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Articolo 21 - Editoriali
L'intervento di BRUNO PESCE coordinatore vertenza amianto
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di redazione

Grazie per averci invitati e darci questa opportunità. La nostra Associazione, con CGIL,CISL,UIL, rappresenta la stragrande maggioranza delle 6000 parti lese del processo ETERNIT, - famigliari di oltre 2200 morti e oltre 800 ammalati (asbestosi, tumore del polmone e mesotelioma).

 Anzitutto, vorremmo rilevare che da decenni noi (e non solo noi) stiamo chiedendo una politica in favore delle vittime , di cui la costituzione di un fondo in favore delle vittime dell'amianto, in particolare per i cittadini morti a causa dell'inquinamento ambientale da amianto di cui solo a Casale M.to sono oltre 500 e le ex lavoratrici e lavoratori oltre 1000.

 Da anni, invece, assistiamo ad un impegno straordinario e costante di una parte molto consistente della politica così come del n/s Governo, atto a rafforzare  diritti, garanzie e tutele per gli imputati (quelli particolarmente eccellenti).

 Sulle sofferenze e sul danno subito dalle vittime dei reati, non si “spende” , in sostanza, neanche un minuto delle azioni parlamentari e di governo del n/s paese!

 Nel merito dei provvedimenti legislativi sulle intercettazioni e sui limiti e divieti che verrebbero posti sulla cronaca giudiziaria, vorremmo considerare:

se questa normativa annunciata fosse stata in vigore prima del maxi processo penale in corso a Torino, nei riguardi dei due proprietari della multinazionale svizzero-bega ETERNIT – il barone belga Louis de Cartier de Marchienne e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, accusati di disastro ambientale doloso permanente dal procuratore Dott. Raffaele Guariniello e collaboratori, in base ad una eccezionale indagine sugli stabilimenti di Casale M.to, Cavagnolo (TO), Rubiera (RE) e Bagnoli (NA): sarebbe potuto rientrare nel blocco dell'informazione e quindi non si sarebbe saputo delle stesse dimensioni di questo immane disastro e quindi non ci sarebbe stata la vasta mobilitazione in Italia e non solo, il recupero dei dati, documenti, parti lese, ecc. in tutta la fase (4 anni) della corposissima indagine.
Persino il sistema di spionaggio, messo in atto dall'imputato svizzero, nei confronti dei Sindacati , Associazioni ed Istituzioni impegnate nella lotta contro l'amianto e di tutela delle vittime, si sarebbe venuti a saperlo solo a processo iniziato e non anni prima.
Se ad esempio questa indagine si fosse conclusa senza l'avvio del processo, non si sarebbe venuti a conoscenza dei dati estremamente drammatici dell'indagine stessa, senza quindi nessuna eco anche negli altri Paesi (¾ del pianeta) dove ancora lavorano l'amianto, prenotando alla morte ulteriori centinaia di migliaia di lavoratori e cittadini e noi avremmo avuto ancora operante oggi, in casa nostra in Casale, e infiltrata anche nella nostra Associazione e nel Sindacato, una spia  (una commercialista di Casale M.to) pagata da uno degli attuali imputati!

 Ci pare dunque ovvio come sia essenziale per la Giustizia e soprattutto per lo stesso sistema democratico, conoscerne, da subito, cioè dall'inizio delle indagini, gli specifici contenuti, anche per evitare che i reati ed azioni dannose vengano portati avanti ulteriormente. Si tratta, quindi, di un sacrosanto diritto all'informazione in generale, ma anche di salvaguardare diritti elementari nei riguardi della parte ovviamente più debole, cioè, la vittima del reato.

 Le morti da amianto in Italia sono circa 3000 all'anno di cui solo a Casale  M.to sono ormai oltre 50 all'anno i mesotelioma pleurici e peritoneali. E questa, per noi, un'occasione importante per reclamare nei confronti delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e del sistema pubblico e privato  dell'informazione, di occuparsi finalmente in modo degno delle morti sul lavoro ed ambientali e quindi anche di questa che per noi è una grande tragedia, ma, crediamo anche, una grande battaglia di civiltà.

      Associazione Famigliari Vittime Amianto

      
Coordinatore Vertenza Amianto:  Bruno Pesce

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