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Articolo 21 - Editoriali
Il Biscione è destinato a rimanere unâ??azienda televisiva?
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di Babel

Câ??eâ?? qualcosa di nuovo, anzi dâ??antico, direbbe il Pascoli  in casa Mediaset . Qualcosa che rende lecita una domanda paradossale: il Biscione è destinato a rimanere unâ??azienda televisiva?
Intanto  decifriamo quanto sta accadendo attraverso i dati appena pubblicati: 49,1 % lâ??audience nei primi tre mesi nellâ??area strategica di utenza che comprende la fascia  15-64 anni.Con buona pace del dr Cattaneo è piĂš di un sorpasso congiunturale: è la cronicizzazione della marginalitĂ  dellâ??altro soggetto dellâ??oligopolio televisivo.

La pubblicitĂ , settore nevralgico, la cui sottomissione al potere di Pubblitalia è la vera causa strutturale della sovranitĂ  limitata  di ogni norma che proclama la libertĂ  di accesso al mercato televisivo, sempre piĂš dominata da Arcore che incrementa del 2 % il suo strapotere, superando perfino la quota estrema del 65% denunciata come paradossale in sede europea.Il quadro è analogo solo  al mercato televisivo russo, dove lâ??azienda dello Zar Putin, nella fattispecie   pubblica, decide non solo cosa far vedere ma anche ci può e chi non può farle concorrenza.Un quadro questo che basterebbe da solo per bollare la Legge Gasparri di aggiotaggio a favore dellâ??azienda del Capo. Ma non basta.

Percome la normativa è stata pensata, e soprattutto da chi è stata pensata e dalla collocazione che ora occupa la medesima persona,il concetto di antitrust nel nostro paese, almeno per il mercato  della comunicazione deve intendersi abrogato.
Infatti , come ogni teoria econometria insegna, nelle fasi di transizione è avvantaggiato chi  puĂ  nutrire fondate speranze, nel nostro caso si tratta di garanzie ferree, che nulla muterĂ  gli equilibri del mercato in cui si decide di investire.Nel passaggio al digitale infatti il problema sono le varianze di sistema, ossia il rischio che per turbolenze tecnologiche e innovativitĂ  accelerata, il mercato di riferimento possa essere modificato dallâ??irrompere di soluzioni e comportamenti che  mutano il quadro di riferimento.

Il buon Gasparri ha voluto evitare al suo  leader apprensioni e incertezze: Mediaset, grazie  al prode SIC (sistema integrato della comunicazione) potrĂ   crescere in ogni settore senza timore di violare  limiti anti trust, ma è soprattutto allâ??affidamento ai titolari della licenza trasmissiva del governo delle reti digitali, tramite la proprietĂ  dei multiplex, che si stabilizza il quadro  attuale: chi  domina continuerĂ  a dominare e chi è fuori non potrĂ  entrare.
Al riparo da ogni rischio dâ??impresa- vale la vecchia regola del capitalismo nostrano:imprenditori si ma   con sudicio- Mediaste  può sbizzarrirsi nei nuovi investimenti, precostituendo nuove situazioni di  dominio. Nel DTT si può allora partire di slancio impegnando circa 500 milioni di euro per accaparrarsi i diritti delle principali squadre di calcio e lanciarsi nel nuovo mercato pay.Investimenti pesanti,  fuori dalla portata di ogni concorrente.

Quasi eguali a quelli  decisi dallâ??audace fondatore del gruppo alla fine degli anni 70, quando tutti si chiedevano: ma chi gli da la garanzia che la TV privata potrĂ  diventare unâ??impresa nazionale concorrente con la Rai ? la risposta la diede la storia del nostro paese. Anche moggi i pionieri di casa Berlusconi mostrano  la sicurezza di chi ne sa una piĂš del diavolo. Tanto è vero che, come riporta  Plus, lâ??inserto del Sole 24 ore del 26 marzo, gli analisti finanziari si attendono nel 2005 dallâ??azienda del presidente del Consiglio una stratosferica performance di circa il 20 %  di crescita del  reddito operativo.

Uno scenario  da paese latino americano, dove in ogni settore  guadagna uno per volta.E questo uno può farlo in assoluta tranquillitĂ  dato che il business è ampiamente garantito dalle dinamiche protette.Non a caso i dirigenti  Mediaset possono  inserire nel bilancio preventivo una previsione di incremento del fatturato pubblicitario del 5%, abbondantemente superiore alla crescita prevista del settore .
La Rai dal conto suo non mostra alcuna capacitĂ  di reazione, con una gestione dei nuovi mercati digitali affidati a convenzioni postali o ecclesiastiche, e Telecom appare abbondantemente domata nelle sue ambizioni competitive, con un Tronchetti Provera che deve ancora pagare a Berlusconi  i 450 miliardi di vecchie lire per lâ??acquisto dellâ??Edilnord, con unâ??offerta fuori mercato.
A questo punto torniamo  alla domanda iniziale: Mediaset si sta muovendo come azienda televisiva o come  un futuro player  multimediale? Il dubbio   è giustificato dagli stessi dati appena pubblicati. E dal ricordo di quanto  avvenne 25 anni fa.

A colpi di decine  e decine di milioni di euro il Biscione   sta accumulando una variegata gamma di diritti dirigtali. Diritti del tutto inediti per larga parte, e comunque diversi, anche se riguardano gli stessi avvenimenti o personaggi, da quelli   analogici. Calcio oggi, ma giĂ  sono in corsa contrattualizzazioni per film, documentari, eventi pubblici, e singoli personaggi . mediaste, cosĂŹ come la Fininvest di fine degli anni â??70, sta facendo magazzino , incurante dei costi.Lâ??obbiettivo , oggi  come allora, è fin troppo evidente:  anticipare il mercato, rendendolo un deserto. Buttando fuori preventivamente, ogni possibile concorrente.

Una strategia che nel nuovo ambiente  multimediale comporta la confisca permanente dei diritti per poter reggere il confronto internazionale. Diciamo che Mediaset  sta acquisendo un passo simile a Microsoft, il monopolista planetario per eccellenza.Il gioviale Bill Gates infatti  proprio allâ??inizio della sua avventura nella rete , che  almeno nella fase  presentava  veri rischi dâ??impresa  di cui ad Arcore  non hanno mai sentito parlare,  insieme a Microsoft fondò un'altra piccola azienda ,Corbis, che oggi rappresenta la cassaforte dove concentra i diritti del 70 % del patrimonio fotografico sul â??900 da utilizzare in Internet. Una dotazione che gli consente un vantaggio competitivo nella sua guerra ai grandi motori di ricerca come Google e Yahooo.

Il giovane e altrettanto gioviale Piersilvio il delfino del monarca, pare condividere la stessa strategia: usare il tempo dellâ??attuale legislatura per accumulare un vantaggio  strategico nellâ??acquisizione dei contenuti da far circolare su ogni tipo di device digitale. La Tv rimane ancora  la corazzata per fare cassa, ma il futuro del potere  â??persuasivoâ? del gruppo pare affidato  ad altri modelli comunicativi.mentre rimane identico lâ??istinto predatorio e il privilegio delle aspettative. Dal decreto dei puffi dellâ??85 alla legge Gasparri in fin dei conti poco sembra mutato.Allâ??Unione lâ??onere di smentire il tutto.

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