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Articolo 21 - Editoriali
Lo Stato c'è, soprattutto per Mediaset
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di Antonio Di Pietro

Quando uno Stato arriva a tagliare 256 euro al mese per la pensione di un disabile e 450 euro per l’accompagno, così come sancito da un emendamento governativo alla manovra, allora lo Stato, inteso come organo che tutela la comunità, cessa di esistere.

Quando uno Stato taglia la cultura e l’istruzione al punto tale che le scuole pubbliche devono ricorrere a collette private per imbiancare un muro, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando uno Stato lascia in mezzo ad una strada un terzo dei giovani in età lavorativa, e intanto vuole approvare una vergognosa legge sulle intercettazioni, ha già approvato quella sul legittimo impedimento e vuole estendere il lodo d’impunità anche ai ministri, come già fatto per il Presidente del Consiglio, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando uno Stato non incentiva le imprese italiane a produrre nel nostro Paese ma con una pressione fiscale insopportabile del 43,2% (più una serie di dazi, oboli, ive e gabelle che non rientrano in questo computo), le costringe a delocalizzarsi, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando potere politico ed economico si saldano per interessi che esulano dal bene dello Stato e dei suoi cittadini, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando un’azienda privata come Mediaset, di proprietà del Presidente del Consiglio, dichiara un’esplosione di utili nel primo semestre 2010, grazie all’affossamento del concorrente pubblico, cioè la televisione di Stato, e grazie al conseguente travaso di investimenti pubblicitari che ne deriva, allora lo Stato cessa di esistere.

Quando l’informazione e gli organi di controllo (Antitrust, Consob, Agcom) non garantiscono più gli equilibri democratici e di mercato all’interno dello Stato, allora lo Stato cessa di esistere.

In Italia non c’è più la concezione di Stato e dell’ordinamento giuridico politico che esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti a esso appartenenti. Siamo in mano ad un governo che si è organizzato in cricche al fine di operare a scopo di lucro personale; che ha snaturato il sistema dell’informazione italiana ridotta a produrre esclusivamente propaganda per mano di burattini privi di professionalità catapultati nei punti nevralgici dell’informazione pubblica e privata.

Ma quando lo Stato cessa di esistere, quando lo Stato non tutela più i propri cittadini, allora ognuno è libero di interpretare le regole come meglio crede, di pagare le tasse nella misura che ritiene equa in relazione ai servizi che riceve, di andare in edicola e agguantare una copia di un quotidiano che già paga tramite i finanziamenti pubblici, di non pagare il canone Rai finché c’è Minzolini. Ma questa non è la strada da prendere.

L’Italia dei Valori vuole costruire un’alternativa che possa salvare il nostro Paese. Nel frattempo, chiunque voglia tutelare il futuro dei propri figli, eviti di investire in pubblicità o di fare affari con le aziende del Presidente del Consiglio, almeno finché questi non avrà affrontato tutti i processi che riguardano lui e le sue aziende.

Berlusconi decida cosa vuol fare da grande, se il Presidente del Consiglio o il faccendiere di famiglia. Ora sta facendo l’imprenditore e utilizza il suo ruolo istituzionale per fini personali.

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