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Articolo 21 - Editoriali
Antitrust: non prendiamocela con il nominato
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di Montesquieu

Câ??è un metodo sbagliato, quando si discute di una nomina importante che lascia qualche perplessità, ed è quello di prendersela con il nominato. Parliamo, in questo caso, di nomine ai vertici di organismi istituzionali, per definizione indipendenti o di garanzia. Le autorità, per fare un esempio. Ai nominati va comunque dato, normalmente, il riguardo di un giudizio sullâ??operato, e non di un pregiudizio. A chi nomina, il peso della responsabilità, con una piccola cessione della medesima a chi ne sia stato preventivamente informato e non abbia mosso alcuna obiezione. Così deve essere per il nuovo presidente dellâ??autorità complessivamente più importante, quella della concorrenza e del mercato.

Più importante per un recupero di vitalità della nostra economia, frenata proprio dagli scarsi livelli di mercato e di competitività; ma, da qualche tempo, divenuta ancor più importante per i nuovi compiti di vigilanza sui conflitti di interesse.  Che, quando esistono, sono esattamente un pesante freno alla concorrenza ed al mercato. Non è quindi questo il momento di giudicare il nuovo presidente dellâ??Antitrust; per ora ci sono il suo brillante curriculum, la sua collaborazione con ministri di qua e di là, le sue frequentazioni. Correttezza vorrebbe però che, per eccesso di zelo, non lo si collocasse tra i diretti collaboratori di Dâ??Alema, presidente del consiglio. Stare in un dipartimento di palazzo Chigi non è proprio la stessa cosa che collaborare con il capo del governo. Così come sembrano frutto di un eccesso di zelo le molte dichiarazioni di fede nel personaggio da parte di maestri della politica, dellâ??imprenditoria, della scienza giuridica, dellâ??economia, del giornalismo. Aspettino anche loro, e giudichino sulla base del suo operato.

Quello che ci si può chiedere, oggi, è se al capo del governo in carica sarebbe piaciuta la nomina, da parte dei presidenti delle Camere, del segretario generale, per esempio, del governo Prodi. Curriculum altrettanto brillante, nessuna contaminazione politica pregressa, e quantâ??altro. Eâ?? probabile che non gli sarebbe piaciuta: non gli sarebbe piaciuta perché è legittimo, quasi automatico pensare ad un rapporto di fiducia â?? lo dice la dottrina stessa, ed è normale che sia così â?? tra il capo del governo e il suo primo, più diretto collaboratore nella amministrazione pubblica. Per questo, unâ??attesa perplessa è lâ??atteggiamento che ci sembra più ragionevole in questo caso. Perplessa, lo ripetiamo, per lâ??incarico di provenienza del nuovo presidente. Ma perplessa anche, e non meno, perché questa scelta sembra avere addirittura riabilitato, risciacquato le due precedenti nomine alla medesima autorità. Che, lo ricordiamo -  è questione di un mese fa o poco più - erano state sepolte da un coro di critiche da tutte le provenienze. Possibile che oggi, su un tema incandescente come i mille conflitti di interesse del capo del governo, la nomina di un collaboratore dello stesso produca addirittura questo effetto taumaturgico?

Ricordiamo, a costo di essere noiosi, che la storia si ripeterà di qui a poco per lâ??altra autorità cui sono demandati controlli e sanzioni in tema di conflitti di interessi: quella sulle comunicazioni. Con lâ??aggravante, almeno formale, che la scelta del presidente spetta nientemeno che al capo del governo.  Câ??è una cosa che lâ??opinione pubblica â??liberaleâ? - quella che, di destra, di centro, di sinistra,  vive con angoscia lâ??anomalia della politica italiana e la sua continua espansione -  non potrà mai perdonare allâ??opposizione: un supplemento di distrazione sul tema del conflitto di interessi, ormai divenuto una sovrapposizione tra interessi di tutti e interesse di uno solo. Un supplemento di distrazione nel non risolverlo, in caso di vittoria alle elezioni; ma anche un supplemento di distrazione nel non denunciarlo e nel non contrastarlo, con tutti i mezzi possibili e con tutto il rigore che la questione merita, finchè si è allâ??opposizione.

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