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Articolo 21 - Editoriali
Tagli all’editoria, alla cultura e allo spettacolo. L’intervento in aula sulla manovra finanziaria del senatore Vincenzo Vita
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di Redazione

“Signora Presidente, sollevo una questione innanzitutto di metodo. Mi rivolgo al Governo e al presidente della 5ª Commissione, senatore Azzollini, relatore di tale complesso testo. In verità, stiamo conducendo un dibattito su un testo diverso da quello sul quale poi il Governo chiederà la fiducia, che è già stata anticipata: il maxiemendamento”. Esordisce così il senatore Vincenzo Vita nel suo intervento in aula sulla manovra finanziaria.
“Mutatis mutandis, l'articolato di cui stiamo discutendo assomiglia al «Fermo e Lucia»: «I Promessi Sposi» devono ancora arrivare. Quando arriverà un testo, lavato in Arno e chissà dove altro, in quale Arcore o in quale casa del Premier qui vicino, chissà cosa sarà.
Presidente Bonino, il mio intervento potrebbe essere declassato ad archeologia, perché mi riferisco - chissà - ad una speranza, molto recondita: ossia, che ancora sopravvivano nel maxiemendamento ipotesi testuali su cui tanto si è discusso e che non sono una caparbia velleità di chi sta parlando, ma che   ve lo anticipo con molta umiltà   rappresentano un'opinione molto diffusa.
Vi è il taglio virulento, spietato, senza alcuna possibilità di recupero, della cultura, alla cultura, della comunicazione, alla comunicazione. La riduzione di trasferimenti alle Regioni, presidente Azzollini, è pari a 4 miliardi di euro per il 2011 e a 4,5 miliardi per gli anni successivi; i tagli alle Province sono pari a 300 milioni di euro per 2011 e a 500 milioni per il 2012 e per gli anni seguenti; per i Comuni vi è un taglio di 1 miliardo e mezzo per il 2011 e di 2 miliardi e mezzo per il 2012 e per gli anni successivi; 50 milioni di euro all'anno è il taglio per il Ministero dei beni culturali in attività che riguardano la tutela e la valorizzazione, quindi l'Italia, che è fatta in gran parte di beni culturali.
Ho aggiunto tali dati a quelli che più frequentemente riportiamo, che comunque qui ripeto: il taglio del 50 per cento del finanziamento dei 232 enti culturali (quelli nelle tabelle), grandi e straordinari o meno grandi, ma non meno straordinari e importanti; il taglio secco, senza alcuna pietas, per l'Ente teatrale italiano, con un risparmio   udite, udite   di 164.671 euro, che lei, presidente Azzollini, sa essere circa quello che costa una cena tra amici per voi, che in genere andate in ristoranti di una certa quotazione.
Dunque, l'Ente teatrale italiano, il teatro pubblico italiano, che assomiglia e fa quello che fanno tanti altri consimili in altri Paesi, è tagliato.
Concludo con il comparto dell'editoria: nelle prossime ore sono a rischio 100 testate, perché il Fondo per l'editoria, che si supponeva potesse andare avanti almeno per due anni, viene tagliato selvaggiamente. Tutto ciò sarebbe stato risolto ad abundantiam, con finanziamenti anche per altri settori, se si fosse fatta la gara per le frequenze digitali, come negli altri Paesi - ad esempio la Germania - che investono in cultura anche se fanno una manovra economica più forte della nostra: si sarebbero incassati 2 miliardi di euro, ma quell'emendamento non passò, e pro tempore c'è sempre Silvio Berlusconi a curare anche le aziende che lo riguardano”.

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