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Articolo 21 - Editoriali
Ambey Ligabo, Popper e la nostra tv
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di Elio Veltri

da L'Unità

Nei giorni 24-29 Ottobre del 2004 Ambey Ligabo, keniota, inviato dell'ONU in Italia, ha condotto una ampia consultazione riguardante la libertà di informazione, la proprietà delle televisioni nazionali e l'uso delle stesse nel nostro paese. Ligabo ha incontrato i rappresentanti del governo, della commissione di vigilanza Rai, della Corte Costituzionale, del CSM, dell'Autorità per le comunicazioni, dell'Osservatorio di Pavia e di alcune associazioni. Tra gli altri, sono stati ascoltati Sylos Labini e chi scrive. Con questo articolo siamo in grado di portare a conoscenza, in anteprima, dei lettori dell'Unità, i punti più significativi del rapporto dell'inviato dell'ONU e le raccomandazioni al governo italiano.
â??La concentrazione dei media nelle mani del primo ministroâ?, è scritto nel rapporto, â??ha seriamente pregiudicato la libertà di opinione e di espressione in Italia e la decisione di cancellare programmi tv e licenziare alcuni professionisti è stata presa dal governo su diretta pressione del Presidente del consiglioâ?. A conferma delle affermazioni sono citati i casi Biagi, Santoro, Luttazzi e Sabina Guzzanti.
A conclusione del rapporto, Ligabo raccomanda â??con forzaâ? al governo italiano di
- riformare la legislazione al fine di â??assicurare pluralismo al settore televisivoâ?;
- garantire l'assegnazione delle frequenze in base a criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori;
- evitare che i media, in particolare del settore pubblico, siano lottizzati dalla politica;
- salvaguardare l'autonomia dei giornalisti e richiamare in servizio quelli licenziati;
Quanto alle televisioni private, l'inviato dell'ONU, chiede che sia risolto il problema del conflitto di interesse del presidente del consiglio.
Insomma, il signor Ligabo, keniota, in pochi giorni di permanenza in Italia, dopo avere incontrato Bonaiuti, Boniver, Gasparri e D'Alì, ha capito perfettamente la situazione italiana e ha tirato le somme, ponendoci in graduatoria accanto alla Tailandia e al Kazakistan.
Mentre diventa pubblico il rapporto dell'ONU, in Italia, riprendono le liti da cortile per il controllo della RAI. Sul Corriere e sulla Repubblica Pierluigi Battista e Francesco Merlo colgono l'occasione della sconfitta sonora di Berlusconi per affermare che essa dimostra quanto le televisioni non contino, anzi, fanno bene a chi non ce l'ha. Come dire: caro Prodi, se vincete le elezioni, lasciate in pace Berlusconi con le sue tre reti, perché oltre tutto, l'aumento vertiginoso dei ricavi di Mediaset( 500 milioni di Euro nel 2004, con un aumento del 35% sul 2003) e la previsione di 1,8 miliardi di Euro in più, dono della Gasparri, porteranno un po' di soldi di tasse nelle esangui casse dello stato. Se poi con quei soldi il Cavaliere organizza una macchina elettorale da guerra per le politiche, chi se ne frega! Dai consigli sulla spartizione della RAI si passa a quelli riguardanti i casi personali: Bertinotti non vuole che Vespa lasci perché lo invitava quando era in disgrazia e Caldarola sponsorizza Saccà il quale, in piena campagna elettorale, ha dichiarato il voto suo e della famiglia a Forza Italia. Il clima è questo. In qualsiasi trasmissione televisiva alcuni argomenti sono tabù. Parlare di legalità, della legge sul risparmio, del rispetto della legge del 57 sulle ineleggibilità e, sul versante dell'economia, di lavoro nero, di evasione fiscale, di economia criminale e di paradisi fiscali, di patrimoni delle mafie, suscita soltanto ilarità. La verità è che in Italia tutti si dichiarano liberali e amici degli Stati Uniti. Ma non c'è politica e regole della politica più odiate di quelle liberali.
Popper, prima di morire, nel saggio â??cattiva maestra la televisioneâ? ha scritto: â??La democrazia consiste nel mettere sotto controllo il potere politico. Ã? questa la sua caratteristica essenziale. Non ci dovrebbe essere alcun potere politico incontrollato in una democrazia. Ora è accaduto che questa televisione sia diventata un potere politico colossale, potenzialmente si potrebbe dire anche il più importante di tutti, come se fosse Dio che parla. Nessuna democrazia può sopravvivere se all'abuso di questo potere non si mette fineâ?.
Ma già immagino la risposta: â??Popper, chi?â?.

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