Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Gravi indizi di bavaglio
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Fabio Morabito*

E' difficile chiedere l'attenzione, sempre, su una minaccia costante che non si è ancora concretizzata. Ma il ddl Alfano sulle intercettazioni, che riprende ora il suo cammino al Senato, rischia di diventare un mostro giuridico che limiterà il diritto-dovere di cronaca, che potrebbe rendere impuniti una quantità impressionante di gravi reati, e quindi non ci si può permettere il lusso di abbassare la guardia. Per questo i giornalisti devono sapersi mobilitare, e uno degli appuntamenti è questo di Roma davanti al Senato (corsia Agonale, altezza piazza Navona), mercoledì 28 aprile, la mattina dalle 10 in poi. L'Associazione stampa romana sarà presente, per manifestare civilmente il suo "no" a una legge che sostiene di difendere la privacy, ma di fatto finirebbe con il nascondere scandali e malcostume, malasanità e delitti. E' di questi giorni la notizia che grazie a un'intercettazione sono stati scoperti gli assassini di un bambino di undici anni a Crotone.
Il disegno di legge è quindi nelle mani della Commissione Giustizia del Senato, qui l'attuale Governo di centrodestra ha recapitato le sue modifiche che non cambiano la sostanza di un'idea illiberale, in perfetta continuità distruttiva con il precedente governo di centrosinistra quando,  guardasigilli Mastella, si voleva già cancellare uno dei sistemi più efficaci nella caccia al crimine in Italia, un sistema che ha permesso di scoprire delitti di mafia, che vengono ricostruiti spesso da indagini su fatti di ben minore rilevanza, un sistema che permette di portare alla luce casi colossali di corruzione, vergogne nazionali come l'imbroglio Parmalat e i risparmiatori rovinati, e di malasanità con i pazienti morti all'ospedale Santa Rita.
Negli emendamenti proposti dal governo alla commissione Giustizia del Senato viene superata la formula "evidenti indizi di colpevolezza" per ritornare a quella di "gravi indizi di reato" che si vuole accompagnato all'elemento dell"assoluta indispensabilità" per autorizzare le intercettazioni. Un cambiamento salutato con ottimismo da alcuni. Ma si è solo accantonata una formulazione grottesca, che di fatto prevedeva di essere intercettati solo se ci sono già gli elementi per essere condannati.
Il resto degli emendamenti appesantisce il quadro, già preoccupante. C'è la prigione per noi giornalisti, per noi se pubblicheremo le intercettazioni che dovevano essere distrutte, magari anche soltanto con un "riassunto", per noi che vorremmo ancora fare il vostro mestiere, perché il nostro dovere di informare è solo un principio astratto, tra poco in poi, da quando questo disegno di legge, se non si riuscirà a fermarlo, scandirà le regole di una giustizia-ingiustizia. Poi, se mai nella telefonata intercettata (a questo punto, solo se assolutamente indispensabile e con quasi certezza di reato) il giudice inciampasse in una conversazione che coinvolge un parlamentare, ecco che allora bisogna rivolgersi ai difensori ufficiali della Casta, fosse anche un'indagine per omicidio, bisognerà chiedere l'autorizzazione della Giunta della Camera o del Senato e, quindi, bisogna mettere in guardia il parlamentare e il suo interlocutore, bisogna vanificare - per legge - l'indagine nata sui "gravi indizi".
Negli emendamenti presentati dalla maggioranza c'è anche il carcere fino a due mesi e la sospensione temporanea dalla professione per chi divulga il contenuto delle intercettazioni, il carcere fino a sei anni per chi si rende di fatto complice di chi svela atti coperti da segreto. Tra gli emendamenti, il rischio di una pena da 6 mesi ai 4 anni per chi registri con frode una conversazione. Resta intatto lo spauracchio delle supermulte (cinquecentomila euro) agli editori, giusto per trovare una sponda nella censura di quello che viene pubblicato.
Ce ne è abbastanza da essere più che preoccupati, ma preoccupa anche il contesto in cui tutto questo sta succedendo, un contesto nel quale c'è una perdita complessiva del "ruolo di controllo" che l'informazione deve avere sul mondo politico ed economico, per una serie, è vero, di responsabilità complessive, anche dei giornalisti, ma questo non può suggerire una resa. Ecco perché è necessario non abbassare la guardia: c'è una doppia responsabilità quando, come sindacato dei giornalisti, difendiamo un nostro diritto e questo è anche un diritto di tutti.

* Presidente dell'Associazione Stampa Romana

Letto 1863 volte
Dalla rete di Articolo 21