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Articolo 21 - Editoriali
Referendum USIGRAI. 1.314 volte NO al Direttore generale Masi.
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di Articolo 21

“Mamma mia che impressione”! Esclamava a ripetizione il boyscout Alberto Sordi ai suoi “compagnucci della parrocchietta”.

E “Mamma mia che impressione”! deve aver esclamato più volte  lo stesso Direttore generale RAI, Mauro Masi, dalla poltrona del suo studio al settimo piano di Viale Mazzini. Nel giro di due giorni un doppio KO ha colpito al mento uno stordito Direttore generale, sempre più somigliante ad un “Re Travicello”. Prima il duo Fazio-Saviano con oltre 9 milioni di ascolti hanno decretato la sua incapacità manageriale, la sua scarsa lungimiranza gestionale, dopo aver osteggiato il programma “Vieni via con me” (evento TV dell’anno!) ed aver addirittura messo paletti di ogni tipo sugli ospiti artistici e politici. Poi è arrivato il risultato del Referendum promosso dal sindacato dei giornalisti, l’USIGRAI guidato dall’ostinato Carlo Verna: 1.314 NO e solo 77 SI, su 1.438 giornalisti votanti, il 94%, che hanno sentenziato la sfiducia al top manager del Servizio pubblico.

“Chiediamo le dimissioni di Masi”, ha ufficializzato Verna, che ha portato i verbali del Referendum al Presidente della Rai Garimberti (poi verranno consegnati anche ai Presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, a quello della Vigilanza, Zavoli, e al capo dell’AGCOM, Calabrò. “Poi andremo anche da Tremonti”, promette Verna, ovvero dal “capo-azionista” della RAI, in quanto l’azienda è in pratica di proprietà del Tesoro.

“L’impressionante sfiducia a Masi è l’espressione di una valutazione generale negativa sulla sua direzione e nient’altro, da cui è lecito trarre le conseguenze”, sentenzia la FNSI e, quindi, esplicita: “dimissioni, anche se il Referendum non ha una rilevanza formale, ma il risultato fischia nelle sue orecchie come un tempo che è scaduto”.“Il DG Rai Masi dovrebbe ringraziare l'USIGRAI, perchè l'unico motivo per cui sarà ricordato negliannali aziendali sarà questo clamoroso voto di sfiducia. A lui il voto non interessa ma tra breve la Rai non sarà più interessata a lui”, è l’opinione del portavoce di Articolo21, Giuseppe Giulietti.

Un risultato che non lascia, dunque, altre vie d’uscita all’indispettivo Masi che, dalla sua “ridotta” al settimo piano, aspetta come l’ultimo dei giapponesi nelle isole sperdute del Pacifico che la guerra finisca. Forse non si è ancora accorto che  il suo nume tutelare, un Berlusconi sul viale del tramonto, sta per essere sfiduciato anche lui, ma dal Parlamento. E così spedisce l’ennesimo ostracismo contro l’USIGRAI  “associato alla consueta compagnia di giro”. Per lui, insomma, “Non c'era certo bisogno di questo costoso evento per sapere come è schierata politicamente USIGRAI e,soprattutto, perchè ci vuole ben altro e ben altri personaggi per provare solo ad intimorirmi”.

Davvero: “Mamma mia che impressione”!

E chissà cosa dirà il 10 dicembre prossimo quando tutti i dipendenti della RAI incroceranno le braccia, nel primo grande sciopero generale contro la gestione di un DG che è riuscito, in poco meno di 2 anni, ad inimicarsi tutte le categorie professionali aziendali. Ma a quella data, siamo davvero sicuri che Masi sarà ancora acquartierato nel suo fortino assediato della jungla di viale Mazzini 14, Roma?

“L'esito del referendum dei giornalisti Rai  interpella senza scampo il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, cui spetta proporre  la nomina del Direttore Generale della Rai”.E' quanto sostiene Autonomia e Solidarietà, componente sindacale di maggioranza della FNSI, che rileva: “Si può pensare ad una operazione di rilancio o quantomeno di messa in sicurezza dei conti del servizio pubblico affidandosi ad un Direttore Generale che in tutta evidenza non gode più di alcun credito tra i giornalisti? Non si può riorganizzare la principale azienda culturale del paese senza un confrontocostruttivo con le parti sociali. L'attuale direttore generale della Rai offre garanzie in questo senso?”.

Come Articolo 21 concordiamo con quest’analisi: quando i quadri di una grande azienda sfiduciano il loro top manager, l’amministratore delegato e il CDA lo persuadono ad andarsene. E questo è il caso “da scuola” avvenuto anche in RAI. Non c’è più tempo da perdere. Masi va allontanato dalla RAI, prima che precipiti la situazione finanziaria, produttiva e gestionale delle risorse umane. L’ultima parola spetta, dunque, al “proprietario” della RAI, al ministro Tremonti. Ma siamo molto oltre i tempi supplementari. Anche perché, da Tremonti a tanti altri esponenti di questo governo “satrapico”, non ci si può aspettare nessuna ciambella di salvataggio: sono tutti impegnati a cercarsi un seggio elettorale sicuro.

Al povero Masi non resta, quindi, altro che esclamare dal settimo piano, guardando il cavallo morente in bronzo di Messina: “Mamma mia che impressione”! 

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