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Articolo 21 - Editoriali
Econews, Ecoradio e la polvere sotto il tappeto
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di Nello Trocchia

Non mi piace intervenire in merito a vicende che mi riguardano, lo faccio per la vicinanza all'attività di Articolo21 che mi ha chiesto di raccontare la mia esperienza dopo la presa di posizione del mio collega che ha avviato la discussione. Tutto inizia il 12 marzo, quando dal palco in difesa della costituzione viene citata Econews come emittente che seguiva in diretta l'evento. Impossibile, visto che Econews, dove lavoravo, è in cessazione di attività dal primo novembre dello scorso anno.
Non si può comprendere la storia dell'agenzia radiofonica Econews che vive, nel silenzio, una lenta agonia senza citare Ecoradio, emittente destinataria di finanziamenti pubblici, nata inizialmente sotto il cappello dei Verdi. Vengo assunto da Econews nel 2007 dopo un'esperienza a tempo determinato ad Ecoradio, ma continuo a lavorare attivamente presso la sede di Ecoradio. Le due realtà erano intrecciate da finalità operative, prima di un divorzio fisico consumatosi nel giugno 2008. In quel periodo avevo concluso la conduzione di un ciclo di trasmissioni su mafie, corruzioni e illegalità diffuse con menzioni e citazioni su giornali e tv. Abbiamo sollevato, ad esempio,  il tema della mancata candidatura di Beppe Lumia, la vicenda Mastella, il caso Chiaiano con le proteste della cittadinanza che ora diventa nuovamente di attualità, con le inchieste della magistratura; abbiamo anche diffuso in esclusiva le intercettazioni sulla munnezza story, documentato il fenomeno della corruzione e dato voce e spazio a libri e storie dimenticate, come quelle dei testimoni di giustizia. Alla fine del programma radiofonico, pensato e condotto con il collega Enrico Fierro, la proprietà di Ecoradio mi invitò a fare un passo indietro e a seguire l'editore di Econews in una nuova esperienza, abbandonando gli studi e il mio lavoro, oltre che la trasmissione che conducevo. Era il giugno 2008. Mi si prospettava un cambio di sede, visto che già ero contrattualizzato all'epoca con Econews, ma era evidente che saremmo ( io ed un altro collega) passati da una posizione di stabilità e certezza ad una condizione lavorativa tutta da definire. Chiedemmo supporto alla redazione e alla fiduciaria di Ecoradio per evitare quello scorporo, quella divisione, ma fummo lasciati soli al nostro destino. L'editore di Econews ci rassicurò sul nostro futuro. Ci trasferimmo a piazza San Giovanni in Laterano (sede di Econews), iniziammo, in due, a produrre gr radio, coprendo anche il lavoro della regia, senza studio e senza strumentazione adeguata. L'esperienza di Econews, da struttura indipendente, è durata neanche 3 anni. Nonostante le promesse iniziali (ventilato anche un aumento di stipendio visto il proficuo e prolungato lavoro svolto),  la crisi irreversibile di Econews è iniziata nel 2010, in febbraio, con l'avvio della solidarietà e poi nel novembre dello stesso con l'avvio della cassa integrazione. La cig in deroga è partita solo sulla carta: sono, insieme ai miei colleghi,  da 5 mesi senza sussidio.  Penso sia necessario, per dovere di coerenza, scandagliare anche le realtà che sentiamo 'vicine',  nonostante viviamo in tempi di conflitti di interesse e di berlusconismo imperante. Ma mentre Econews si avvia ad una definitiva chiusura, di recente l'Associazione Stampa Romana ha comunicato la condanna della società Ecomedia, che edita Ecoradio, e del suo Amministratore unico per comportamento antisindacale. Al centro della vicenda il licenziamento di due colleghe. In questo caso l'ombrello del sindacato ha acceso una luce e questo è l'unico spiraglio che fan bene sperare.
Inevitabilmente questa vicenda intricata, della quale ho fornito una ricostruzione sommaria, ha vissuto un ultimo sussulto con la citazione di Econews sul palco del 12 marzo. Spero che da quell'errore possa nascere una consapevolezza diffusa sulla necessità di capire che prima delle case altrui bisogna tenere pulita casa propria o quelle che riteniamo 'vicine'.

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