Articolo 21 - Editoriali
Un atto di proposta e di protesta che pretende risultati
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di Fulvio Fammoni
Lo sciopero unitario di tutti i settori della produzione culturale non è un fatto usuale.
E’ la risposta più alta all’inaccettabile binomio fatto di ideologia e tagli che mette in ginocchio un settore e la sua occupazione che rappresenta la principale materia prima dell’Italia: la sua cultura, la sua storia, la produzione culturale unica e ammirata nel mondo.
Uno dei più importanti settori produttivi del paese in cui sarebbe possibile lo sviluppo e che invece viene tagliato.
Non solo ieri hanno scioperato i lavoratori, ma tutte le principali associazioni culturali e datoriali vi hanno aderito. Il governo chiede sempre avvisi comuni, quello di ieri è stato chiarissimo e fragoroso tutti hanno chiesto di fermare i tagli, di salvaguardare il lavoro e di sostenere lo sviluppo del settore.
Il governo afferma che la cultura non si mangia, una vera e propria aberrazione, mentre tutto il mondo vorrebbe cibarsi della cultura italiana.
E’ lo stesso governo che invece con i tagli costringerà tanti lavoratori della cultura a non mangiare.
Per questo lo sciopero di ieri è stato un fondamentale atto democratico di proposta e di protesta che pretende risultati. E’ insopportabile che lo stesso governo che propone i tagli affermi per bocca del Ministro della Cultura che capisce le ragioni della protesta, non si può giocare due parti in commedia e il governo sappia che questo movimento non si fermerà fino a quando risultati concreti non saranno raggiunti.
E’ la risposta più alta all’inaccettabile binomio fatto di ideologia e tagli che mette in ginocchio un settore e la sua occupazione che rappresenta la principale materia prima dell’Italia: la sua cultura, la sua storia, la produzione culturale unica e ammirata nel mondo.
Uno dei più importanti settori produttivi del paese in cui sarebbe possibile lo sviluppo e che invece viene tagliato.
Non solo ieri hanno scioperato i lavoratori, ma tutte le principali associazioni culturali e datoriali vi hanno aderito. Il governo chiede sempre avvisi comuni, quello di ieri è stato chiarissimo e fragoroso tutti hanno chiesto di fermare i tagli, di salvaguardare il lavoro e di sostenere lo sviluppo del settore.
Il governo afferma che la cultura non si mangia, una vera e propria aberrazione, mentre tutto il mondo vorrebbe cibarsi della cultura italiana.
E’ lo stesso governo che invece con i tagli costringerà tanti lavoratori della cultura a non mangiare.
Per questo lo sciopero di ieri è stato un fondamentale atto democratico di proposta e di protesta che pretende risultati. E’ insopportabile che lo stesso governo che propone i tagli affermi per bocca del Ministro della Cultura che capisce le ragioni della protesta, non si può giocare due parti in commedia e il governo sappia che questo movimento non si fermerà fino a quando risultati concreti non saranno raggiunti.
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