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Articolo 21 - Editoriali
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di Gianfranco Silenzi

Tutto sommato un po' di visibilità la dobbiamo anche a Lui, al Cavaliere.
Immaginiamo solo per un attimo cosa sarebbe stato se il padrone dell'etere non avesse deciso di controllare le sei reti televisive più importanti oltre, ovviamente, ad una buona fetta del mercato editoriale.
Infatti, anche i più riottosi, quelli che in buona sostanza ritenevano ormai improrogabile la liberalizzazione della rete di vendita della carta stampata, hanno dovuto far ricorso alla rete delle edicole per garantirsi e garantire il vero pluralismo dell'informazione.

Da destra e da sinistra, nei mesi scorsi, abbiamo avuto conferma di questi nuovi convincimenti. Politici, amministratori, operatori della comunicazione, intellettuali e giornalisti hanno scoperto l'edicola, attribuendole quel ruolo ed quel valore che abbiamo sempre rivendicato. Prima eravamo predicatori nel deserto. Ora, almeno così sembra, siamo direttori di un coro che, giorno dopo giorno, aggiunge altri solisti; importanti solisti.

Non possiamo sottacere che gli stessi giornalisti, per oltre mezzo secolo, hanno ritenuto che il mancato sviluppo del mercato editoriale era da attribuire a quei corporativi dei giornalai, ovviamente guidati dalle rispettive organizzazioni sindacali, rei di non volere l'allargamento della rete di vendita al solo scopo di garantirsi lauti guadagni.

Oggi, forse, possiamo sostenere che la sperimentazione è riuscita a fare quello che noi stessi, per anni, non siamo riusciti a far capire. Tant'è che il massimo esponente di quella categoria, il Segretario generale della FNSI - la Federazione della stampa - Paolo Serventi Longhi, da un po' di tempo va affermando che "la decantata liberalizzazione del sistema non ha dato i risultati sperati e lo stesso aumento oltre i confini delle edicole rischia di rivelarsi un boomerang. Non si può, naturalmente, non sostenere gli sforzi del sistema delle edicole di andare incontro alle esigenze di una utenza dagli interessi diversificati. Sarebbe quindi un errore perseverare nel tentativo di penalizzare un sistema di vendita radicato nel territorio ed attento all'evoluzione della domanda".

Un concetto che lo stesso Serventi Longhi ha riproposto anche nel corso della tavola rotonda, coordinata da Pasquale Galante - giornalista del quotidiano Il Centro - tenutasi a margine dell'VIII Congresso nazionale del SI.NA.G.I., ed alla quale hanno preso parte anche il l'On.le Giuseppe Giulietti (Ass. Articolo21), Renato Salvetti (FIEG), Salvatore Barone (SLC-CGIL), Elio Lannutti (ADUSBEF) e Giancarlo Cinoglossi (USPI).

Un'affermazione condivisa dalle oltre settanta associazioni che hanno sottoscritto il Manifesto per la libertà dell'informazione e della cultura.
A quelle stesse associazioni, ai politici, agli amministratori, agli intellettuali e ai giornalisti ora chiediamo di condividere con noi le ragioni della manifestazione indetta a Roma per fine aprile.

Una giornata di mobilitazione per garantire a questa categoria il giusto riconoscimento di "categoria di servizio" e un contratto rispettoso del ruolo che i giornalai hanno sempre svolto e che  intendono continuare a svolgere nell'interesse generale di chi opera in questo importante segmento democratico del Paese.
Se solo per un attimo ci soffermassimo a riflettere sui contenuti della legge Gasparri con la quale, in buona sostanza, a proposito di risorse da destinare al sistema della comunicazione, si è determinato un profondo squilibrio a vantaggio delle televisioni ed in particolare di Mediaset, a nessuno potrà sfuggire che per completare il mosaico, l'ultimo tassello da sistemare è quello della rete di vendita della carta stampata.
Grazie Silvio, ora tutti hanno capito che il pluralismo non ha bisogno solo di risorse disponibili per tutti i soggetti, dal momento che il processo comunicativo, incominciato con la progettazione del prodotto e proseguito con il reperimento delle fonti e la scrittura degli articoli, non si completa con la stampa bensì con la distribuzione.
Grazie Silvio, ma nessuna illusione.

La categoria ha sempre saputo quale era il suo ruolo ed il perché era giusto che si battesse per difenderlo. Suo tramite, i cittadini tutti hanno potuto mantenersi un po' di democrazia.

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