Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Totti, Lazio-Roma, i “gladiatori della domenica” e l’invasività delle TV. C'è del marcio nel calcio?
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Gianni Rossi

Da romanista poco antilaziale per cause familiari (le mie prime partite di calcio furono quelle della Lazio, allo stadio Flaminio, quando giocava in serie B, portato dal mio più caro zio materno!), non mi auguro affatto che la Lazio scenda in serie B e riconosco che ha giocato molto meglio della “Magica” quest’ultimo derby. La "Dea bendata" ci è stata favorevole stavolta.

Da romanista vado con i ricordi agli “sfottò” che accompagnano da sempre i derby sia prima che dopo la partita giocata: un tempo si stampavano finti annunci mortuari che venivano affissi sui muri della capitale o portati sulle auto e nello stadio, si celebravano anche coreografici funerali con tanto di cassa da morto in cartone, che poi veniva regolarmente bruciata dentro l’Olimpico; e poi c’era il rito di pagare da bere da parte degli sconfitti per la settimana successiva. La violenza fisica era più attenuata, popolana, da rione contro rione, da “cittadini” contro “burini”:coreografica appunto! Il tifo si trasforma in violenza politica e sociale agli inizi degli anni Settanta, quando entrano in scena gruppi pseudo-politici inneggianti ai fedayn palestinesi, alle organizzazioni falangiste libanesi, insomma ci si divide tra estremisti di sinistra ed estremisti di destra. Una differenza che però con l’andare degli anni non si noterà più: nella Roma come nella Lazio convivono gruppi di tifosi violenti che inneggiano sia alla violenza “rossa” sia a quella “nera”.

A questo proposito va ricordato il tragico derby del 28 ottobre del 1979 , nel quale trovò la morte il tifoso laziale Vincenzo Paparelli, ucciso da un razzo nautico sparato da un diciottenne tifoso della Roma, Giovanni Fiorillo, che attraversò tutto il campo, dalla curva Sud  romanista alla curva Nord laziale, finendo proprio nell'occhio della vittima. E poi il “derby-farsa” del 21 marzo 2004, quando venne fatto sospendere a causa di voci incontrollate e sparse ad arte sulla morte di un ragazzino fuori dallo stadio. In realtà, dall'ultima fila della curva Sud alcuni tifosi notarono nel piazzale sottostante un corpo coperto da un lenzuolo. Si diffuse subito sugli spalti la voce infondata circa la morte di un ragazzino, che sarebbe stato investito da una camionetta della polizia. In seguito, gli infermieri che posero il lenzuolo, spiegarono che il ragazzo aveva difficoltà respiratorie, aggravate pericolosamente dall'aria pregna di gas lacrimogeno, e quindi fu usato il lenzuolo come filtro.

Totti ha ripetuto, dopo il derby di andata, un gesto di “sfottò” forte contro i “cugini” laziali, ma correndo sotto la curva Sud, quella dei tifosi romanisti. Totti è il capitano, è una “bandiera” della Roma attuale. Un altro capitano e “bandiera” della Lazio degli ultimi anni, Di Canio, esultava in forma provocatoria sotto la “sua” curva Nord, dopo i goal. Non c’è differenza né istigazione alla violenza. E giustamente, sportivamente, Di Canio assolve Totti da qualsiasi accusa di scarsa sportività. Chi non ricorda il bagno notturno nel “Fontanone” al Gianicolo dell'allenatore Delio Rossi, nel dicembre del 2006, dopo la  vittoria al  derby per 3-0? Non fu rietenuta dai “palati fini” della critica calcistica un affronto provocatorio verso gli sconfitti giallorossi nè una caduta di stile da parte di un allenatore, tra l'altro bravo e rigoroso.

Ma la violenza, quella vera, quella che si svolge prima e dopo la partita fuori dagli stadi, è preparata, organizzata fin nei minimi particolari, agognata, coccolata, sponsorizzata da ambienti criminali e non solo, da parte di gruppi di tifosi barbari, che da decenni stanno rovinando il calcio italiano e determinando a volte anche i destini calcistici e azionari delle società (come lo stesso Capello, ora CT della nazionale inglese, ma già allenatore scudettato della Roma, ha stigmatizzato di recente). Il ritrovamento dell’arsenale da guerriglia all’arma bianca, fatto vicino allo stadio dalla polizia è sintomatico dell’organizzazione capillare, che purtroppo non si riesce a sgominare. Basterebbe indagare a fondo negli ambienti più “duri” delle tifoserie, negli intrecci tra settori oscuri delle società calcistiche e personaggi che tramano nell’ombra, indirizzando le scommesse più o meno legali, le preferenze verso quel o questo giocatore, verso un allenatore piuttosto che un altro. Il caso della finta compravendita della Lazio di Lotito da parte di una pseudo-cordata, nella quale avrebbe fatto parte anche una “bandiera” come Giorgione Chinaglia, deve far riflettere! La magistratura sta ancora indagando per scoprire "le mele marce".

Ma veniamo al ruolo dei giornalisti e dei massmedia, come ci spinge a fare il collega stimatissimo Riccardo Cristiano. E’ forse corretto il comportamento di certa stampa sportiva,scritta, radiofonica, televisiva (nazionale, locale, via estere o sul WEB) quando parla di calcio con titoloni spesso fuori luogo, con aggettivazioni guerresche, con riferimenti a “tradimenti” sempre in fieri, con notizie spesso rinvenute di terza e quarta mano? E i commenti del dopo-partita con tanto di moviole, “editorialisti imparziali”, che poi non sono altro che ex-giocatori, a volte interessati nel calcio-mercato? E quella sfilza di moralisti dell’ultima ora, gli stessi che usano un linguaggio bellicoso in altre circostanze, che a seconda della latitudine da dove provengono o alla quale si riferiscono, emettono giudizi inappellabili su giocatori, arbitri e allenatori?

Forse Calciopoli non ha ancora insegnato molto! L’acqua torbida  in cui scorreva il fenomeno Moggi è sempre lì, nessuno l’ha gettata via, nessuno ha fatto piena pulizia. Ma alla TV spettacolare odierna e ai padroni veri del business calcio interessa far vedere nei minimi particolari tutto quanto ruota attorno alla partita, tranne gli scontri sugli spalti. Spesso le immagini delle azioni vengono mixate da primi piani sulle reazioni di chi sta in panchina, oppure dalle emotività dei giocatori in campo per carpire battute, parolacce, gesti inconsulti. Calcio-spettacolo, allora? No Calcio-Grande Fratello! Calcio-Spazzatura! Un’intrusione mediatica che rischia di far dimenticare lo spettacolo sportivo, l’agonismo tecnico, le strategie calcistiche, per far posto agli istinti più reconditi e belluini che ristagnano nell’animo dei tifosi dentro lo stadio e nei salotti o nei bar davanti ai televisori.

Guai se anziché utilizzare gli arbitri di linea (giusta sperimentazione voluta da Platini), si optasse per la moviola! Il calcio va vissuto per il suo ardore sportivo sul campo, per la sua carica adrenalinica che sprigiona con le giocate collettive e le magie personali, per la coreografia sugli spalti. E invece i massmedia ne fanno un prolungamento spettacolarizzato della violenza più o meno sotterranea che alberga nelle città. Facciamo qualche passo indietro, cari amici e colleghi. Facciamo fare molti passi indietro all’intrusione mediatica, a quell’invasività televisiva che vorrebbe addirittura entrare negli spogliatoi prima, durante e dopo le partite. Basta con questo “Bar dello Sport” multimediale, che altro non è che  “guardare dal buco della serratura”, nella speranza di vedere qualche particolare pruriginoso, per poi sproloquiarne ed emettere sentenze da “soloni”!

Nel dopo-derby alcuni calciatori si sono lasciati andare a gesti non sportivi: vengano multati, paghino forti ammende di tasca loro, paghino anche le società. Ma basta con i “cartellini” gialli o rossi: diventerebbero un altro escamotage per recriminare chissà quali torti per i calciatori sospesi nei turni successivi. Si alimenterebbe altra violenza. Meglio forti pene pecuniarie, sicure, inappellabili, dirette ai protagonisti e alle loro società. Il calcio è soprattutto un business e i soldi non li vuole perdere nessuno degli attori in gioco!

E smettiamola di crocifiggere "il pupone" di porta Metronia, alias Totti-goal. Fa bene il suo mestiere di calciatore, di capitano e di testimonial Tv per l'Unicef e per le diverse pubblicità. La violenza degli ultras non viene alimentata dai gesti ipertifosi di Totti, ma dalla violenza insita nella società in cui vivamo, amplificata dai media e dagli operatori del settore.

Letto 2348 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21