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Articolo 21 - Editoriali
Anche a Como l'impegno per la libertà di informazione
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di Nello Rinaldi*

Le norme sulle intercettazioni, il controllo dei Tg della TV pubblica, il lodo Alfano, i tagli alla scuola e alla cultura, le vecchie e nuove cricche, le rinate logge massoniche dedite alla corruzione e ai ricatti rappresentano alcuni preoccupanti  segnali di involuzione del nostro paese che vive oggi una crisi profonda,  non solo di natura economica, ma anche sociale e soprattutto morale.
Di fronte ad un quadro siffatto una classe politica e di governo responsabile e avveduta agirebbe in funzione di un superamento della situazione data, invece di perdersi in un chiacchiericcio politico     ( abilmente alimentato da buona parte dei mass-media pubblici e privati ) inconcludente e nefasto, che non riesce a mettere a fuoco la realtà delle cose e non è in grado di indicare la via d’uscita da una condizione che appare sempre più complessa e dai risvolti incerti.
E’ del tutto evidente che la classe dirigente che guida attualmente l’Italia sta semplicemente accompagnando il nostro Paese  verso un  declino che appare inevitabile e non si mostra all’altezza del compito che è chiamata a svolgere: sparge facili ottimismi, annuncia misure salvifiche, ridimensiona la gravità dei problemi, rassicura e promette un futuro da sogno, ma di interventi importanti e mirati a risolvere la crisi e ridare stabilità al paese neppure l’ombra. E non c’è bisogno di cambiare la Costituzione, come vorrebbe il Presidente del Consiglio, per intervenire nel merito dei problemi che abbiamo di fronte. Non ce n’è davvero bisogno. La nostra Carta Costituzionale ha garantito per sessant’anni sviluppo, libertà, democrazia, convivenza civile.  L’obiettivo vero di chi è al potere oggi è, a mio avviso, un altro: mettere in discussione  l’assetto politico –costituzionale del paese per dare uno sbocco populista e plebiscitario alla crisi. E per fare ciò occorre cambiare le basi della nostra democrazia – e ci stanno tentando - , ridurre i suoi spazi nella sfera pubblica e privata e concentrare il potere politico nelle mani di poche persone che decidono per gli interessi di oligarchie e affaristi di ogni genere. Non certo per l’interesse del popolo in nome del quale parlano.
A me pare che in questa logica, semplicemente abbozzata, si inserisca il tentativo del Presidente del Consiglio e del centrodestra di limitare la libertà di stampa e d’opinione ( limpidamente sancita nell’art. 21 della Costituzione ) e della libertà d’indagine della magistratura.
La cosiddetta “ legge bavaglio”, anche se dovesse essere migliorata rispetto al testo presentato in parlamento, raggiunge comunque gli  obiettivi sopra citati. Essa, infatti, colpisce chi indaga, per evitare che nuovi scandali emergano nel tempo e mettano in difficoltà uomini di potere e di governo, e chi – la stampa, i mass- media liberi - racconta le storie di corruzione e di mafie che vengono fuori numerose ogni giorno, mostrando il vero volto di uomini corrotti e senza scrupoli  che  tramano all’ombra del potere, e perfino dentro le stanze del potere,  per perseguire fini ben diversi da quelli che le cariche pubbliche loro affidate imporrebbero.
Il tentativo di limitare la libertà di stampa nel nostro paese preoccupa non solo i cittadini italiani che amano la democrazia e la trasparenza nelle attività pubbliche: ma anche i nostri alleati e amici all’estero.  Preoccupano  gli USA, che con il viceministro alla giustizia, Larry Bauer, fanno sentire la loro chiara voce di dissenso verso” una legge che rischia di indebolire la collaborazione transatlantica nella lotta contro la mafia, la criminalità e il terrorismo”, e preoccupa L’ONU, che chiede all’Italia di cambiare la legge sulle intercettazioni  o addirittura di ritirarla, come sarebbe giusto e auspicabile.
Dal canto nostro, come Comitato in difesa della Costituzione, impegnato da anni a mantenere vivi nella coscienza della popolazione comasca i principi e i valori contenuti nella prima parte della Costituzione, libertà di stampa in primis, chiediamo a tutti i democratici, sia individualmente e sia come associazioni, comitati ecc., di attivarsi in tutti i modi possibili affinché la proposta di legge sulle intercettazioni venga ritirata dal governo e di dare un contributo, in termini di tempo  e di partecipazione, alla mobilitazione e alle iniziative che in autunno  si organizzeranno in difesa non solo la libertà di stampa e di opinione, ma  dell’intero sistema democratico del nostro paese, che rischia di scivolare, come si accennava in precedenza, verso una sponda di tipo populistico e plebiscitario.   

*Coordinatore del Comitato in difesa della Costituzione- Como. 

 

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