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Articolo 21 - Editoriali
Sciopero della Cgil: e Bologna tornò''la Rossa''
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di Gaetano Alessi

Bologna torna per un giorno ad essere “la Rossa”. Invasa dalle bandiere della Cgil che hanno eletto  la città medaglia d’oro per la Resistenza come sede dello sciopero generale dalla confederazione sindacale guidata da Epifani. Grande la partecipazione che, nel classico balletto di cifre, vede la Cgil dichiarare centomila presenze mentre per la questura non si superano le quindicimila unità. Ma il consenso popolare c’è ed è forte lungo i  cortei che hanno invaso Bologna e che hanno riempito oltre la capienza la non piccola Piazza Maggiore e tutte le strade adiacenti. Sul palco insegnanti precari, lavoratori della Fiom, giornalisti. Sotto il palco un crogiuolo di bandiere. Rifondazione comunista, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito democratico, con il segretario cittadino Raffaele Donini,  il Pmli, il Partito comunista dei Lavoratori e ancora tante sigle di associazioni che hanno voluto manifestare apertamente l’adesione allo sciopero.

“Siamo la confederazione che difende i lavoratori”, gridano dal palco, mentre tra la gente si percepisce una rabbia diffusa. “Ho fatto un gran numero di assemblee – dice Andrea Carrà che si occupa per la Filcams di Bologna della grande distribuzione e posso affermare che il malessere è diffuso e che oggi in piazza c’è gente che un anno fa non ci sarebbe stata”. Come sempre i cartelli sono preda dei fotografi, il più gettonato recita: “Berlusconi porta sfiga, almeno con Prodi abbiamo vinto un mondiale”.

 

Ma in una piazza delimitata dagli stand che distribuiscono acqua, in questa caldissima giornata di Giugno, sono i toni della vicesegretaria generale della CGIL Susanna Camusso a riscaldare gli animi: “Oggi scioperiamo contro una manovra sbagliata, per cambiarla. La nostra bussola è la Carta costituente che vorrei ricordare a chi afferma che è “vecchia” che è molto più giovane del Presidente del consiglio. Noi abbiamo alle nostre spalle 600 giorni di fiabe da parte del governo che negava la crisi – aggiunge la Camusso – ora ci troviamo di colpo con la fiaba finita e con davanti 60 giorni per cambiare una manovra che solo i lavoratori dovranno pagare. Noi abbiamo sempre denunciato tutto, abbiamo lottato e fatto proposte nel silenzio generale e da soli. Ma con la testa alta e con la convinzione che lavoro e diritti non possano essere scissi come nel caso di Pomigliano.

 

E’ un fiume in piena la rappresentante sindacale che tocca tutti i temi della manovra e poi rilancia. Servono soldi? Aumentiamo la tassazione sulle rendite finanziarie, colpiamo gli evasori fiscali, facciamo pagare chi ha di più e salvaguardiamo invece chi ha solo mille euro al mese di salario. Sulla legge bavaglio un altro passaggio che cattura l’attenzione generale. Saremo il primo luglio a Roma con tutte le associazioni che si battono contro la legge bavaglio. In un paese democratico diritti e libertà devono andare di pari passo. La piazza, che non riesce a contenere il corteo che arriva da ponte Galiera, diventa sempre più viva ed esplode quando la prossima segretaria generale della Cgil con la voce roca grida: “Viva la Cgil, viva i lavoratori”. Oggi Bologna riscopre una “centralità” sul lavoro da tempo sbiadita e forse segna l’inizio di una nuova stagione del sindacato che fu di Giuseppe Di Vittorio.

 

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