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Articolo 21 - Editoriali
Mediaset e lâ??inganno della vendita al mercato
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di Giuliano Santelli

Berlusconi è un gran furbo! Alle prese con una sconfitta elettorale più grande delle sue aspettative e più dirompente in periferia e al centro di quanto ancora possa rendersi conto, ha scelto di rifugiarsi negli affari, che sempre gli hanno dato conforto e soddisfazioni, grazie anche a legislazioni carenti o del tutto assenti e a complicità o insipienze politiche.

La vendita del pacchetto del 17% circa di Mediaset ad investitori bancari amici è un caso di ingegneria finanziaria davvero interessante e senza precedenti in Italia.

Intanto, a comprare, al prezzo massimo di qualche giorno fa, sono i partner finanziari di Berlusconi, quegli operatori che lo assistono da tempo, e che certamente riverseranno le quote spalmate in mani amiche, che formeranno presumibilmente insieme al 34% ancora di proprietà di Berlusconi un â??pacchetto di controlloâ? che di fatto blinderà il network del â??Biscioneâ?.

Già oggi, comunque, il Cavaliere continuerà a mantenere il controllo proprietario e manageriale della società. Eâ?? anche per questo che il flottante in Borsa, ovvero i risparmiatori veri, hanno preferito vendere, sentendosi presi in giro.

Va detto, poi, che la vera cassaforte degli introiti televisivi del magnate di Arcore resta lâ??azienda di raccolta pubblicitaria Publitalia 80, che resta strettamente nelle sue mani.

Ma a cosa serviranno i 2 miliardi di Euro cash che nel frattempo ( insieme anche alle plusvalenze introitate con lâ??ingresso nella Borsa spagnola di Telecinco) andranno ad arricchire il già gonfio portafoglio dellâ??uomo più ricco dâ??Europa e il quinto al mondo?

Berlusconi una parte se li terrà ( qualche analista parla di 500 milioni di Euro o qualcosa di più), per impiegarli nella prossima campagna elettorale politica, per tentare di rovesciare lâ??esito e di tenere a bada i suoi stessi alleati, specie i più riottosi ( leggi lâ??UDC di Follini e parte di AN di Fini, non ancora â??berlusconizzataâ?). Operazione che già mise a punto alle Europee del 1999, per arginare il peso politico di Fini (indicato allora come il suo successore, visto lâ??appannamento della sua stella e il suo stato di salute allora precaria), oltre che quello di Casini.

Poi ci fu il suicidio politico del centrosinistra che ridiede spazio e autorevolezza al Pinocchio di Arcore, e così nel 2001 avvenne la grande rimonta del centrodestra, che si è concretizzata con la disastrosa avventura di governo che ancora oggi ci tiranneggia.

Con gli altri miliardi di Euro ha la possibilità di influire, attraverso settori finanziari amici con i quali trattiene intrecci societari, sui destini di due grandi aziende che oggi sono alla ricerca di una stabilità finanziaria e di assetto sociale.

Da una parte il gruppo editoriale RCS, il colosso della stampa quotidiana e periodica che è retta da un precario equilibrio da un patto di sindacato sempre alla ricerca di nuove alleanze e che vede da settimane passare di mano pacchetti azionari piuttosto consistenti ( anche lâ??1% può determinare un cambio degli assetti).

Câ??è molta preoccupazioni nei â??salotti buoniâ? dellâ??imprenditoria italiana, accerchiata dai â??parvenuâ? della finanza barricadiera ( soprattutto imprenditori immobiliari romani e siciliani di origine, ma anche assicuratori, da sempre â??cortigianiâ? nelle pantagrueliche cucine di Arcore): se cade lâ??attuale assetto societario del Corriere, si spegnerà una voce indipendente ed autonoma, fondamentale proprio in una campagna elettorale che si preannuncia lunga e sulla punta dei coltelli.

Ma più concretamente lâ??interesse del Cavaliere e dei suoi collaboratori più attenti e lungimiranti si sta incentrando sul futuro di Telecom, oggi in mano a Marco Tronchetti Provera, leader di spicco della Confindustria, messo lì apposta da Berlusconi subito dopo lâ??ascesa a Palazzo Chigi.

Telecom ha accorciato la catena di comando e controllo societario nelle ultime settimane, riportando al proprio interno società ( tra cui la â??gallina dalle uova dâ??oroâ? TIM ), nel tentativo di ridurre lâ??enorme indebitamento e di attrezzarsi alle sfide future del mercato della multimedialità e dellâ??interconnessione tra telefonia, tv e servizi interattivi via cavo, fibre ottiche, satellite e digitale terrestre.

Sta qui il vero e potente business del futuro per chi soprattutto proviene dal settore della comunicazione ( tv, radio, cinema, pubblicità), come appunto Mediaset e, ancor più la holding di famiglia Fininvest.

Con non ricordare le parole profetiche del presidente dl Mediaset, Fedele Confalonieri, che subito dopo il varo della Gasparri accennò a Telecom, vantandone il favoloso cash-flow? A un anno di distanza dalle parole si è passati ai fatti!

La Telecom è tuttora sullâ??orlo di un baratro, anche se gode degli appoggi del mondo bancario, finanziario e imprenditorial-politico. Un suo â??bottoâ? sul mercato farebbe impallidire il crack finanziario della Parmalat e della stessa Enron americana. Ma Telecom, piaccia o no, vive ancora dei privilegi dellâ??ex-monopolio di stato telefonico, perché in questo settore la liberalizzazione dei servizi e delle tariffe è ancora molto lenta, specie sulla telefonia fissa e sui servizi che con lâ??innovazione tecnologica la stessa Telecom si appresterà a fornire a decine di milioni di utenti.

Finora, Tronchetti Provera (un tempo arruolato dai media tra gli imprenditori outsider della Confindustria, come fosse una coscienza critica, di â??sinistraâ?) si è dimostrato molto cauto nei confronti della linea politica economica del governo Berlusconi: in pratica, rispetto al suo passato e alle sue amicizie confindustriali, oggi ai vertici di Viale dellâ??Astronomia, si è allineato e coperto.

Sempre alla ricerca di danaro fresco e ingabbiato dagli alleati berlusconiani allâ??interno dellâ??assetto societario di controllo di Telecom, Tronchetti Provera potrebbe allentare anche la sua catena di comando. Basterebbe far affluire capitali freschi nei pacchetti azionari dei soci più sicuri per poter poi condizionare le scelte del gruppo, senza incappare nelle maglie, molto larghe, indagatrici dellâ??Antitrust e della Consob. Grazie anche alle latitanze della legge Gasparri-Berlusconi, che non mette paletti allâ??intreccio tra le società di Berlusconi e Telecom, mentre vieta alla stessa Telecom di allargarsi nel settore televisivo-editoriale.

Ma, come sempre, fatta la legge, trovato lâ??inganno: e così sono i capitali di Berlusconi a comprarsi quote di controllo di Telecom e ad entrare nei nuovi e redditizi mercati dei servizi multimediali, al di là  e oltre il digitale terrestre, e non Tronchetti Provera (ormai esangue finanziariamente parlando) a tentare la scalata verso nuovi orizzonti editoriali.

In questo â??subdoloâ?, ma formalmente ineccepibile, controllo finanziario e politico, Berlusconi potrà mettere mano sulla telefonia di ultima generazione, quella che permette di seguire informazioni video in tempo reale, inviare e ricevere dati via internet satellitare e godersi partite, film e quantâ??altro un provider tv voglia offrire. Non solo, ma anche per chi sta in casa (dai pensionati, alle casalinghe, ai professionisti negli studi, ai lavoratori autonomi e agli studenti) attraverso le fibre ottiche o lo stesso â??doppino telefonicoâ? si potrà estendere la capacità di ricezione dei servizi sul proprio computer.

Eâ?? questo il mondo della multimedialità di largo consumo, nel quale chi ha soldi veri può oggi conquistare posizioni dominanti e di rendita, vista la saturazione del mercato televisivo classico e le normative europee antitrust che prima o poi anche in Italia ridimensioneranno lo strapotere berlusconiano.

Forse, a questo punto, potrebbe essere stato il ragionamento di Berlusconi e sodali, si può anche mettere sul piatto delle convenienze lâ??eventuale sconfitta in unâ??elezione politica, se nel frattempo però si è conquistata una  poltronissima del nuovo mercato della comunicazione e che domani potrebbe far girare di nuovo la â??ruota della fortunaâ?!
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