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Articolo 21 - Editoriali
Spettacolo, 250 mila laziali a rischio
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di Federico Orlando*

Cara Europa, in una cena elettorale promossa da Francesco Rutelli e dal senatore Sandro Battisti  della”Lista civica – cittadini per Bonino”, si è parlato della necessità di rilanciare la prima industria romana, continuando l'ampio programma che per essa aveva sviluppo la giunta uscente, oggi presieduta dal vice presidente  Esterino Montino, capolista del Pd per il 28-29 marzo. Battisti è stato presidente della Olding Cinecittà, che è il “sistema di Cinecittà”, cioè studi, doppiaggio, Istituto Luce (con la recente valorizzazione delle teche), ecc.. Nel suo intervento, Battisti ha coinvolto i  presenti nel rischio per 250 mila persone di essere sempre più spinte dentro la crisi. Sarei lieto di sapere se l'intero centrosinistra condivide questo allarme e intende farvi fronte con una politica organica. Così ci muoveremo intorno a cose concrete. Valter D'Arrigo, Roma
   
Caro D'Arrigo, posso confermarle, con qualche dato in più, le cose che già le ho detto nel nostro incontro alla cena elettorale: sulle quali tornerò nei prossimi giorni,  perché al settore Cinema e audiovisivo va aggiunta la Moda, l'altra grande industria culturale di Roma e del Lazio. Insieme, fanno il polo industriale che qualifica la capitale e la sua regione come centrali di economia continuamente creativa. Essa è per noi quel che la Fiat è per Torino e per il Piemonte,  compreso il numero degli occupati. Nel Lazio, tra i 50 mila iscritti all'Enpals e i 200 mila dell'indotto (carpentieri, operai, albergatori, autisti, ristoratori, ecc.) siamo ai 250 mila della Fiat. Non a caso, attorno al presidente uscente Montino si è costituito un “Comitato cultura  informazione radiotelevisione teatro e spettacolo dal vivo” , motore del programma “Cinema&Audiovisivo”: con lo scopo di “mantenere il primato di questo settore e la sua centralità produttiva e culturale”. Nonostante il forte disimpegno del governo nazionale nelle politiche di crescita e valorizzazione.
      Il programma Montino, curato da Elio Matarazzo e Giovanni Iannelli (col quale converge in pieno, mi pare, il discorso che ha fatto Sandro Battisti), richiama il bilancio delle cose realizzate dalla regione Lazio per questo “polo nazionale dell'audiovisivo”, partendo dallo sviluppo irruento del settore prima della crisi: crescita delle imprese del 32,5 rispetto al 2001, 400 imprese attive nella produzione audiovisiva su un totale nazionale di 860, crescita delle professioni creative, artistiche, autoriali, tecniche, artigianali legate a cinema, audiovisivo, teatro e spettacolo dal vivo. Negli ultimi 5 anni, la regione ha favorito la crescita del distretto Cinema&Audiovisivo nonostante la  crisi nazionale, ha incrementato il finanziamento delle produzioni, ha favorito iniziative di sostegno ai consumatori di cinema e agli esercenti indipendenti, ha creato col Comune e la Provincia strutture come la Film-commission e la Fondazione Rossellini. I 12 punti del progetto per la prossima giunta Bonino prevedono (fra l'altro) la legge regionale per il cinema e l'audiovisivo, la legge regionale per il teatro e lo spettacolo dal vivo, il Fus regionale triennale, la stabilizzazione della produzione di fiction e lungometraggi, il distretto dell'audiovisivo aperto alle forze creative e produttive, sostegno al circuito cinematografico del Lazio, finanziamento europeo dell'intera filiera e transizione verso il digitale e il 3D, scuola d'alta formazione continua, adeguamento delle infrastrutture industriali e  artigianali. E poi il riequilibrio, nell'ambito del sistema economico del digitale, della torta  pubblicitaria:  che probabilmente non crescerà, mentre cresceranno gli aspiranti ad averne una fetta via via che il digitale farà crescere il numero degli attori, e quindi dei richiedenti. Torneremo a parlare  di questi problemi, chiave del dialogo con la società civile e non solo  per le 250 mila famiglie di questa “Roma ladrona” che sabato dovrebbe sorbirsi Bossi a piazza San Giovanni, non essendo stata abbastanza offesa dai ministri belusconeschi ai quali il mondo della cultura e dello spettacolo “fa un po' schifo”.         

*da Europa

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