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Articolo 21 - Editoriali
Oggi piangiamo Toni Fontana, inviato di guerra e operatore di pace
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di Flavio Lotti*

Tony era un giornalista, inviato di guerra e operatore di pace. Ce l’ha raccontate tante volte dalle colonne de L’Unità, come tutti dovrebbero ma pochi sanno fare. Mettendo al centro la vita delle persone e la loro dignità violata. Tony non odiava solo la guerra: non sopportava le ingiustizie, i soprusi, le violazioni dei diritti umani. Quelle lontane che aveva visto di persona nel mondo e quelle vicine, quelle di casa nostra, quelle che per esempio stanno rendendo irriconoscibile il “suo” e il “mio” Veneto. Tony era un vero cittadino del mondo, uno di quelli che hanno le radici ben piantate nella terra natia ma che non conoscono confini e frontiere. Uno di quelli per cui gli uomini sono davvero tutti uguali (e fratelli). Tony aveva dei valori. E li viveva con quel coraggio e quella coerenza che rendono “speciale” ogni persona che li possiede. Tony faceva il giornalista. Uno di quelli con la schiena dritta, uno di quelli che non hanno mai smesso di cercare quello che gli altri non raccontano, le storie delle vittime, l’impegno generoso della società civile, lo sforzo di reagire della gente comune alla violenza e all’ingiustizia. Tony sapeva dare voce a chi non ha voce. Lo ha fatto tante volte anche camminando al nostro fianco, raccontando la Marcia Perugia-Assisi, le Assemblee dell’Onu dei Popoli e il movimento per la pace. Amava la politica ed era seriamente preoccupato per la sua crisi profonda. Ed era impegnato a cambiarla in un modo semplice: facendo bene, con passione e coerenza, il suo mestiere di giornalista. Grazie Tony. Te ne sei andato troppo presto. Ma noi della Tavola della pace non ti dimenticheremo.
*coordinatore nazionale della Tavola della pace

 

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