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Articolo 21 - Editoriali
Tv, l’Authority si svegli
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di Roberto Zaccaria*

Domenica scorsa Eugenio Scalfari su Repubblica si interrogava sul peso della televisione in questa campagna elettorale di fronte alla devastante presenza di Silvio Berlusconi e traeva preoccupate considerazioni.
Oggi a urne chiuse e a risultati acquisiti vorrei aggiungere altre considerazioni in un panorama poco incline a dare rilievo a questi aspetti e più propenso ovviamente a misurare meriti e responsabilità della politica. Diciamo subito, perché è cosa ovvia, che il peso della televisione e della propaganda, che attraverso la televisione si fa, pesa diversamente a seconda delle competizioni elettorali e dei sistemi elettorali adottati.
È evidente a esempio che la televisione pesa meno quando il sistema elettorale è proporzionale, come è avvenuto alle elezioni europee dello scorso anno, mentre pesa di più quando il sistema è maggioritario, come nel caso delle regioni o nelle elezioni politiche, dove questo risultato è determinato dal premio di maggioranza. Aggiungiamo, e anche questa è cosa ovvia, che il peso della propaganda televisiva pesa molto, molto di più e può risultare determinante quando i due schieramenti in competizione sono a distanza ravvicinata.
Potremmo ricordare quello che è successo nelle elezioni politiche del 2006 quando il bombardamento televisivo di Berlusconi negli ultimi giorni della campagna elettorale riuscì quasi a determinare il capovolgimento del risultato elettorale previsto e comunque a determinare quel sostanziale pareggio al senato che poi fu decisivo per le sorti della legislatura. Ma lasciamo perdere è acqua passata.
Veniamo alle elezioni regionali e ai casi significativi di Lazio e Piemonte decisi per una manciata di voti. Proviamo a domandarci se in questi due casi la televisione abbia influito e in che misura.
In Piemonte ricordo che a un certo punto della campagna elettorale Mercedes Bresso denunciò il fatto che in un periodo di tempo determinato Roberto Cota aveva avuto una trentina di presenze televisive nazionali, contro un paio soltanto a suo favore. Ma nessuno negli organi di controllo se ne curò. Se a questo fatto si aggiunge che, una volta spenti i programmi di informazione politica, Berlusconi è sceso in campo televisivo in maniera totale, procurandosi un cartellino giallo dell’Authority e ricorrendo anche a una aggressione personale nei confronti della Bresso, abbondantemente ripresa dalle tv, è facile trarre le conclusioni e capire come possa essere stato decisivo il peso dei media in quel contesto elettorale.
Nel Lazio non sono noti a chi scrive dati di squilibrio marcato tra le due candidate, ma la foga con la quale il presidente del consiglio ha usato la televisione pubblica e privata per sostenere la Polverini e per contrastare la Bonino, non ha avuto alcun possibile bilanciamento nel centrosinistra. Si può dire con certezza che la ragione principale dell’occupazione televisiva degli ultimi giorni della campagna elettorale da parte di Berlusconi è stata quella di “capovolgere” il risultato in questa regione.
Ma se questo è vero, dobbiamo solo rassegnarci o non dobbiamo cercare di capire a chi spetta il compito di garantire un equilibrio durante la campagna elettorale? Forse pensiamo che Sarkozy avrebbe potuto fare lo stesso per recuperare lo squilibrio con la sinistra nelle elezioni regionali in Francia senza che il Csa francese dicesse nulla? Veniamo al dunque. Il controllo su questi temi in Italia spetta all’Autorità delle comunicazioni.
Sappiamo che i poteri di quest’organo sono quelli che sono e nessuno a destra pensa certamente di rafforzarli. Sappiamo anche che giovedì 25 marzo, due giorni prima del voto di fronte alla straripante e accertata presenza in tv di Berlusconi sono state date multe di 100.000 euro al Tg5 e al Tg1. Ma dobbiamo dire con chiarezza che questo è troppo poco. Non è difficile vedere che di quei cartellini gialli nessuno se ne è curato e nei due giorni finali Berlusconi è addirittura dilagato in ogni spazio televisivo.
Ora a urne chiuse a cosa servono le sanzioni, per quali elezioni verrà prescritto il riequilibrio? In questo modo l’Autorità perde ogni credibilità. È la stessa Autorità che dovrebbe ribellarsi. Denunciare a caratteri cubitali e non in qualche nascosta relazione annuale la mancanza di poteri.
Ma una proposta la vorrei fare comunque.
Si dia una mossa l’Autorità. Durante le campagne elettorali, almeno negli ultimi quindici giorni faccia una comunicato stampa ogni giorno sull’uso della tv da parte dei principali soggetti politici. Veda ogni giorno di applicare sanzioni di peso progressivamente crescente e faccia capire agli italiani e alla distratta opinione pubblica che questo problema esiste. Se lo dice un giornalista, anche autorevole, la cosa ha il peso che ha, ma se lo dice l’Autorità per la garanzia delle comunicazioni, le cose possono cambiare. Meno timidezza dunque e ci facciano capire che i diritti dei cittadini sono effettivamente “garantiti”.

*da Europa 

 

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