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Articolo 21 - Editoriali
Mistero Puffo
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di Piero Ricca

Mi piacerebbe che almeno i lettori di qualche blog conoscessero la cronologia del "caso" del "buffone" a Berlusconi. 

Il 5 maggio 2003, in un corridoio di Tribunale trasformato in palcoscenico della favola nera "Vittima della Malagiustizia", un cittadino italiano contesta la condotta pubblica del signor Berlusconi esortandolo a farsi processare, a rispettare "la legge, la costituzione, la democrazia e la dignità degli italiani", e definendolo "buffone".  Il presidente del Consiglio in carica ordina l'immediata identificazione di quel cittadino e poi lo querela per "ingiuria aggravata".  Il medesimo personaggio, il 7 maggio 2003, afferma che quella contestazione è "un agguato mediatico, studiato, preparato con il tg3". 

L'8 maggio 2003 il direttore generale della Rai Flavio Cattaneo invia ispettori aziendali a Saxa Rubra nella redazione del tg3, a verificare la tesi dell'agguato.  Quella tesi si rivela infondata, l'ispezione viene ritirata, ma nessuno chiede scusa, e nessun giornalista ne chiede conto all'accusatore. 

Il 13 maggio 2003, a Bari, il presidente del Consiglio in carica, di fronte a nuove contestazioni, afferma: "Ho dato mandato all'avvocatura dello Stato di perseguire penalmente chiunque rechi offesa alla presidenza del Consiglio". 

A gennaio 2004 la procura di Milano chiede l'archiviazione, ma l'avvocatura dello Stato si oppone e il Gip Adriana Pizzonia fissa l'udienza. 

Il 15 novembre 2004, davanti al giudice di pace di Milano Lidio Morone, l'avvocato dello Stato Michele Damiani, con delega scritta del sottosegretario Gianni Letta, chiede di costituirsi parte civile, con richiesta di risarcimento danni all'Istituzione di 50.000 euro.  Il giudice di Pace esclude dalla causa la presidenza del Consiglio in quanto l'ipotesi di reato non tocca l'Istituzione. 

Il 17 dicembre 2004 quel cittadino spiega in aula le ragioni della sua critica politica, ribadendo concetti già espressi in molte sedi di dibattito pubblico.  Il 18 febbraio 2005 su richiesta del pubblico ministero onorario Enrica Marinelli il giudice di Pace condanna quel cittadino a una multa di 500 euro, pena minima per il reato di ingiuria.   L'imputato annuncia ricorso, "per difendere il diritto di critica". 

Nel frattempo la Polizia di Stato ha più volte, senza giustificato motivo, limitato la libertà individuale di quel cittadino, incensurato.  E numerosi opinionisti e politici che sostengono l'attuale Governo hanno denigrato e criminalizzato, senza possibilità di contraddittorio, un cittadino che ha espresso il suo dissenso. Per il ministro Giovanardi, ad esempio, quel dissidente sarebbe un "violento fascista". 

Alcuni di questi si sono spinti oltre: "Ci vuole la gogna, le legnate, gli schiaffi", ha sostenuto Marcello Veneziani, consigliere di amministrazione Rai, il 19 febbraio 2005, sul quotidiano Libero.  Naturalmente io ora mi scuso con i Buffoni per l'indebito accostamento.  

Evviva la libertà senza padroni di Casa!

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