Articolo 21 - Editoriali
L'orco delle favole
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di Enzo Costa
Ho avuto l’infelice idea di anticipare agli amici la mia intenzione di scrivere di Carlo Rossella che, a Otto e mezzo su La7, aveva glamourousamente detto che la barzelletta aquilana era senza bestemmia giacché Lui, in quella sortita istituzionale, proferiva la parola “orco”, senza la “p” davanti. I più non mi hanno creduto (non circa la mia intenzione, circa il fatto che Rossella avesse detto così), mentre una minoranza, che pure non vota per Silvio, oltre a non credermi, mi ha fatto capire a occhiatacce che la mia faziosità aveva esondato. È lì che ho vacillato: che avessi sentito male? In effetti, quell’esempio di servilismo lessicale suonava più incredibile delle contestualizzazioni di Monsignor Fisichella. Stavo per darmi del “irla” quando ho incontrato un mio vicino: lui quella dell’“orco” l’aveva sentita. Da uomo di destra, la trovava un’argomentazione inattaccabile.
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