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Articolo 21 - Editoriali
Domani alle urne con amore per la libertà. Niente odio
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di Federico Orlando

Cara Europa, voglio chiedere a voi (e anche a Bossi e Fini che rappresentano il possibile 25 luglio del fascismo di Berlusconi) se siamo in pieno stato di polizia, o ci possiamo considerare un paese a democrazia limitata. Giovedì, in una sola volta, i giornalisti che avversano il regime hanno dovuto manifestare da Bologna, fuori dalla Rai del Minculpop, le loro opinioni sul malgoverno della destra; il premier ha avuto la faccia di bronzo di intimare all'Autorità “indipendente” delle Comunicazioni (Agcom) di punire Santoro e altri contestatori dell'occupazione militare  del “servizio pubblico”; cittadini americani che manifestavano con educati cartelli a piazza san Pietro contro la pedofilia sono stati portati in commissariato e quivi trattenuti per due ore da agenti della polizia di stato, che non è la gendarmeria vaticana. Allora ha proprio ragione Luttazzi di contro-incitare all'odio e di usare parolacce per definire questo nostro paese di pecore? (Salvatore Carrino, Roma)

No, caro Carrino, ha torto marcio. Incitare all'odio contro chi, da sedici anni, predica l'odio fra italiani mascherandosi da partito dell'amore, non  aiuta non  dico l'amore, ma neanche la libertà: prepara solo le armi della guerra civile, che travolge insieme amore e libertà. Per una volta, condivido invece l'opinione di Aldo Grasso (una specie di Bocca della Verità per chi legge le critiche televisive), sul Corriere della sera. E cioè che in Italia abbiamo una televisione degna dello Zimbabwe; ma, dire come ha fatto Luttazzi a Bologna che “odiare i mascalzoni è cosa nobile”, è a sua volta atto irresponsabile. A me hanno insegnato a casa, a scuola, all'oratorio, al partito, nei giornali, nelle amicizie, nelle relazioni umane che i mascalzoni (perfino quelli che strangoleresti, come i disturbatori delle donne che ami) non si “odiano”, ma si contestano, si combattono, si denunciano. Ci basta Berlusconi a diffondere odio in Italia: “comunisti che mangiano bambini”, giudici “che hanno occupato la campagna elettorale” per  fargliela perdere, oziosi contro uomini “del fare”. L'odio è stato il cuore sostanzioso del fascismo, mentre gli istriomnismi dal balcone,  dove Mussolini ha preceduto Berlusconi nel porre domande e sollecitare risposte, ne era la forma “purificatrice” (Volete che tornino gli antifascisti al governo? Nooo. Volete che torni l'impero sui colli fatali di Roma? Siiii). Chi odia ha bisogno di apparire purificato, trova nei no e nei sì delle folle oceaniche la giustificazione, l'acqua santa, se non glie la porgono direttamente preti venduti. Così si tiene la metà degli italiani a livello dello Zimbabwe, come 70 anni fa. E' questa la linea gotica fra le due Italie: non  il Nord e il Sud, perché zimbabwani si trovano a Milano e a Napoli, così come si trovano a Trieste e a Lampedusa spiriti europei. Domani andremo a votare non in odio a Polverini o a Cota, ma per condivisione dei progetti di Bonino e Bresso, Penati e Vendola, e Pezzopane alla provincia di L'Aquila, e Orsoni al comune di Venezia. Così  ci contrapponiamo  a Berlusconi, per diversità sostanziale. Quello di Luttazzi è belusconismo di opposizione. Domani ci giochiamo non solo qualche comune e qualche provincia, ma la maggioranza delle regioni a statuto ordinario (13 su 15, solo in Abruzzo e in Molise non si vota), vere e proprie elezioni di metà legislatura, come si dice in America. E perciò, implicitamente, insieme ai candidati e ai progetti per regioni, pronvince e comuni, votiamo per le grandi questioni nazionali: il lavoro di chi non l'ha o lo sta perdendo e la libertà di comunicazione, la giustizia fiscale e la ripresa dello sviluppo, la protezione preveniva di un paese fisicamente fragile, la lotta senza quartiere alla criminalità italiana e d'immigrazione, l'indipendenza della magistratura e del parlamento dall'esecutivo, la scuola la sanità le infrastrutture per tutti. E la cosa più preziosa di tutte: la Costituzione, e le istituzioni che la garantiscono. Contro le quali non giova infierire, come spesso si fa anche dalle nostre parti, perché anch'esse sono, come tutti noi, sotto il napalm del partito dell'odio riverniciato d' “amore”.  (Federico Orlando)

* Europa Quotidiano 27 marzo 2010

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