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Articolo 21 - Editoriali
Nel paese dei balocchi
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di Valter Vecellio

    Va bene: viviamo in un paese dove è “normale” che un presidente del Consiglio non sappia neppure dove sia di casa il decoro, dove si dice che si tratta di fatti “privati” intrattenersi graziosamente anche con minorenni; e far telefonare a una questura per caldeggiare il rilascio di una ragazza, spacciandola come nipote di Mubarack; per molto meno in un altro paese, chiunque avesse detto, fatto, lasciato fare molto meno – e al tempo stesso presentasse un bilancio politico così fallimentare – sarebbe stato accompagnato a casa, a furor di popolo; e forse ne dovrebbe rispondere in qualche aula di giustizia (e parliamo di paesi notoriamente “comunisti” come Stati Uniti, Regno Unito, Germania). 
   Va bene: Viviamo in un paese dove è “normale” che ci sia un ministro della Difesa come Ignazio La Russa, un ministro della cultura come Sandro Bondi; dove un presidente del Consiglio assicura che in dieci giorni ripulirà Napoli della sua spazzatura, e nessuno gli chiede conto di questa smargiassata; e dove il sindaco della città, quando dice qualcosa, lo fa per dire: perché mi chiamate in causa? Io cosa c’entro?
   Va bene: viviamo in un paese dove è “normale” che le leggi siano clamorosamente violate, con l’arroganza e la prosopopea di chi sa di poter contare sull’immunità, come nel caso del governatore della Lombardia Roberto Formigoni, le cui liste elettorali sono palesemente infarcite di sottoscrittori falsi, e non succede nulla, e può esercitare il suo quarto mandato consecutivo, anche se la legge prescrive che non possono essere più di due. 
   Va bene: viviamo in un paese dove il Ministro dell’Interno Roberto Maroni si va a impalcare in polemiche per via di una trasmissione che ha dato eco e voce a una realtà che è anche descritta nella relazione semestrale di quel covo di sovversivi rossi che è la Direzione investigativa antimafia. Che il ministro dell’Interno sia risentito per quello che è stato detto, lo si può capire. Però è un risentimento, un disappunto che dovrebbe tenersi dentro, e non esternarlo come ha fatto e fa. 
   Occorrerebbe ricordare al signor Ministro – e spiace che non lo ricordi nessuno – che il titolare del Viminale dovrebbe essere una Sfinge muta, come Sfingi mute erano un tempo i ministri dell’Interno. Perfino Antonio Gava – Antonio Gava! – quand’era ministro dimostrava un senso dell’istituzione maggiore. Si dovrebbe ricordare al signor Ministro dell’Interno che chi ricopre quella carica e ha quell’incarico per definizione non parla.
    Questo Ministro dell’Interno, invece no: esterna ogni giorno, accaparrandosi un merito e una gloria per arresti e catture che sono il frutto del lavoro di investigatori, poliziotti, carabinieri, guardia di finanza costretti spesso a operare in condizioni che definire precarie è un eufemismo. Questo ministro che scende in polemica con una trasmissione televisiva che ha “osato” mettere in dubbio la Lega!, e se ne esce chiedendo il “contraddittorio”. 
   E’ troppo ricordare che il ministro dell’Interno, torto o ragione che abbia, non chiede pubblici contraddittori, e che la caratteristica e il dovere del suo incarico è sempre e comunque il silenzio; e che anche nel paese dei balocchi ci dovrebbe esserci dei limiti, un minimo di decoro e decenza?

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