di Ernesto Milanesi
Signor sindaco, mi prendo la responsabilità di formalizzare l’invito affinché ad Alberto Trevisan sia conferita la cittadinanza onoraria di Padova. E’ stato il «pioniere» dell’obiezione di coscienza. Non ha esitato a disubbidire alla legge, pagando con il carcere militare la scelta di non vestire la divisa, non imbracciare le armi, non «servire» la guerra.
Anche grazie a lui, l’articolo 11 della Costituzione è la pietra miliare per intere generazioni di pacifisti. Con la sua coerente testimonianza, Trevisan ha «contaminato» fabbriche e sindacato, scuole e università, municipi e operatori sociali. Un’intera vita senza piegare la testa ai compromessi né alle facili scorciatoie.
Il «Signornò», in realtà, ha saputo alla fine ottenere un «sì» - con tanto di sentenza - dallo stesso tribunale. Il nonviolento fedele a Capitini, don Milani, Langer ha rappresentato un punto di riferimento esemplare tanto per gli obiettori (grazie alla «sua» 772), quanto per i volontari del servizio civile attuale.
E proprio il 15 dicembre, nella sala Anziani di Palazzo Moroni, ho avuto l’onore di poter ascoltare le testimonianze di monsignor Giovanni Nervo, dell’avvocato Paolo Berti e dell’assessore Fabio Verlato nel confronto pubblico dedicato alla riedizione del libro di Trevisan «Ho spezzato il mio fucile». In quella sede, tutti insieme abbiamo immaginato che Padova sancisca formalmente i meriti di una personalità davvero straordinaria, speciale, inimitabile. Per di più, un ex dipendente dell’Amministrazione comunale.
Insomma, la vita e l’impegno di Alberto Trevisan stanno a dimostrare con tutta evidenza come il conferimento della cittadinanza onoraria sia un atto dovuto da parte del Comune, a nome di tutti i padovani.