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Articolo 21 - Editoriali
Econews: la mia sensazione è stata quella di essere stato ferito per l'ennesima volta dal fuoco amico
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di Alessandro Danese

Intervengo dopo una lunga riflessione nella polemica che si è venuta a creare in seguito alla lettera, il cui contenuto condivido, che il mio collega Simone Luciani ha mandato e ne sono certo non solo a Panorama, Libero, Il Giornale, ma anche a La Repubblica, a L'Unità, all'Espresso, a La Stampa, al Corriere della Sera e al portavoce di Articolo 21, l'onorevole Beppe Giulietti. L'intento è quello di fare ulteriore chiarezza in una storia che i miei colleghi hanno già raccontato con dovizia di particolari e perché no, arricchirla del mio punto di vista e delle mie emozioni.

L'ormai  "famoso errore" commesso involontariamente da Santo Della Volpe, che dal palco di Piazza del Popolo aveva salutato e ringraziato Econews, ha indubbiamente riaperto in tutta la redazione una ferita affatto rimarginata. Una ferita che provoca dolore, dispiacere per un lavoro che non c'è più, si, per un posto fisso che non c'è più e soprattutto per l'impossibilità di lavorare in una redazione che nonostante tutte le difficoltà, in tre anni,  si è fatta largo con ottimi risultati nel mondo dell'informazione nazionale. Credo sia legittimo domandarsi cosa fosse successo e perché Articolo 21, paladino di molte battaglie per i diritti dei cittadini, non si fosse interessato con forza alla nostra situazione lavorativa pur collaborando all'Osservatorio dei TG con Baldazzi nelle sedi di Econews e Agcoop e continuando a prendere i prodotti radiofonici di una redazione che in teoria non doveva più esistere.

Sappiamo perfettamente che Articolo 21 non è un sindacato ma per molti di noi un punto di riferimento importante, magari quell'esempio da seguire in un mondo di cattivi maestri nel giornalismo e soprattutto nella vita della cittadinanza.

Insomma la mia sensazione è stata quella di essere stato ferito per l'ennesima volta dal fuoco amico. Nessuna rabbia e volontà di cercare un capro espiatorio, ma ripeto,  solo dispiacere per una situazione che mi sembra tuttora paradossale.

Per quanto riguarda Alberto, e mi prendo la responsabilità di interpretare il pensiero dei miei colleghi che sicuramente mi scuseranno, penso sia stato un editore che tutti noi ringrazieremo negli anni: per il praticantato e per un' esperienza che comunque resterà indimenticabile in tutte le sue sfaccettature, in tutti i suoi momenti. Nei suoi confronti non c'è rabbia che se mai ci ha assalito è stata la prima reazione per una situazione che lui come editore poteva forse gestire in maniera diversa. Non voglio entrare nei dettagli di cui comunque il sindacato ne ha piena misura. 

Un'esperienza, tra l'altro,  per me arricchita dalla carica di fiduciario di redazione in un momento, ormai è noto, non proprio facile. Nello ed io, grazie al sostegno dei colleghi e naturalmente all'intervento dell'Associazione della Stampa Romana, abbiamo portato avanti una vertenza sindacale complessa, per la natura ambigua di una redazione figlia di due aziende, garantendo a tutti lo stesso trattamento e la miglior uscita possibile da questa situazione. Il dialogo con Alberto ha avuto anche scontri decisi ma sempre leali. Ci siamo dimessi solo in seguito a delle irregolarità riscontrate durante la cassa integrazione già presentate al sindacato, pur continuando a lavorare, ripeto, per concludere nel modo migliore e per tutti i nostri colleghi una vertenza sindacale iniziata insieme.

Ora il dispiacere più grande è che la lettera di Simone abbia scatenato una guerra tra poveri e mi spiego, un risentimento da parte di colleghi che con mio stupore individuano ora nella sua denuncia  la causa di una situazione di cui non è affatto responsabile. Articolo 21 ci ha insegnato a dare spazio a tutti, sempre. Dal canto mio penso che non sia accettabile consentire comportamenti ambigui ad "amici" che mai avremmo sopportato da altri.

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