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Articolo 21 - Editoriali
Intercettazioni. Il “NO” degli USA rompe il muro berlusconiano. Anche il Capo della Polizia, Manganelli, critico.
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di Gianni Rossi

Un Venerdì “nero” per Berlusconi e Alfano questo appena passato: hanno dovuto incassare, oltre alle proteste dei movimenti della società civile, degli editori, di Montezemolo e di SKY Italia, anche il “NO” dell’amministrazione americana Obama e il velato dissenso critico del Capo della polizia, Manganelli. Certo, Berlusconi è corso ai ripari, ma il “muro di gomma” dei suoi pretoriani al Parlamento, nei quotidiani e nei Telegiornali, comincia a mostrare le crepe.

"Le intercettazioni sono strumenti essenziali per le indagini", ha dichiarato l'Assistent Attorney General della Criminal Division di Washington, con delega per la lotta alla criminalità organizzata,Lanny A. Breuer, nel corso di un incontro con la stampa presso l'ambasciata degli Stati Uniti a Roma. "La legislazione italiana così come è stata finora è stata molto efficace nella lotta alla criminalità organizzata".  E ha poi proseguito: "Non vogliamo che succeda qualcosa che impedisca ai magistrati italiani di continuare l'ottimo lavoro svolto finora".  Breuer, che parteciperà il 23 maggio alla cerimonia di commemorazione del giudice Giovanni Falcone a Palermo, ha quindi ricordato che: "Finora il rapporto di cooperazione tra Italia e Stati Uniti nella lotta al crimine organizzato è stato ottimo". Ha, infine, osservato come l'Italia disponga di ottimi magistrati e investigatori e rappresenti un esempio positivo di lotta alla criminalità organizzata:  "In un mondo dove il crimine non conosce limiti, un'efficace collaborazione tra le forze dell'ordine e' essenziale per sventare e perseguire la criminalità organizzata", ha sottolineato Breuer, "Così come il crimine organizzato è sempre più sofisticato, anche gli strumenti di indagine devono essere sempre più sofisticati".

"L'Italia ha fatto grandi progressi nelle indagini e nel perseguimento di gruppi mafiosi operanti entro i suoi confini", ha ricordato Breuer, "siamo consapevoli che insieme possiamo fare di piu'". Il sottosegretario Usa ha assicurato che "continueremo a discutere della solida partnership tra Stati Uniti e Italia in diverse indagini e procedimenti in corso". Breuer incontrerà il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, il procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara e il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo.  Nel capoluogo siciliano, il sottosegretario americano rappresenterà il Dipartimento di Giustizia Usa alla cerimonia di commemorazione di Giovanni Falcone: "Spero vivamente che la mia presenza - la presenza del Dipartimento di Giustizia statunitense - alla cerimonia di domenica dimostri al popolo italiano e in particolare alle famiglie del giudice Falcone e del giudice Borsellino che gli Stati Uniti sono impegnati a fondo, oggi come non mai, per continuare a rendere onore a quanto ci hanno insegnato nella lotta contro la criminalità organizzata", ha concluso.

Berlusconi, appena sentite queste dichiarazioni, è andato su tutte le furie e in piena crisi di apnea intellettuale ha chiamato i suoi fedeli autori della legge bavaglio, per cercare di  far smentire almeno in parte il contenuto della presa di distanza del governo USA. Il ministro Alfano è riuscito solo a farsi consegnare una nota stampa che in pratica diplomaticamente asserisce che nessuna ingerenza da parte degli Stati Uniti viene messa in opera sulle “decisioni interne italiane”. Ma l’appoggio americano alla Magistratura italiana in prima linea su questo fronte resta tutto. E non sarà solo simbolica la presenza dell’alto rappresentante della giustizia americana alle cerimonie per l’anniversario della morte di Falcone e Borsellino!

''Alla vigilia della commemorazione dei giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e degli agenti della scorta, mi permetto di rivolgere un appello, da presidente della Regione siciliana, al governo nazionale, ai parlamentari siciliani e meridionali, a tutto il Parlamento e a tutte le forze politiche, a cominciare dal Movimento per l'autonomia che ho contribuito a fondare, affinche' non si pongano limitazioni alle intercettazioni telefoniche''. Lo scrive in una nota il Presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo. Per il governatore le intercettazioni si sono rivelate ''prezioso e insostituibile, spesso decisivo, strumento di lotta alla mafia e alle varie forme di criminalita' organizzata che affliggono in particolare il mezzogiorno d'Italia''. ''Il ddl oggi in discussione al Senato - conclude - mette a rischio indagini e liberta' di informazione. Credo che cambiare strada sia ragionevole, opportuno, necessario''.

Subito dopo, è arrivata un’altra “sassata” contro il muro di gomma, sempre dall’altra parte dell’Oceano. A lanciarla sono stati quei “bricconi” di Freedom House, l’austera fondazione americana che dal 1980 in poi si premura di stilare le classifiche sulla libertà di stampa in tutti i paesi del mondo e che ogni anno ci fa precipitare sempre più giù nella china, verso i paesi più illiberali. Il disegno di legge sulle intercettazioni, ''sostenuto'' dal premier italiano Silvio Berlusconi, ''penalizza la stampa ed e' contrario agli standard internazionali'', sostiene infatti, Freedom House, che il mese scorso aveva piazzato l'Italia al 72esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, ritenendosi “parzialmente liberi”!Il testo ''potrebbe punire i giornalisti per aver riportato un'informazione pubblicamente disponibile o notizie che sono di pubblico interesse'', spiega Karin Karlekar, ricercatore e dirigente di Freedom House a New York in un'intervista a Bloomberg. Non solo. "La previsione di pene così dure nei confronti dei giornalisti va in direzione opposta all'orientamento prevalente di decriminalizzare i reati a mezzo stampa". Poche settimane fa Freedom House ha pubblicato il rapporto annuale, che classifica l'Italia al settantaduesimo posto, insieme a Benin, Hong Kong e India. Dopo, tanto per citare alcuni dei Paesi che ci precedono, Tonga, la Slovenia, il Mali, l'Uruguay, la Lettonia, il Cile. Nell'Europa Occidentale l'Italia è al ventiquattresimo posto, seguita solo dalla Turchia.

Un giudizio dovuto, si legge nel comunicato di Freedom House, "ai crescenti tentativi del governo di interferire con le politiche editoriali", soprattutto per quel che riguarda le emittenti televisive. E infatti il grave punto debole dell'Italia, ha sempre sostenuto Freedom House, è la concentrazione delle emittenti televisive, possedute o fortemente influenzate da Berlusconi. "L'Italia soffre di una concentrazione inusualmente alta - si legge nell'ultima edizione del rapporto - della proprietà dei media, rispetto agli standard europei. Un livello così alto di concentrazione soprattutto nel settore televisivo è fonte di preoccupazione, perché è proprio attraverso la televisione che gli italiani ricevono la maggior parte delle notizie e delle informazioni in genere". Ma la legge in discussione alla Camera colpisce stavolta nel complesso la libertà di stampa, compresi i giornali che erano riusciti a tenersi fuori dal raggio d'azione del governo.
Ma anche dalla più alta autorità di Polizia è uscita una voce di “distinguo”, che deve aver turbato il già inquieto animo del “sultano” asserragliato nel suo Palazzo Grazioli a Roma. Ecco cosa ha detto Antonio Manganelli,, capo della Polizia, in proposito: ''Le intercettazioni sono uno degli strumenti a disposizione degli investigatori, se si intende ridurli o regolarli diversamente deve esserci la possibilita' di far ricorso ad altri strumenti. E in Italia oggi non c'e' un complesso di altri strumenti a cui far ricorso, come per esempio negli Usa''. Una riflessione, dunque, ''cauta'' sull'argomento daparte del prefetto, che guarda pero' con ottimismo alla possibilita' che in Parlamento ''si arrivi, come sembra stia avvenendo, ad un punto di incontro''. Manganelli ha, quindi, messo in guardia dagli che derivano dalle intercettazioni. ''Mi auguro che ci sia  una stretta sull'attivazione di quelle cosiddette a strascico, che non hanno cioe' una mirata consapevolezza. A queste, si aggiunge il cattivo uso successivo, che determina ulteriori abusi, legato alla divulgazione mediatica di fatti, persone, conversazioni e cose che nulla hanno a che vedere con le indagini, i reati e la persona degli indagati''.

Gli ha fatto eco ma con una forte opposizione alla legge bavaglio il Segretario dell’ANFP (Associazione nazionale dei funzionari di Polizia), Enzo Marco Letizia,  in pratica coloro che usano tutti i giorni le intercettazioni come polizia giudiziaria a fianco dei magistrati: "Sul ddl intercettazioni, la Commissione Giustizia del Senato mostra di non aver capito come agisce la criminalita' moderna.In particolare, e' noto agli investigatori che oggi tutti i criminali usano piu' telefoni e cellulari, intestati a soggetti diversi o societa', spesso le telefonate utili per le indagini sono una al mese se va bene, si hanno casi di utenze utilizzate ogni due mesi, percio' 75 giorni al massimo per intercettare sono pochissimi anche per capire il modus operandi dei delinquenti. Per gli ascolti che coinvolgono gli extracomunitari, molte volte i primi venti giorni passano solo per individuare l'interprete che conosca il dialetto degli intercettati. I cittadini, come temono la mafia ed il terrorismo, hanno paura dei rapinatori, ladri, assassini, killer seriali, truffatori, pedofili, violentatori, usurai, spacciatori di droga, estorsori, corruttori e corrotti. Lo ribadiamo: le intercettazioni rappresentano uno strumento indefettibile e indispensabile per l'attivita'investigativa".

Come ciliegina sulla torta, al già grigio umorale Sultano di Arcore, provato anche dalle difficoltà per varare una Manovra finanziaria che entrerà senza chiedere permesso nelle “tasche degli italiani” che già pagano le tasse, ecco poi arrivare la “disobbedienza civile” dei “suoi” giornalisti televisivi.I Cdr di Tg5, News Mediaset, Sport Mediaset, Studio Aperto, Videonews  aderiscono alla propostaindicata dalla Fnsi di organizzare una mobilitazione permanente e diffusa nel territorio che dovra' sfociare in uno sciopero nazionale dell'intera categoria qualora non vengano apportate significative e positive modifiche ai testi in discussione in parlamento sulle intercettazioni. ''A tutti - si legge in una nota sindacale – va riconosciuto il diritto innegabile alla privacy, ma i provvedimenti all'esame del Parlamento pongono ostacoli alla liberta' di stampa e pertanto la nostra iniziativa e' a tutela di tutti i cittadini. Un'iniziativa doverosa oggi, quella della Fnsi e dei giornalisti italiani, come del restoanalogamente venne fatto quando provvedimenti simili furono proposti da una diversa maggioranza politica e da un diverso ministro''.

Che onta! E ora chi lo sente il Padrone di tutte le TV? Credeva di essersi sbarazzato di Santoro dalla RAI, di avere l’opposizione ferita e divisa ai suoi piedi, di aver vinto l’ennesima prova elettorale, di prevedere come  “Mago di Arcore” la fine della crisi economica e il roseo futuro per i suoi sudditi. E invece, ecco che il muro di gomma rischia di sgretolarsi come un paravento di polistirolo negli studi televisivi.E’ proprio vero: a volte non tutte le ciambelle riescono con I buchi! 

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