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Articolo 21 - Editoriali
La Calabria di Qualunquemente
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di Giulia Fresca

Santa Trada, la località collinare posta sopra il centro abitato di U Cannateddu, ovvero Cannitello di Villa San Giovanni è il luogo simbolo del film di Giulio Manfredonia, "Qualunquemente" che vede protagonista Antonio Albanese ed uno dei suoi personaggi televisivi più spiritosi e corrosivi, il politicante intrallazzista Cetto La Qualunque. L'uscita nelle sale ha fatto registrare il boom ai botteghini ed il film, realisticamente dissacratorio, merita di essere visto perché si miscelano le diverse anime della società. L'esasperante presenza di Cetto La Qualunque che in sè racchiude tutti i vizi della "mala società" non riesce però a far dimenticare quei valori "veri" in cui qualcuno ancora crede, sebbene alla fine soccomba sotto il peso dell'illegalità.

L'onda calabra, come recita la canzone di Peppe Voltarelli che riecheggia in alcune scene del film e lo connota nel suo finale, consegna non una regione meridionale qualunque, ma proprio la nostra con i suoi paesaggi e con le sue storture. E di Calabria in Qualunquemente ne abbiamo trovata tanta. Non è solo una location del Mezzogiorno d'Italia, bensì è connotata con i suoi usi, i suoi vizi, le sue "cose che non vanno".

Gli ospedali dove a regnare sono i topi ed a dirigere i primari senza meriti, il mare sporco a causa degli scarichi fognari a cielo aperto, l'abusivismo edilizio persino sulle aree archeologiche, la benevolenza della Chiesa di fronte a chi, in cambio del voto, promette il sostegno per il Santo Patrono ed infine la gestione familistica fino all'inverosimile della politica fatta in casa.

Ma proprio Peppe Voltarelli è stato il primo a prendere le distanze scrivendo una lettera aperta ad Antonio Albanese «Onda Calabra è un brano che parla di emigrazione in Germania che descrive le sofferenza di una terra martoriata ma per la prima volta nella storia lo fa in maniera sorridente positiva allegra e giocosa con quel pizzico di ironia amara che non si piange addosso per questo è una canzone amata dalla gente del Sud come una bandiera perché è simbolo di speranza, una speranza seria non è una macchietta oppure una gag di cabaret.

- scrive Voltarelli amareggiato - Caro Antonio non sai quanta rabbia provo e quanto è triste pensare che il mio brano più conosciuto nella tua versione ha perso completamente il suo significato originario, la sua forza e la sua dignità e il suo coraggio e penso a tutto il lavoro fatto negli ultimi vent'anni anni ai concerti nei piccoli paesi dimenticati da Dio alle traversate oceaniche per portare avanti un idea positiva e di calabresità sostenibile e a quante volte ho litigato con la Calabria da cartolina becera ottusa arrogante e mafiosa.

Ignazio Butitta diceva che un popolo è povero per sempre quando gli tolgono la lingua, per questo motivo la canzone Qualunquemente mi ha ferito e credo che abbia ferito tutti quelli che come me coltivano il sogno del cambiamento. Ora ti saluto Antonio, goditi il tuo meritato successo, spero che la faccenda si risolva prima possibile, ma appena puoi per piacere ridammi indietro la mia canzone».

Non c'è riscatto ed una delle prime scene apre sul cartello dell'immaginario e cementato paese di "Marina di Sopra, gemellato (non a caso) con la città di Weimar" rigorosamente arrugginito e crivellato di colpi di pistola, si continua su strade battute dalla calura estiva ed arse dall'incuria dell'uomo, per poi giungere al mare della vergogna.

Antonio Albanese è bravissimo a rappresentare il calabrese intrallazzino, ma c'è il rischio che si possa pensare davvero ad un calabrese siffatto. La parlata, l'uso delle parolacce e persino la ‘nduja, che fa capolino nel film, ci consegnano uno spaccato non proprio immaginario della nostra regione. Alla scena di corruzione all'aeroporto di Lamezia Terme del pilota di un canader che preferisce far sorvolare sulla costa lo striscione elettorale di La Qualunque anziché spegnere l'incendio in Sila, si aggiunge l'immagine di una terra desolata, di paesi brutti e di ecomostri che diventano, come quello di Santa Trada, proprio sotto il Pilone della Stretto, il simbolo di una regione negativa sulle cui bellezze, al contrario, non si è spesa una parola.

Qualcuno sostiene che il messaggio sia: «avete raggiunto il fondo e Cetto è solo la rappresentazione locale del malessere nazionale». In questo senso, il malessere è certamente massimo in Calabria dove la "normalità" è fatta di rapporti sociali più inquinati del mare. È questo forse il disequilibrio che emerge nel film, perché se a Cetto La Qualunque si contrappone il candidato De Santis che «se diventa sindaco mette il paese a rischio legalità», alla negatività dell'immagine di una regione non corrisponde una possibile azione di riscatto, lasciandoci "qualunquemente e senza dubbiamente" tutti dei...La Qualunque

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