di Norma Rangeri*
Nelle campagne elettorali Silvio Berlusconi non teme rivali. E una campagna elettorale che inizia con i muri di Milano tappezzati di manifesti con «via le Br dalle procure», ne è la conferma. Il forsennato attacco alla magistratura con cui il presidente del consiglio ha inaugurato la corsa alle urne ha provocato ieri una durissima replica del capo dello stato. Dopo le forti tensioni dei giorni scorsi, l’intervento era atteso ed è giunto affidato a una lettera, di massimo allarme, indirizzata al vicepresidente del Csm. Per il presidente Napolitano «siamo al limite dell’esasperazione » e «nello scontro politico c’è il pericolo di degenerazioni». Il capo dello stato si riferisce ai manifesti contro i giudici milanesi, opera materiale di un candidato consigliere comunale del Pdl, ma logica conseguenza del comizio berlusconiano, a Milano, contro «le toghe eversive», contro «i pm associazione a delinquere». Se il capo denuncia i magistrati come eversori dell’ordine democratico è normale che i suoi uomini possano paragonarli ai terroristi. E una volta varcata questa soglia tutto può succedere. Specialmente in Italia dove dimagistrati ammazzati dai terroristi è lunga la lista. E per ricordarlo Napolitano annuncia che il 9maggio, giorno della memoria delle vittime del terrorismo, sarà dedicata ai magistrati uccisi. Il Quirinale prova a mettere un freno. Che ci riesca non è affatto scontato. Nonostante la lettera del Presidente, l’autore dei manifesti anziché fare un passo indietro ha confermato la candidatura. Per il finale di legislatura Berlusconi ha programmato l’azzeramento di ogni garanzia costituzionale: la riforma della giustizia ne è premessa e conclusione. Stiamo per assistere al voto definitivo del senato sulla prescrizione breve mentre ci prepariamo allo spettacolo parlamentare di una nuova legge per bloccare il processo Ruby. Resta ancora la spina nel fianco di una scuola pubblica che resiste e che per questo è entrata nel mirino del governo, mentre si è ormai placata la battaglia contro le aule parlamentari vittoriosamente piegate al suo potere. Il forte calo di Berlusconi negli ultimi sondaggi (nove punti da gennaio) accentua la necessità di cancellare dall’orizzonte gli insidiosi e popolari referendum di giugno (acqua, nucleare, legittimo impedimento) e, invece, di trasformare in referendum sulla sua persona la competizione di maggio. Che deve vincere, ad ogni costo, per frenare la crisi che lo tallona. Il livello dello scontro istituzionale non si placherà, e chiamare gli osservatori dell’Osce, come oggi proporrà l’associazione Art.21 insieme ad altre, è un’idea tutt’altro che stravagante.
*da il Manifesto 19 aprile 2011