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Articolo 21 - Editoriali
Notizie di Guerra, Guerra di Notizie
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di Duilio Giammaria*

L??informazione e il conflitto irakeno

Prima ancora che la guerra in Iraq scoppiasse avevamo capito che per il mondo dell??informazione raccontare quegli avvenimenti sarebbe stato molto difficile.

Gli uffici propaganda e disinformazione messi in piedi persino da paesi democratici con solide tradizioni di libertà di stampa facevano presagire che giornali e televisioni sarebbero diventate non solo testimoni ma avrebbero subìto le strumentalizzazioni della guerra di propaganda.

??Notizie di Guerra, Guerra di Notizie? il seminario organizzato a Venezia da RAINEWS 24, che ho avuto l??onore di coordinare, è stato l??occasione di uno scambio di opinioni tra responsabili editoriali di Al Jazeera, Al Arabya, BBC, CNN di alcuni dei principali quotidiani nazionali e agenzie di stampa.

??L??inaccuratezza è una cattiva cosa, ma fare informazione su fatti non verificati è persino peggio?. Sono le parole di Edward Said grande pensatore e intellettuale orientalista, si evidenzia tutta l??angoscia, l??ansia che ciascuno di noi, nello svolgimento del proprio lavoro, ha sperimentato prima o poi, avendo a che fare con le vicende irakene.

Said cita gli  stereotipi usati dalla stampa occidentale nella copertura della rivoluzione khomeinista in Iran ma potrebbe apllicarsi anche alle cronache giornalistiche dall??Iraq che non sempre hanno contribuito a far chiarezza sugli avvenimenti.

Nick Wreen della CNN ha ammesso che anche per il principale network televisivo mondiale le condizioni di lavoro in Iraq si sono talmente degradate da impedire di fatto il lavoro e ??nessun pezzo giornalistico per quanto importante, vale la morte? ha detto.

Nabil Khatib di Al Arabiya ha ricordato che ben 8 giornalisti della rete satellitare araba hanno perso la vita in Iraq: cinque uccisi dai ribelli, tre da soldati americani. ??Non sempre ho sentito la solidarietà della categoria dei giornalisti internazionali ?? ha detto il responsabile di  Al Arabica. ??Penso dovremmo prendere seriamente in esame la necessità di una forte protesta comune contro chiunque minacci la propria attività. Troppo spesso in passato abbiamo facilmente dimenticato gli incidenti e la ricerca delle responsabilità?. Persino noi di Al Arabiya in queste condizioni abbiamo difficoltà a raccogliere e verificare notizie?.

Hervè Brousini di France 3 ha ricordato la difficile scelta fatta dal servizio pubblico francese di ritirare i propri inviati dall??Iraq. ??Il presidente Chirac ci ha confessato che la quantità di uomini e mezzi impiegati dallo stato francese per liberare i due giornalisti rapiti, supera ogni immaginazione. Ma non abbiamo deciso di ritirarci per le richieste di Chirac, ma per la consapevolezza che il lavoro da inviati chiusi in un albergo ha poco senso?.

??Sempre meglio di niente ?? ha risposto Jonathan Baker  della BBC ?? un inviato per quanto recluso ha la possibilità di raccogliere piccoli indizi e umori del paese, senza i quali le cronache sull??Iraq perderebbero ogni freschezza. Casomai dovremmo avere la sincerità di ricordare che il nostro lavoro è limitato?.

Gardenia Trezzini di Euronews ha ricordato i rischi di fare una informazione di seconda mano. ??Il circuito delle immagini fornite dalle agenzie internazionali, immagini girate da freelance irakeni, copre solo in minima parte il bisogno di informazioni che la complessa scena irakena richiede?.

??E?? la conferma che senza contestualizzazione le notizie sono orfane, ha detto Roberto Morrione direttore di RAINEWS 24, credo che l??intera professione giornalistica televisiva debba ricordare che senza la possibilità di spiegare il contesto in cui avvengono, le notizie hanno poche possibilità di essere comunicate correttamente al grande pubblico?.

Io stesso ho ricordato come l??intero sistema informativo sia schiacciato nella morsa della propaganda: ??Nell??impossibilita di verificare le notizie e di percepire reazioni e commenti della gente, l??informazione finisce per esser facile preda dell??orrore dei video messaggi terroristici, ma anche delle notizie,alcune volte corredate da sequenze filmate direttamente dai militari?.

Guido Rampoldi di Repubblica, ha sostenuto che Al Jazeera non sempre ha aiutato il dialogo ??Mi chiedo come mai i videomessaggi dei terroristi  arrivino sempre prima ad Al Jazeera. C??è un qualche tipo di canale privilegiato??.

Imad El Atrache di AL Jazeera ha sostenuto che gran parte delle accuse rivolte alla propria televisione sono spesso fatte da giornalisti occidentali che non capiscono l??arabo. ??Se riusciste a sentire di persona le nostre cronache, vi rendereste conto della nostra imparzialità e correttezza? Imad ha anche smentito le voci che indicano che AL Jazeera sarebbe in vendita.

Mimmo Candito de La Stampa e presidente di Reporters senza Frontiere per L??Italia, ha ricordato l??enorme prezzo pagato dai giornalisti in Iraq: almeno cinquanta le vittime. ??L??Iraq pone questioni fondamentali al giornalismo nel suo complesso, un mestiere che è sempre più sotto attacco e non solo in Iraq?.

Il rapimento di Giuliana Sgrena, è stato ricordato con le toccanti parole della collega del manifesto Marina Forti rappresenta quel che molti di noi hanno avuto una crescente difficoltà a fare: raccontare l??Iraq non solo come un freddo resoconto di guerra, come elenco di attentati, di liste di morti e feriti. L??accorato appello che è venuto dai colleghi di tutto il mondo riuniti a Venezia, conferma che il rapimento di Giuliana rappresenta il problema di tutti i giornalisti di ogni paese, di ogni lingua, di ogni idea: il rapimento di Giuliana è il rapimento dell??intero giornalismo.

L??intera macchina informativa in Iraq è ormai  al collasso. La possibilità di essere testimoni, di verificare i fatti, pongono una limitazione che espone il ruolo dei giornalisti al rischio di farsi portavoce della propaganda delle parti.

Il gruppo di giornalisti internazionali si è impegnato a sostenere tutte le iniziative per difendere la libertà di stampa e si sono dati appuntamento per un nuovo incontro anche in vista della elaborazione di una vera e propria Carta Internazionale dei Diritti dei Giornalisti.

*Inviato Speciale Rai Tg1

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