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di Enzo Costa*
A un certo punto, ha detto di essere "radioso". Era subito dopo lo scontro con Fini, subito prima dell'anatema a Bocchino, un po' prima del sacrificio di Scajola. Attorniato dai microfoni e dalla Moratti che si estorceva uno dei suoi sorrisi alla Stanlio, alla domanda su come stesse, forniva una risposta semi-mimica: ciondolando ilare il capo stile entertainer meneghino, si indicava come a chiedere retoricamente: ma non si vede? Poi aggiungeva una didascalia sonora: "radioso". Un aggettivo anni '50, ammuffito, che nessuno usa più tanto meno per se stesso, l'ultima sarà stata Wanda Osiris quando ancora scendeva le scale. E, malgrado il lifting sfatto (a somatizzare lo sbrego nel Pdl), l'occhio destro socchiuso, il sinistro tentato di imitarlo, la similchioma stanca di tinte assurde, era sincero. Si sentiva "radioso". È la nota questione dell'auto-percezione dei Premier.
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*da l'Unità
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