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di Coordinamento Primoluglio
Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Procura distrettuale antimafia di Palermo. Che ne pensa del Ddl Alfano sulle intercettazioni?
La nuova legge sulle intercettazioni rischia di dare un colpo durissimo alle chances investigative che la magistratura e le forze dell’ordine hanno soprattutto nei confronti della criminalità organizzata, ogni forma della criminalità organizzata: la criminalità mafiosa, la criminalità economico- finanziaria. Anche quella che potremmo chiamare criminalità politica, cioè quella della corruzione politico-amministrativa.
Negli ultimi decenni le intercettazioni hanno costituito uno degli elementi più importanti per scoprire i reati spesso anche di appartenenti alla classe dirigente.
Senza intercettazioni penso che magistrati e rappresentanti delle forze dell’ ordine sono più disarmati, i cittadini sono sicuramente più deboli contro ogni forma di criminalità organizzata.
Peraltro ci sono anche degli aspetti che colpiscono il diritto di cronaca, la libertà di stampa, e quindi direttamente un altro diritto costituzionale dei cittadini che è il diritto di essere informati su come vengono amministrati i pubblici poteri.
Sono stati fatti tanti numeri su queste intercettazioni. Si è detto “siamo tutti intercettati”…
Si è parlato di stragrande maggioranza degli italiani, di sette milioni, otto milioni di italiani: cifre assurde, quando invece gli italiani intercettati sono soltanto tra venti e trentamila l’anno, che mi pare una cifra che è in media, considerato anche quanto sia dilagante la criminalità organizzata in Italia.
Ci sono molte favole, molte leggende, molti luoghi comuni fuorvianti. Credo che gli italiani debbano essere soprattutto informati, mentre sono per lo più sempre disinformati.
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