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Articolo 21 - Editoriali
Una legge sul conflitto di interessi. Ma basterà?
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di Ugo Dinello

"Non attaccate sempre Berlusconi, parlate di politica e strategie", ha detto consultando l'orologio (regalo del nostro premier), l'ex primo ministro britannico Tony Blair.
Giustissimo. Parliamo di politica e di idee. Parliamo di come evitare che, dopo Berlusconi, arrivi il suo clone.
Di come evitare cioè che la Repubblica Italiana, invece che essere fondata su democrazia, Parlamento e lavoro, sia fondata sui talk show e i sondaggi guidati da chi detiene le chiavi dell'informazione.
Evitare quindi che si verifichi di nuovo quello che nelle grandi democrazie occidentali è vietato e reso impossibile: che esista chi può manipolare l'opinione pubblica detenendo la quasi totalità della raccolta pubblicitaria e la maggioranza dei sistemi di comunicazione di massa. E soprattutto per tentare di scongiurare l'attuale pericolo che un personaggio del genere possa arrivare a creare una videocrazia.
Torniamo alla "madre di tutte le intossicazioni" della vita politica: il conflitto d'interessi.
Che titolo dare quindi ai due emendamenti sul conflitto d'interessi presentati da Veltroni (uno) e da Casson e Zanda (l'altro)?
"Beh, potrebbe essere "Disintossichiamo la Repubblica" - dice Felice Casson - perché l'abbiamo presentato all'interno del disegno di legge anti corruzione con cui è perfettamente integrato".
Nel caso di Casson e Zanda si tratta di quattro punti.
"L'idea è quella di non limitarsi alla punibilità della mazzetta, ma di andare a incidere un fenomeno più complesso, più delicato e più difficile da colpire - spiega Casson - fatto di quattro punti principali: quello della correttezza dell'azione amministrativa, quello dell'intervento sulla normativa in materia di appalti, quello dell'efficacia ed efficenza della repressione ma soprattutto quello del conflitto d'interessi, che altrimenti vanificherebbe qualsiasi sforzo".
E quest'ultimo è dunque il punto principale.
L'idea è quella di inserire nel testo un articolo 11 bis che dice:
 " 1. I titolari di cariche di governo, entro trenta giorni dalla data di assunzione della carica, devono dichiarare all’Autorità garante della concorrenza e del mercato la sussistenza di casi di conflitto di interessi tra la carica di governo ricoperta e ogni interesse economico privato astrattamente idoneo a condizionare l’esercizio delle funzioni pubbliche ricoperte.
        2. Sussiste in particolare conflitto di interessi nei casi di posizioni dominanti nella proprietà di imprese che producono informazione a diffusione nazionale, regionale o interregionale.
        3. Il conflitto di interessi sussiste anche nei casi in cui l’interesse economico privato sia del coniuge non legalmente separato ovvero di parenti o affIni entro il secondo grado ovvero di persona stabilmente convivente con il titolare della carica di governo.
        4. Nel caso di conflitto d’interessi, anche sopravvenuto, accertato anche d’ufficio, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato invita il titolare della carica di governo ad eliminare entro trenta giorni il conflitto stesso. In mancanza o nel caso in cui l’Autorità accerti la persistenza del conflitto d’interessi, il titolare della carica di governo decade dalla carica stessa».
Il concetto è semplice: se c'è un conflitto d'interessi ti conviene dichiararlo, perché se poi tale conflitto viene accertato d'ufficio decadi dalla carica. In particolare se tu o la tua famiglia o comunque persone vicine a te hanno posizioni dominanti in società che producono informazione.
E per non mettere il bavaglio al diritto di sapere se tali conflitti d'interesse esistono o meno - magari secretando un documento e impedendone così la pubblicazione - viene anche chiesto (con un'aggiunta all'articolo 684 del codice penale dove si parla di divieto di pubblicazione di atti secretati) che i giornalisti che pubblicano notizie su delitti contro la pubblica amministrazione non siano punibili.
Non una legge fiume, dunque, ma tre semplici punti, che vanno a incidere la mala pianta.
Il centrosinistra saprà compattarsi su una strategia?
"Il dibattito c'è e il nostro non è l'unico emendamento - conclude Casson - questa quindi è una buona impostazione che fa ben sperare".
Un buon inizio, dunque.
Basterà?
 
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