Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
PAR CONDICIO: AGCOM, ISTRUTTORIA SU STOP RAI AI PROGRAMMI DI APPROFONDIMENTO INFORMATIVO
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di di Redazione

 E' in corso un'istruttoria presso l'Autorita' per le garanzie nelle
Comunicazioni sulla sospensione dei talk show da parte della Rai
fino al voto per le Regionali, decisione contro la quale erano
stati presentati diversi esposti all'organismo di garanzia.
Tra gli esposti all'Agcom contro lo
stop della Rai ai talk show, quelli di Federazione della stampa
e Usigrai e dell'associazione Articolo 21, ma anche dei
capigruppo in commissione di Vigilanza Fabrizio Morri (Pd) e
Roberto Rao (Udc).
   Fnsi e Usigrai avevano auspicato un immediato intervento
dell'Agcom per il ripristino di Porta a Porta, Annozero,
Ballaro' e L'ultima parola: le repliche di film e telefilm in
onda al posto dei talk show, aveva lamentato il sindacato dei
giornalisti, rappresentano una ''sottrazione di informazione che
e' tanto piu' negativa in periodo elettorale'' e lo stop deciso
dalla Rai ''va ben oltre il contenuto del regolamento'' della
Vigilanza, a sua volta ''in contraddizione con la legge sulla
par condicio''.
   Secondo Articolo 21, in base al Testo Unico della
Radiotelevisione Viale Mazzini ''ha l'obbligo di garantire un
adeguato numero di ore di trasmissione all'informazione nelle
fasce orarie di maggiore ascolto nonche' l'obbligo di
trasmettere programmi di approfondimento informativo'', in base
al contratto di servizio.
   Anche per Morri e Rao, la decisione del cda della Rai di
sospendere gli approfondimenti ''costituisce una violazione
delle disposizioni del Testo Unico della Radiotelevisione e del
contratto di servizio''. Ai sensi dell'articolo 48 del Testo
Unico, ''l'Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni e'
tenuta alla alla verifica dell'effettivo adempimento degli
obblighi di servizio pubblico radiotelevisivo alla eventuale
irrogazione delle relative sanzioni'': di qui la richiesta di
adottare ''tutti gli atti di competenza''. 

Intanto, l'Authority ha sanzionato TG1 e TG5 per aver dato più spazio a Berlusconi.

''L'Authority per le comunicazioni ci
da' ragione: avevamo segnalato la gravita' di uno squilibrio
fortissimo tra Pdl e Pd e anche la cancellazione delle liste
minori nei principali telegiornali. Ora la multa a Tg1 e Tg5,
decisa opportunamente da Calabro', certifica questa 'impar
condicio' informativa''. E' il commento di Vincenzo Vita (Pd),
componente della Vigilanza Rai, alle sanzioni inflitte
dall'Agcom ai due tg.
   ''In queste ultime ore di campagna elettorale - sottolinea
Vita in una nota - e' importante che si diano al Pd e
all'opposizione quegli spazi di comunicazione che non hanno
avuto nelle ultime settimane. Sia chiaro che, nelle giornate di
silenzio imposte dalla legge, vigileremo con attenzione
affinche' non si cerchino scorciatoie per regalare magari
qualche altra manciata di minuti e di faccioni al presidente del
Consiglio o a esponenti del governo, che hanno gia' avuto fin
troppa sovraesposizione''.      

 "La Rai e' diabolica nella sua
perseveranza al male. Non solo non prende atto delle decisioni
dell'Agcom, ma, al contrario, ricorre contro le medesime. C'era
una volta il servizio pubblico. Ora e' l'azienda privata del
presidente del Consiglio". Continua  Vincenzo
Vita, della commissione di Vigilanza, per il quale "un simile
comportamento fu adottato soltanto da Mediaset che 'condannata'
per la violazione della par condicio ricorse al Tar per non
pagare multe. Conosciamo invece la tragedia di piccole emittenti
locali che hanno chiuso i battenti per aver pagato il dovuto.
Tuttavia- chiude Vita- non esiste un'astratta Rai chiamata a
saldare la sanzione: s'individuino i responsabili e l'azienda su
di loro si rivalga. Il riferimento a persone in carne e ossa e
assai note e' del tutto evidente".

 "Dunque non avevamo torto a dire che
il vero rischio di sanzioni che correva la Rai non era legato ai talk
show, ma al modo in cui Augusto Minzolini dirigeva il Tg1, alla sua
faziosita', al modo discriminatorio di utilizzare le risorse umane
della redazione, alla subalternita' agli interessi politici del
Presidente del Consiglio''. Lo afferma, in una nota, i consiglieri
d'amministrazione Rai, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten,

"Ora l'Agcom -proseguono Rizzo Nervo e Van Straten- la stessa
autorita' garante che aveva inutilmente invitato la Rai a riprendere
le trasmissioni di approfondimento informativo, commina una sanzione
di 100.000 euro alla stessa Rai per squilibrio di presenza fra Pdl e
Pd e scarsa rappresentazione dei partiti minori, ed e' la prima volta
che accade per violazione del pluralismo in campagna elettorale''.

"Una sanzione che -concludono Rizzo Nervo e Van Straten- si
poteva evitare se il direttore generale avesse dato ascolto ai nostri
ripetuti allarmi lanciati al riguardo in consiglio di
amministrazione''.

 ''Centomila euro di multa alla Rai
per come il Tg1 di Augusto Minzolini fa informazione nel pieno
della campagna elettorale. E se la multa la pagasse direttamente
il direttore che non rispetta e non fa rispettare la legge?'':
se lo chiede Carlo Rognoni, presidente Forum Riforma del sistema
radiotelevisivo del Pd.
   ''Mi si dice che non si usa, che la multa in questi casi la
paga l'azienda'', afferma Rognoni in una nota. ''Di solito il
direttore generale manda ufficialmente 'un richiamo all'ordine'
al direttore colpevole. Se il direttore e' recidivo, basta un
richiamo? Beh! In questo caso il consiglio di amministrazione
potrebbe anche licenziarlo. Gia'! Davvero poco probabile, dopo
che la maggioranza di destra del Cda ha deciso proprio ieri di
non far nulla sul caso Masi e sul caso Minzolini. Preferisce
questa maggioranza del Cda accollarsi l'onere del danno
all'immagine e alle finanze della propria azienda, piuttosto che
assumersi la responsabilita' di prendere una decisione corretta
che servirebbe a ristabilire un minimo di dignita'
all'informazione del servizio pubblico''.
   ''Nello stesso giorno in cui il Tg1 e' stato condannato -
sottolinea ancora Rognoni - l'edizione delle 13,30 del
telegiornale di Minzolini ha impacchettato servizi in modo tale
da far apparire evidente la voglia di privilegiare la destra e
mettere la sinistra in cattiva luce. Quando un direttore si
sente investito di una missione al servizio del proprio punto di
riferimento politico piu' che al servizio dei telespettatori non
guarda in faccia a nessuno, tanto meno alle regole e alla legge.
C'e' da augurarsi che gli italiani siano meglio della loro tv
pubblica e che sabato e domenica con il voto dimostrino anche di
ribellarsi a una tv di Stato che cerca di impedire loro di avere
una informazione corretta e plurale''.

Letto 1434 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21