal blog di Micromega