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Articolo 21 - Editoriali
L’Italia al tempo dell’io so’ io
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di Maurizio Calò

In un testo particolare, di cui appresso si dirà, si legge: “ … Le manifestazioni di tipo disinibitorio si palesano con amplificazione, sovente clamorosa, di tratti della personalità premorbosa, quali iracondia, prodigalità, ecc., sino al configurarsi di un quadro ipomaniacale contraddistinto da eccitamento, euforia, puerilità e tendenza al gioco di parole e alle facezie (Witzelsucht), sovente oscene. In altri casi, può esistere una clamorosa indifferenza verso le proprie condizioni cliniche, talora con tratti euforici: tale atteggiamento è tipico della sindrome moriatica (o moria frontale) descritta da Jastrowitz nel 1897. …”.
E’ facile associare a questa descrizione Silvio Berlusconi.
Quanto a iracondia, basti pensare al tessuto dialogico instaurato con la Magistratura; quanto alla prodigalità, risulta intercettata una conversazione tra il Sig. Dario Mora ed il Sig. Emilio Fede che ne lascia trasparire in abbondanza; quanto all’eccitamento non v’è da soffermarsi neanche un attimo; quanto all’euforia è lo stesso premier ad affermare che lui si diverte (e solo lui, osserva Fini) in mezzo alla tempesta mediatica che l’investe; quanto alla puerilità ed alla tendenza al gioco non v’è chi non ricordi le corna nella foto con i grandi del mondo e il “cucu” rivolto da dietro una colonna alla Sig.ra Angela Merkel ed infine, quanto alle facezie alle volte oscene, è noto il gusto per le barzellette fino ad accedere alla bestemmia.   
A questo punto si può svelare che il passo sopra trascritto appartiene ad un testo di psichiatria nella parte in cui tratta della “sindrome frontale” ed, invero, sarebbe assai consolatorio poter affermare che Silvio Berlusconi ne è preda cosicché quello che sta accadendo all’Italia non è altro che il riflesso di un disturbo facilmente inquadrabile nel DSM IV che costituisce il comune riferimento della psichiatria forense come di quella clinica.
Purtroppo le cose non sono così semplici. Seppure è vero che in passato vi sono state evidenti patologie psichiatriche in soggetti plebiscitariamente acclamati dalle folle come insuperabili statisti, da Nerone, a Napoleone, a Hitler, per citare alcuni, è altrettanto vero che, a leggere i testi di medicina è difficile non riconoscersi afflitti da tutti i sintomi descritti. Lo insegna, da maestro, Jerome Klapka Jerome (1859-1927) in quel capolavoro della letteratura umoristica che si intitola “Tre uomini in barca – per tacer del cane” dove, sin dalle prime pagine, si descrive il protagonista alle prese con un testo di medicina dalla cui lettura egli si risente subito vittima di ogni morbo, una sorta di UPIM delle malattie, riscontrando invece, e con un certo disappunto per l’eccezione, di non sentirsi affatto vittima del ginocchio della lavandaia.
Ben altra diagnosi ci vorrebbe per iscrivere Silvio Berlusconi tra i “frontali” e, magari, gli farebbe pure comodo di fronte all’aggressione della Procura della Repubblica di Milano, ma non è tanto dalla situazione psicologica del Premier che si resta affascinati nei tempi correnti, quanto piuttosto da quella degli italiani.
Si apprende di alcuni principi del Pdl, ex di Alleanza Nazionale e un tempo duri e puri per Dio, Patria e Famiglia, che scrivono a firme congiunte di non vergognarsi di sostenere Silvio Berlusconi e, anzi, di sentirsi orgogliosi di militare tra le sue fila.
Si apprende di un folto gruppo di cattolici quali Formigoni, Calabrò, Gasparri, Lupi, Mantovano, Mauro, Quagliariello, Roccella e Sacconi  che chiedono di «sospendere il giudizio sul caso Ruby» e assicurare una vera «presunzione di innocenza» a Berlusconi e per non «oscurare il senso del nostro lavoro quotidiano per il bene comune», chiedono di non «lasciarsi strumentalizzare da un moralismo interessato e intermittente, che emerge solo quando c'è di mezzo il presidente Berlusconi», perché questo non «ha nulla a che fare con quella "imitatio Christi" a cui la Chiesa ci invita».
Questo impegno dialettico sembra anche sortire effetto, tanto che risulta dai sondaggi che l’affare di Rubyrubacuori non ha inciso affatto nelle intenzioni di voto che rimangono stabili assegnando al Popolo delle Libertà il 30% dei consensi.
Un’afasia diffusa, un’assenza di reattività che stupisce il mondo intero dove, evidentemente, non si subiscono gli effetti narcolettici delle televisioni a diffusione nazionale.
Un’anestesia dei cuori e delle menti che richiama quello straordinario sonetto di Giuseppe Giacchino Belli che esordisce:
C’era una volta un Re cche ddar palazzo
mannò ffora a li popoli st’editto:
- Io so’ io, e vvoi nun zete un cazzo,
sori vassalli bbuggiaroni, e … (certamente non a caso – n.d.r.) zzitto!!
E zzitto il nostro popolo sta, quale vassallo e buggiarone di fronte a quel sonoro Io so’ io.
E allora … ben ci sta.

*Presidente dell’Associazione Migrare – migrare.eu

 

 

 

 

 

 

 

 

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