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Articolo 21 - Editoriali
Il modello P2 e la soluzione finale contro Rai3
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di Loris Mazzetti*

Nel programma della P2, del Venerabile Gelli e del puparo mediatico (il signor B. tessera n.1816), era scritto come sarebbe stata conquistata la tv di Stato: “Dissolvere la Rai-Tv in nome della libertà di antenna ex Articolo 21 della Costituzione”. Questo è dimostrato dai fatti. Chi ha il diritto di accesso nel servizio pubblico è deciso alle cene fatte a Palazzo Grazioli, come è accaduto per le nomine dei direttori della Rai nell’aprile 2009. Tra gli ospiti di Berlusconi, Cicchitto, Quagliarello, Gasparri, Calderoli, ecc. In questo preciso momento l’obiettivo è togliere ai direttori, in particolare a quello di Rai3, l’autonomia editoriale. Il palinsesto presentato da Antonio Di Bella è ben diverso da quello che il dg Masi e il responsabile Marano hanno intenzione di consegnare al cda. In discussione la presenza di Serena Dandini e il nuovo programma di Roberto Saviano e Fabio Fazio. Tutto ciò era estremamente prevedile dopo le intercettazioni della Procura di Trani, dove il premier chiedeva la cancellazione di Annozero e di Parla con me e l’intervento del viceministro Paolo Romani a sostegno del Tg1 di Minzolini e contro il Tg3 e il programma della Dandini: “Parla con me è peggio di Annozero”. Parole che sanno di condanna al rogo per una trasmissione che nella sua seconda edizione è andata benissimo e che ha connotato la seconda serata della Rai. Un po’ come se un arbitro prima della partita dichiarasse che una delle due squadre è quella del cuore. Nelle regole sportive è l’arbitro che viene espulso non una delle due squadre. Di Bella ha presentato un palinsesto autunnale che conferma i quattro appuntamenti settimanali in seconda serata di Parla con me, il dg invece ha risposto con Minoli e i 150anni dell’Unità d’Italia, con l’intendo di ridimensionare la presenza della Dandini in una o al massimo due serate. Nei confronti di Roberto Saviano è in atto un linciaggio mediatico con l’obiettivo di rovinargli la reputazione. Il primo ad iniziare è stato  lo stesso premier: “Gomorra aiuta la mafia”; poi la lettera pubblica della figlia Marina che aveva l’aria più di un licenziamento che di una replica allo scrittore, infine ci si è messo il calciatore Borriello (anche lui dipendente del presidente del Consiglio), con una dichiarazione, in parte corretta il giorno dopo: “Saviano lucra su Napoli”. Il progetto Saviano-Fazio, presente nella programmazione di Rai3 da novembre per quattro serate, è il programma dell’anno che non può e non deve essere messo in discussione, come ha dichiarato il presidente Garimberti, perchè la presenza dello scrittore su Rai3 è sinonimo di qualità.  L’unico dubbio è sulla messa in onda: se di mercoledì o di giovedì, nel caso di un accordo tra Masi e Santoro sul futuro in tv del conduttore di Annozero. Il progetto Saviano, in una televisione indipendente dai partiti e non condizionata dal rancore, del momento, di un leader politico che è arrivato a telefonare in diretta a Ballarò per accusare il vicedirettore di Repubblica di essere uno “spudorato mentitore”, dovrebbe essere considerato il prodotto, non di una rete, ma della Rai, che si esalta di fronte ad un grande autore che ha accettato di fare parte del servizio pubblico, rinunciando ad offerte milionarie, e dotato di grande capacità di stare davanti la telecamera, come ha dimostrato nei due speciali di Che tempo che fa. In una Rai che vuole valorizzare il proprio prodotto, con in onda la coppia Saviano Fazio, Rai3 dovrebbe diventare, per quattro sere, la rete ammiraglia. La domanda che il telespettatore dovrebbe porsi è la seguente: “Cosa significa togliere al direttore di Rai3 l’autonomia editoriale?”  Ne aggiungo una seconda: “Gli attacchi del piduista che si riflettono nel palinsesto del servizio pubblico mettono a rischio solo il futuro della rete considerata l’esempio della qualità televisiva, o la nostra democrazia?

* Il Fatto Quotidiano - 5 giugno 2010

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