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Articolo 21 - Editoriali
Riff... appunti a margine
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di Bruna Iacopino

Qual'è il gran merito delle kermesse culturali oltre quello, ormai quasi eroico di riuscire a sopravvivere in una sorta di giungla dove vige la legge del più forte e chi ha poche risorse necessariamente soccombe? Indubbiamente quello di riuscire a tracciare con poche ma intense pennellate il ritratto di un'epoca, le sue trasformazioni, le contraddizioni lampanti e quelle più nascoste, per restituirle, filtrate da uno sguardo critico, ad un altro sguardo critico, quello dello spettatore. Affermazioni del genere valgono per la maggior parte delle manifestazioni culturali, abbiano esse un occhio puntato al presente come al passato, e, forse sono ancor più vere quando lo sguardo critico succitato è riuscito a preservarsi integro da condizionamenti di varia natura, primo fra tutti quello imposto dalle imperanti leggi del mercato. Il merito del Riff ( Roma independent film festival, giunto quest'anno alla sua decima edizione) sta esattamente qui: nella capacità di raccogliere e selezionare questi sguardi “altri” per poi proporli al pubblico in sala, in attesa di una risposta che quest'anno, come gli anni precedenti non si è fatta attendere.
Sold-out a quasi tutte le proiezioni serali, e a volte anche a quelle pomeridiane. Il pubblico? Composto soprattutto da giovani, studenti nella maggior parte dei casi e appassionati, ha affollato le sale raccolte e accoglienti del Nuovo Cinema Aquila, per una kermesse che, in generale ha molto poco a che spartire con i grandi eventi cinematografici, e forse proprio per questo riesce a stupire e coinvolgere per la freschezza e la novità delle proposte.
Molte opere prime, registi emergenti, cortometraggi e documentari si sono susseguiti in sala come tessere di un mosaico composito ognuno offrendo uno spunto, un momento di riflessione o semplicemente un flash quasi fotografico, da cogliere appunto in termini di frammento.
Così l'ho colto io, in forma di frammenti... strappati qua e là agli impegni quotidiani. Titoli tirati a caso come fuori da un cilindro oppure selezionati accuratamente tra tanti altri senza un criterio specifico ma puntando tutto sull'intuito.
Così, “per scelta” mi è toccato il bel documentario, tutto italiano, ma girato in Colombia di Daniele Pozzi e Myrice Tansini dal titolo ( tutto un programma) Resistenza comunitaria. Interessante racconto di un'esperienza di democrazia partecipativa e di solidarietà comunitaria in grado di resistere e far fronte non solo alla fatica quotidiana del vivere nel cuore della foresta amazzonica, ma anche al conflitto armato che vede contrapposti l'esercito colombiano e la guerriglia.
Analogo meccanismo di scelta premeditata (visto il titolo fortemente evocativo) è quella che mi ha spinto a sedermi in sala per “180°” dello svizzero Cihan Inan... partendo da un meccanismo ormai abbastanza classico quale riprendere frammenti di vita apparentemente staccati tra loro per poi intrecciarli tramite un sottile file rouge, 180° riflette sul senso dell'esistenza e sulla sua precarietà insistendo su personaggi, situazioni comuni, incontri che solo ala fine superano il muro della diffidenza. Pregevole la fotografia e il commento sonoro.
Fra i corti vorrei segnalare invece The trip, dell'israeliano Oded Graziani, in cui la scena comune e realistica di un bambino rimasto chiuso dentro una macchina si carica di una valenza metaforica enorme per il pathos che in pochi minuti il piccolo attore è in grado di generare.
Per concludere un ultimo accenno alla produzione italiana con l'ambiziosa opera documentaristica, frutto evidente di un lungo e accurato studio, di Stefano Grossi, dal titolo ambizioso già di per se, Diari del '900.
Una carrellata di voci diverse racconta il secolo appena trascorso dando corpo e anima al diario intimo, alla scrittura privata di personaggi più o meno noti,  protagonisti di quegli anni mentre a lato scorrono immagini di repertorio. Lavoro dalla valenza pedagogica adatto a persone di tutte le età e che fa proprio il concetto di grande storia come insieme di singole storie afferenti agli individui e al loro agire nel mondo.
Mentre scrivo queste scarne riflessioni mi tocca constatare che nessuno dei titoli su menzionati  è rientrato nel novero dei vincitori ( a riprova del fatto che l'intuito non ha sempre ragione)... rimane, tuttavia, il valore intrinseco di ognuno di essi e che sta solo allo spettatore ( giurie a parte) stabilire.
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