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Articolo 21 - Editoriali
A Porta a Porta è andato in scena un uso privatistico e irrituale del servizio pubblico
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di Redazione

Abbiamo assistito due sere fa ad un uso privatistico e irrituale del servizio pubblico, con la prima parte della puntata di Porta a Porta dedicata per quasi un’ora allo “scontro” tra il Direttore generale della RAI, Mauro Masi, e il conduttore di Annozero, Michele Santoro. Nemmeno nello Zimbabwe (come disse in una celebre intercettazione telefonica lo stesso Masi) sarebbe potuto accadere un evento del genere!
Un esempio davvero sbagliato e sconcertante di come “le regole vanno rispettate da tutti?”, rifacendosi al tema della serata “vespiana”. E bene ha fatto il segretario nazionale della FNSI, Franco Siddi, ha reclamare in apertura di trasmissione perché vi fosse il contraddittorio in studio con la presenza fisica di Santoro, per essere messo in grado di replicare sia ai servizi “cuciti su misura”, sia alle dichiarazioni di Masi.
Per Vespa, le regole del contraddittorio erano quelle sue: i servizi che mettevano in un angolo mediatico proprio Santoro, a favore delle controdeduzioni di Masi.
Questa è “cattiva televisione”!
Questo non è pluralismo!
Siamo passati purtroppo alla strisciante privatizzazione del servizio pubblico, foriera di futuri disastri per le regole democratiche del dibattito politico, culturale e informativo.
Da ieri sera, la RAI è un’azienda a “sovranità limitata”!
Non solo viene etero-governata dal “portatore sano” di conflitti d’interessi, che siede tra Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi, ma viene anche snaturata nel suo sistema di regole  imprenditoriali ed editoriali.
Non potendo avere soddisfazione da una repentina sentenza di un giudice del lavoro o da un arbitrato aziendale, Masi ha preferito farsi giustizia da sé, con una “puntata riparatrice” dell’amico Vespa, per bastonare mediaticamente Santoro.
E’ stato un autogoal, che mostra la debolezza del “capo-azienda” e finisce per smascherare i giochi e gli interessi che stanno dietro a questa brutta stagione del servizio pubblico: nessuna autonomia, scarso pluralismo, invadenza dell’esecutivo su ogni decisione, impoverimento ideativo ed economico della RAI.

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