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La protesta silenziosa dei lavoratori del Nms
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di Simona Silvestri
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L’Nms, tra i maggiori poli di ricerca farmaceutica della Lombardia, è in crisi. Una crisi molto più silenziosa di quella dei lavoratori che occupano le fabbriche, perché in questo caso a farne le spese sono i ricercatori. La Rappresentanza sindacale unica del centro di ricerche oncologiche da settimane sta denunciando il comportamento dei vertici. La situazione è critica. Dopo essere stato salvato dalla chiusura la scorsa primavera, l’Nms è, infatti, oggetto di un piano di ristrutturazione industriale del quale non si conoscono i dettagli e i contenuti. La paura è che siano in arrivo molti licenziamenti, alcuni dei quali sono già iniziati. Il 26 ottobre è stato il turno di tre lavoratrici degli enti centrali, colpevoli di appartenere a uffici la cui attività è stata affidata a unità esterne al Nms. Secondo le previsioni dei sindacati, tuttavia, a rischio potrebbero esserci circa seicento posti di lavoro. A rendere più difficile la situazione è il fatto che molti di questi lavoratori non abbiano ancora raggiunto i requisiti di anzianità per accedere al pensionamento.
La Rsu ha denunciato che "l'Azienda continua nella sua immotivata e unilaterale politica contro i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori di Nerviano", e ha annunciato "un'ora di sciopero, come una delle prime iniziative in risposta all’episodio". I sindacati chiedono azioni concrete dell’azienda da parte della regione, contro una politica di ristrutturazione “che invece di adoperarsi per evitare un'altra situazione di crisi insiste con atti volti solo a umiliare e intimidire le lavoratrici, i lavoratori e il sindacato".
La protesta silenziosa dei lavoratori del Nms per ora ha occupato le pagine delle cronache locali, ma non è da sottovalutare. Soprattutto se si considera che nella sola Lombardia, nel decennio tra il 1996 e il 2006, la ricerca ha perso circa 8.000 posti di lavoro. A renderlo noto un’indagine della Cgil di Milano.
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