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Articolo 21 - Editoriali
Con Saviano abbiamo riscoperto l’amore per le parole
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di Gianfranca Fois

Le parole sono importanti. La regina parola vive nella poesia, nel teatro, nella musica, nella danza …e non solo…
Dice Neruda: Amo tanto le parole….vocaboli amati, brillano come pietre preziose, saltano come pesci d’argento, sono spuma, filo, metallo, rugiada….tutto sta nella parola…tutt’una idea cambia perché una parola è stata cambiata di posto.
E soprattutto di parole si è fatta e si è nutrita la trasmissione di Fazio e Saviano “Vieni via con me”.
E finalmente abbiamo risentito le parole che conoscevamo, non più parole urlate, volgari, che disprezzano, che creano capri espiatori, che parlano ai nostri istinti peggiori, che stigmatizzano, parole, per parafrasare lo scrittore statunitense Paul Auster, che si sono separate da noi, che non hanno più niente a che fare con le nostre persone.
Si è ricreato attorno, dentro le parole quella connessione di ragione, di sentimento, di emozioni (un esempio per tutti l’elenco delle cose lasciatole dal padre letto con profonda commozione da Benedetta Tobagi) che da secoli, millenni fa parte della civiltà degli uomini e che sembravamo aver dimenticato. Ci servono invece per la nostra vita civile e democratica, per capire e gestire nel miglior modo possibile le enormi sfide che le nostre generazioni o quelle future devono e dovranno affrontare.
Avevamo dimenticato l’amore per le parole, quelle parole nelle quali riversiamo una gran parte di noi stessi e che ci aiutano a rapportarci col mondo ma anche a definirci di fronte al mondo. Perché se anche le parole hanno diversi significati quello che è importante è che vengano dette e intese e confrontate con rispetto e pacatezza, rispetto dell’altro, che poi è anche rispetto di sé.
E così per quattro lunedì consecutivi più di nove milioni di persone si sono riunite per ascoltare padri e madri, figlie e figli, sorelle, mogli e mariti, giovani e vecchi, donne e lavoratori, precari e sindacaliste, col loro elenco
di desideri, ricordi, lotte, speranze, un’umanità triste e allegra, ricca di fantasia e di immaginazione ma anche di ironia, gioiosamente diversa dai tristi e “livorosi” figuri che in ogni modo hanno cercato di impedire la messa in onda della trasmissione e che ancora oggi cercano di colpirla con la sospensione di Loris Mazzetti (uno degli autori e autore di trasmissioni sempre di alto profilo), e con il richiamo per aver sforato di poco più di due minuti. Non ci sono riusciti mentre invece è riuscito qualcos’altro. Le persone forse si stanno rendendo conto che non si può sempre lasciar perdere, spegnere e far finta di niente mentre i liquami debordanti dalla televisione escono comunque fuori inquinando la nostra vita e il nostro paese. Perché se è terribile perdere la libertà è ancora più terribile perdere il concetto di libertà (G. Lakoff), dal momento che si può volere solo ciò che si può concettualizzare.
Acquista così un forte significato l’altissimo numero di telespettatori  insieme a quei “piccoli” gesti, che si spera si diffondano a macchia d’olio, come la raccolta di firme di spettatori, organizzata dalla Comunità La Collina di Serdiana, a sostegno di una TV pluralista, indipendente e di qualità.
Le parole, diceva Neruda, hanno trasparenza ombra peso piume capelli, hanno tutto ciò che s’andò aggiungendo da tanto rotolare per i fiumi, da tanto trasmigrare di patria, da tanto essere radici….sono antichissime e recentissime.

 

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