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Articolo 21 - Editoriali
Fiom e Marchionne, Davide e Golia
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di Giuseppe Giulietti

“La Fiom è vecchia, le tute blu non sono al passo con i tempi, bisogna adeguarsi al mondo che cambia, basta con i particolarismi  e i localismi..”, queste alcune delle perle  lette e udite in questi giorni. Gli stessi che, per anni, avevano negato il diritto ai lavoratori ad esprimersi con un libero voto sui contratti, ora invocano il referendum, e per renderlo davvero libero si affidano alla pacata riflessione di Marchionne: ” O vince il sì, o chiudo la fabbrica”.

Per riportare un pò di buon senso è dovuto intervenire, ancora una volta, il presidente Napolitano ricordando a tutti che il tema della rappresentanza sindacale è una grande questione nazionale e democratica che non può essere risolta a colpi di minacce e di ricatti. Chiunque continui a coltivare l’illusione del regolamento dei conti e della silenziosa abrogazione degli accordi del 93, voluti dal governo Ciampi e che hanno permesso la ripresa economica  rischia di assumersi la responsabilità di innescare un lungo ciclo di conflitti sociali.

Quello che appare davvero insopportabile è il tentativo politico e mediatico di indicare nella Fiom e comunque in una parte del sindacato il principale responsabile della situazione di difficoltà nella quale si trova il Paese. Stiamo assistendo ad un ribaltamento del senso delle parole che non può essere passato sotto silenzio.

Comunque la si pensi sul caso Mirafiori, non si può certo far finta che sia in corso una lotta tra il povero” Davide” Marchionne che si batte contro i poteri forti e il gigantesco” Golia” della conservazione, del privilegio che si incarna negli operai iscritti alla fiom che, e non sempre, superano i mille euro di retribuzione mensili.

Ci è capitato di leggere editoriali inneggianti  a un Marchionne che sta facendo la rivoluzione e che, con grande sprezzo  del pericolo, starebbe sfidando lo spirito dei tempi,  le oligarchie, i residui del 68,  in altre parole in Italia sarebbe in corso una rivoluzione guidata dall’amministratore delegato della Fiat. Comprendiamo le ragioni della propaganda, ma tra le tante possibili ragioni per tifare per Marchionne, questa ci sembra davvero la più risibile e persino offensiva per l’intelligenza dei cittadini.

Marchionne, in questo momento, rappresenta lo spirito dei tempi, incarna un potere transnazionale che non  riconosce le regole degli stati nazionali, gode  di un assoluto potere di ricatto,  perchè può serenamente minacciare di levare le tende senza che nulla accada, ha dalla sua quasi tutti i media, tutto il governo, e il  sostegno passivo di quella parte della opposizione che si è ormai rassegnata alla sconfitta politica, culturale, sociale.

Chi vuole, per libera scelta o per mancanza di alternative, inneggi pure a Marchionne, ma non la chiami rivoluzione, non infierisca su chi ormai dovrà rinunciare alla rappresentanza sindacale e non potrà neppure esprimere un voto libero al referendum, non mostri i muscoli a donne e uomini che stanno subendo un ricatto e sono stati lasciati, loro sì, senza una alternativa.

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