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Articolo 21 - Editoriali
Berlusconi Ciampi: é stato scontro istituzionale?
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di Montesquieu

Quindi, questione di galateo o scontro, allâ??origine del botta, risposta e ritirata (momentanea) tra Capo dello Stato e capo del governo? Probabilmente, lâ??uno e lâ??altro: câ??è una buona dose di cattive maniere, ma anche, e soprattutto, una minaccia di conflitto istituzionale. Una minaccia con alcune micce ben accese: la firma di alcune leggi â??irrinunciabiliâ?, la nomina di alcuni giudici costituzionali. In caso di rinvio alle camere della legge cosiddetta â??salvaprevitiâ?, o della riforma costituzionale, o delle nuove leggi elettorali e sulla par condicio; o se i nuovi giudici costituzionali di nomina presidenziale non saranno graditi, il Capo dello Stato, si desume, si sarà fatto influenzare dalle sirene dellâ??opposizione, e ci sarà ancora meno spazio per le cortesie. In controluce, però, si vede qualcosa di ancora diverso: la volontà di introduzione di una nuova  teoria istituzionale in luogo di quella, che al capo del governo deve apparire quasi una sorta di obsoleta  proprietà indivisa, basata sulla separazione dei poteri. Nuova teoria che potremmo definire aziendalistica, perché si fonda sul principio che  le cose funzionano se comanda uno solo, e che introduce il principio della supremazia di unâ??istituzione sulle altre: lâ??istituzione dominante diverrebbe quella espressa dal suffragio universale, quindi il governo. Ora si tratta di vedere se ne esistono già delle prime applicazioni.  Un prototipo potrebbe essere rappresentato dal Senato: probabilmente è quello che si avvicina di più al nuovo modello. Non risultano screzi, recriminazioni, dissonanze, tra presidente del Consiglio e vertice del Senato. Non risultano, da parte di questâ??ultimo, inclinazioni o pretese di tutela delle minoranze. Esemplare, ultimamente, il carteggio con un membro dellâ??altro ramo del Parlamento â?? nemmeno un senatore! â?? sulla calendarizzazione di un progetto di legge a questâ??ultimo, si dice,  dedicato. Una bella interpretazione, dellâ??uno e dellâ??altro.
Meno conciliante, a prima vista, lâ??inquilino di Montecitorio: tanto da sembrare sensibile, addirittura, alle esigenze delle opposizioni. Ma è più apparenza che realtà, soprattutto via via che si avvicinano le prossime scadenze elettorali. Tendenzialmente, non vi fossero i vincoli imposti  dalle gerarchie, sarebbe della vecchia scuola. Per fortuna sua e dellâ??opposizione, ha esaurito la dose di nomine a suo carico, per questa legislatura.
Notizie non buone giungono, per il capo del governo, dalla Corte costituzionale, restia ad adeguarsi al nuovo ruolo. Questo è un problema, perché sul tavolo della Consulta ci sono e ci saranno tutte le principali leggi di questo governo. Non solo, ma si tratta di un organismo che non si rinnova, e quindi non si normalizza facilmente e rapidamente. Le nubi sono ancora più dense per quanto riguarda il rapporto con la magistratura. Qui â?? tolti quei quattro o cinque impegnati a difendere il proprio onore nelle aule di giustizia â?? la totalità della categoria rifiuta di sottomettersi alle nuove tendenze. Sarà sufficiente stravolgere lâ??ordinamento giudiziario? E, soprattutto, sarà dâ??accordo  la stessa consulta?
Quanto alle autorità indipendenti, il percorso per  ridurre lâ??indipendenza alla denominazione è in piena e proficua realizzazione. Se tutto andrà secondo speranze e previsioni, il modello felicemente applicato, da qualche tempo, al servizio pubblico radiotelevisivo potrebbe estendersi almeno a quelle autorità dotate di influenza in determinate e ben individuate materie.
Del cruccio più forte, il rapporto con il Quirinale, abbiamo accennato allâ??inizio.
Se il disegno è chiaro, si vede come ci sia ancora della strada da fare. La cosa che probabilmente più dispiace al capo del governo è di dover ricercare i suoi obiettivi con le cattive maniere, addirittura entrando in rotta di collisione con alcuni poteri dello Stato. Che non vi sia, da parte di tutti â?? e tutti vuol dire proprio tutti, sindacati e opposizioni comprese â?? la volontà di collaborare spontaneamente, per il bene del paese. Di lasciare fare. Probabilmente, questa raffigurazione non è molto lontana dalla verità.
Che cosa è, in definitiva, un ordinamento senza separazione dei poteri? Senza che, come diceva il vero Montesquieu, â??il potere arresti il potere?â?.  Senza cioè che i tre poteri tradizionali â?? legislativo, esecutivo e giudiziario -, e quelli  impostisi  più recentemente, a partire dallâ??economia dei mezzi di informazione, â??siano affidati in mani diverse e reciprocamente indipendenti, così che ciascuno di essi possa impedire allâ??altro di esorbitare dai suoi limiti, convertendosi in abuso dispotico?â? Per rispondere, prendiamo a prestito un concetto espresso in questi giorni dal leader della margherita, quando ha parlato di un rischio di dittatura della maggioranza. Ma che succede quando vi sia una dittatura dentro la dittatura?
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