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Articolo 21 - Editoriali
Sabato 2 aprile. L'Italia ricomincia a Scampia. L’altra faccia allo specchio
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di Redazione

Nulla si crea e nulla si distrugge, la società è il prodotto delle persone e delle loro azioni; è in queste componenti che è racchiuso il reale. I cittadini, i loro rappresentanti, le azioni, le scelte che si compiono ogni giorno, anche quelle piccole ed apparentemente banali producono cultura e modelli sociali.
A 150 anni dall’unità, l’Italia si guarda allo specchio; avvezza a trascurare la propria ricchezza, supponente, usa ad una vanità arrogante e presuntuosa di poter deturpare tale primato di valori, sfigurarne la bellezza.
Non è questo uno sguardo onesto, franco, di chi non mente a se stesso e scorge nei, difetti, errori. Analizzare la realtà è sì quanto di più difficoltoso ma è necessario; farlo, è nel reale interesse e convenienza.
E’ l’articolo 21 della nostra Costituzione ad indicarci uno strumento fondamentale nella libertà di espressione e di informazione. In una società evoluta, é la comunicazione il prerequisito fondamentale per interpretare ed analizzare.
Per migliorare, progredire, avanzare, una collettività, deve guardare se stessa; trucchi e lifting di sorta usi a nascondere la realtà sono il peggior approccio, quello più svantaggioso, epperò si diffondono da modelli culturali provenienti da ogni direzione, dalla TV, dall’informazione ed a cascata, anche da chi ricopre ruoli di responsabilità e di governo.
Nel centocinquantesimo anniversario dell‘unità, occorre guardarsi allo specchio e non mentire a se stessi; è questo, oggi, il miglior regalo da offrirsi.
Realizziamo e siamo quindi consapevoli di quanto esiste e convive nella figura di antistato o stato parallelo; l’altra faccia allo specchio.
A Scampia, dietro vele di cemento è stato nascosto il fallimento della società; l’abominio dei diritti negati, il diritto al lavoro, alla salute, alla socialità, alla sicurezza; sono lo Stato negato, o meglio, uno spazio vuoto per uno Stato parallelo. L’antistato come a ricalco, modella sul territorio politiche del lavoro, di controllo, di gestione, di governo, di sviluppo, di stato sociale ed assistenziale; e nella realtà e prospettive, la società involve.
Questo alter ego che si chiama criminalità organizzata, Mafia, ‘Ndrangheta, in questo territorio Camorra, non trova resistenze da parte di uno stato che ha permesso che divenisse la piazza di spaccio più grande d’Europa, che ha consentito che questo territorio si trasformasse in terreno di coltura per la cultura dell’antistato.
E lo Stato arretra a Scampia quando viene bloccato il progetto di farvi sorgere una facoltà universitaria; quando non si concede una sede alle Associazioni che fanno una vera e propria nuova (R)esistenza; quando vengono ceduti simbolicamente gli ultimi avamposti della cultura e della socialità.
Lo Stato arretra quando vi è il fenomeno del voto di scambio, del voto controllato, quando la politica dirige le proprie vele verso la mala gestione degli interessi pubblici o peggio, naviga nel malaffare e nella collusione.
Il cammino di unificazione non è compiuto, l’Italia deve ripartire da Scampia perché essa è un simbolo, cioè un elemento che invita a guardarci dentro, ad osservare, a scandagliare l’immagine e la proiezione di noi stessi, dei nostri errori.
Come in una nuova azione di unificazione, una nuova resistenza, una nuova liberazione, bisogna espellere dalla comunità le forme che ne trattengono lo sviluppo. In tal caso, liberare Napoli anche con una forma moderna di ostracismo, quale era l’antica pratica di esclusione dalla comunità di chi fosse ritenuto dannoso, indesiderato, per votazione a maggioranza dei cittadini di una città a matrice culturale e lingua greca per cinque secoli ed oltre dalla sua fondazione. Che si arrivi cioè a che siano i cittadini stessi ad interpretare il senso di comunità. Come iscrivere simbolicamente i nomi degli attuali “indesiderati” al fine di esorcizzare ed espellere il negativo, come una damnatio memoriae; ripercorrere il nostro passato per recuperare il futuro.
Ma non solo simbolismi che riportino ad una resistenza, reazione e liberazione; occorre strategia e quindi pianificazione e cultura. Lo Stato si deve incuneare ed introdurre con elementi culturali, come nell’opera di sabotaggio di guastatori militari, a sovvertire e rovesciare l’antistato; che si parli quindi di cultura della legalità e cittadinanza attiva fino alle pratiche della quotidianità, e tutto ciò accompagnato da politiche che affrontino i problemi per ottenere un reale sviluppo socio-economico, siano queste la chiave di svolta.
L’Italia tutta, le sue forme e componenti, devono riprendere un cammino, avanzare a Scampia, ricominciare dalle giovani generazioni, testimoni esse del presente, interpreti del futuro.
Un’Italia che, come la donna nell’immagine di “Quarto Stato”, indichi ed inviti al cammino, un’Italia che conduca una nuova vita e la proietti verso il futuro.
Auguri Italia.

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