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Articolo 21 - Editoriali
Crisi economica e futuro. La campagna elettorale anticipata di Berlusconi. Per ora un flop!
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di Gianni Rossi

Da poco più di un mese Berlusconi è entrato in campagna elettorale anticipata, ma i media e i leader politici dell’opposizione non se ne sono accorti.

Stretto in una morsa per lui inconsueta, manovrata dagli scandali della “Cricca” (col fido Bertolaso e “l’ottimo Gianni Letta” sfiorati dai dubbi della magistratura), rinforzata dal “tradimento” di Fini, dal calo vistoso dei consensi demoscopici, dalle proteste diffuse per la legge bavaglio sulle intercettazioni, dalla diffidenza crescente da parte delle maggiori Cancellerie internazionali, e spinta dalla crisi economica e finanziaria, che aveva esorcizzato per due anni, il Cavaliere non si è perso d’animo. Ha sfoderato il suo coniglio dal cilindro magico: “et voilà!”, è sceso nell’agone di una lunga campagna elettorale anticipata. Ed ha scelto con oculatezza i suoi interlocutori. Tutte le assemblee dei settori imprenditoriali lo hanno visto finora protagonista: Confindustria, Federalberghi, Confartigianato, Confcommercio.

Da tutti ha recitato lo stesso copione. Per chi come noi ha seguito le dirette TV, è stato davvero istruttivo! Ad ognuno dei presidenti, Berlusconi ha consegnato la “pre-bozza” del libro azzurro di due anni del “governo del fare”. Con tutti si è complimentato per la loro relazione che era in sintonia con le sue idee e, quindi, non ha “tediato” gli altri “colleghi imprenditori” con il suo discorso preparato, consegnandolo così nelle mani dei rispettivi presidenti, per poi continuare a braccio per un’ora di show (tranne che dalla Marcegaglia, dove al rifiuto dei presenti di vederla promossa ministro, il Sultano c’è rimasto male e ha quasi perso la favella!). Non sono mancate le battute sulle “belle signore”, le barzellette “non sense”, l’autocompiacimento di essere milanista (anche se Moratti ora vince, dopo 15 anni di digiuno con l’Inter, ma solo perché spende più soldi di lui) e di aver “preso gusto” ad essere anche ministro per lo Sviluppo economico (un interinato strabordante di conflitti di interessi, che nessun organo istituzionale di garanzia ha finora stigmatizzato!).

Berlusconi imprenditore, albergatore, artigiano e commerciante, non un “politico di professione”, dunque, ma anche uno che dà del tu ai grandi del mondo, che risolve tutte le crisi internazionali (finanziarie, belliche, e quant’altro!), che però ha un grande cruccio: in Italia non riesce a governare perché non ha poteri, ha contro di sé la Costituzione , fatta di lacci e lacciuoli messi lì ad arte dai “catto-comunisti” dopo la dittatura (ma non ricorre mai alle categorie storiche di Mussolini, fascismo e Resistenza); i magistrati, poi, vogliono ribaltare il consenso popolare ricevuto dalle urne e ad ogni legge ricorrono alla Corte Costituzionale (che “è notoriamente di sinistra”!) per farle abrogare; una lobby della stampa pubblica di continuo robaccia contro di lui e i suoi collaboratori, grazie alle innumerevoli “ingiustificate” intercettazioni telefoniche, che sono il frutto di milioni di telefoni sotto controllo.

Ecco allora la richiesta di rinnovare la fiducia in lui, di seguirlo ancora nella strada della “semplificazione” costituzionale, abrogando leggi e regole, combattendo il comunismo ovunque si annidi, diffondendo ottimismo e positività sul futuro roseo che verrà, anzi che è già qui, ma che il disfattismo e il catastrofismo di certa stampa, dell’opposizione e di qualche sindacato cerca di fermare. Sembra, nella sua ritualità da prim’attore consumato di una “compagnia dell’arte”, che fa il giro dei teatri di periferia con lo stesso copione logoro, appunto un “clone di Serie B” del Berlusconi del 1994, quando inondava le redazione dei TG con le sue cassette video preregistrare nello studio, finta casa con finta libreria alle spalle. Ma non è così!

E non è nemmeno così nelle reazioni dei suoi uditori, la stessa musica di quando cavalcò le campagne elettorali trionfanti del 2001 e del 2008. In realtà, gli effetti sonori provenienti dalle platee affollate di queste assemblee sono meno scroscianti, gli applausi sono di cortesia, i timori per la crisi galoppante e per l’usura del personaggio sovrastano le speranze di rivedere un “uomo solo al comando”. Sembra crescere anche il dubbio in gran parte di questi settori, comunque con lui solidali, che la continua e pressante richiesta di più poteri possa sfociare in qualche avventura pericolosa, incontrollabile. E poi, oggi, più che nelle altre edizioni di governi passati, Berlusconi ha una maggioranza di acciaio, che nessun governo della Repubblica ha mai avuto. E allora questi settori imprenditoriali, suoi “elettori di fiducia” si domandano: ma se ha una maggioranza così ampia, perché non ha affrontato e risolto i problemi a noi cari in questi due anni? Cosa vuole di più? Forse, non è in grado di governare, come alcuni osservatori neutrali cominciano a riconoscere?

Da una parte, comunque, Berlusconi batte le platee dei suoi “colleghi imprenditori”, dall’altro cerca nuove strade inserendosi di autorità nella Rete, apparendo sui Social Network, per cercare di conquistarsi le nuove generazioni. Anche qui,c’è aria di campagna elettorale. Ma anche in questo caso, è proprio quest’aria che non convince! Gli andrebbe ricordato che i milioni di “navigatori” dei Social network sono molto “anarcoidi”, poco propensi al coinvolgimento politico, molto dediti allo scambio anche ironico di comunicazioni a tutto campo. Ed uno dei principali soggetti “di dileggio mediatico” proprio lui! E poi la Rete non produce matematicamente consenso politico-elettorale!Berlusconi, inoltre, è “lento” e non è “rock”, per utilizzare categorie care a Celentano.

Berlusconi irrompe sulla Rete come un vecchio prodotto dell’era analogica, diffidente della concorrenza globale, mentre  la tecnica digitale del “domanda e risposta multipla, diretta” non è roba per lui. Per il Mago di Arcore è valido solo il sermone, il monologo, la presenza scenica da capocomico di cabaret, che fa finta di dialogare con qualcuno del pubblico, ma in realtà è già tutto preparato nel suo copione e l’interlocutore spesso è una sua spalla ben mimetizzata tra la folla.Nonostante questo, Berlusconi, non si capisce da chi consigliato, prosegue la sua campagna. All’appello manca ancora l’assalto mediatico nelle tv e nelle radio, che ormai controlla senza più intralci legislativi e burocratici. Quando vuole irrompe con le telefonate, ma certo ha in serbo lunghe interviste-scendiletto, monologhi camuffati da “confronti”.Oppure si creeranno momenti di cronaca a lui confacenti, eventi spettacolari irrituali. L’importante è portare a casa, entro la fine di luglio la manovra “lacrime e sangue”, che lui non avrebbe voluto, ma “è l’Europa che ce lo chiede”, e la legge bavaglio affinchè tutti gli italiani “non siano più spiati in casa loro”!

Poi, arriveranno la controriforma per scardinare il potere giudiziario e le leggi per aggirare le norme costituzionali a lui “indigeste”, perché bloccano lo sviluppo delle imprese.Quindi, le elezioni anticipate in primavera, sotto la cappa grigia della “disinformazione di massa” e il silenzio tombale delle voci critiche e contrarie. Qualcuno si è accorto nell’opposizione che i “golpe” non si fanno solo con le armi, le polizie segrete sguinzagliate e il ricorso al confino e all’esilio?

Nell’era di Internet, basta chiudere il rubinetto dell’informazione libera e occupare gli spazi della comunicazione con un “pensiero dominante”, ecco che un regime si instaura e si ramifica. E per cambiarlo si può solo sperare nell’arrivo degli “Alleati”, delle nazioni più progredite e libere. Ma non sempre i sogni si trasformano in realtà: spesso prevalgono gli incubi!

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